La Corte d'Assise d'Appello ha ricostruito un quadro di vessazioni escludendo che l'omicidio sia avvenuto per il debito di droga di 5 euro. Quando sferrò le coltellate Nicolas Sia era in grado di intendere e di volere
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Non per cinque euro di debito Nicolas Sia, 22 anni, ha impugnato il coltello assestando dodici fendenti contro Marco Gentile. La Corte d’Assise d’Appello non conferma l’aggravante dei futili motivi, com’è stata motivata nella sentenza di primo grado, contribuendo così a riscrivere completamente il quadro entro il quale è maturato l’omicidio di Marco Gentile.
I giudici di primo grado non avevano, infatti, ritenuto gli episodi di bullismo sufficientemente provati, rimasti sullo sfondo di una ricostruzione completamente ribaltata dalla Corte d’Appello. Inizialmente l’aggravante dei futili motivi era stata riconosciuta e collegata all'enorme sproporzione dei fatti rispetto agli eventi che lo avevano provocato, scaturiti da un debito di cinque euro per la cessione e l’acquisto di uno spinello ma la Corte d’Appello non giunge alla stessa conclusione. «Risulta provato - si legge nelle motivazioni di sentenza di secondo grado - che Nicolas Sia fosse sottoposto a vessazioni e forme di bullismo da parte dei ragazzi del gruppo che frequentava. Tali forme di vessazioni non si erano ridotte alla semplice derisione ma si sostanziavano in veri e propri atti di umiliazione e prevaricazione: era soprannominato Scary (alludendo al fatto che fosse "spaventoso in senso grottesco") e continuamente chiamato "scemo e stupido"; veniva comandato a bacchetta per compiere atti servili; gli sono stati rubati cellulari, sottratti degli indumenti nuovi e lo scooter; veniva picchiato e taglieggiato essendo costretto a cedere somme di denaro; spesso gli atti vessatori (quali essere costretto a mangiare formiche vive o recuperare la bicicletta dai rami di un albero) venivano videoregistrati con un cellulare e fatti oggetto di messaggi di derisione su Facebook e di minacce da parte di Gentile».
Le testimonianze
È stato Giuseppe Zurlo, amico di Sia, a raccontare nel corso delle indagini difensive che «Marco era offensivo verbalmente nei confronti di Nicolas Sia e lo apostrofava spesso con ingiurie. Inoltre lo prendeva in giro per il suo carattere e per il suo modo di comportarsi». La stessa compagna del padre di Nicolas avrebbe poi riferito di aver monitorato le conversazioni via facebook tra Nicolas e Marco Gentile: «Il giovane minacciava Nicolas di presentarsi sotto casa nostra per ucciderlo. Minacciava di bruciare le autovetture mie e di mio marito. Sempre verificando il contenuto delle chat facebook ho notato che spesso Gentile intimava al ragazzo di raggiungerlo in tempi brevissimi minacciando di fargli del male. Con lo stesso tono perentorio e con le stesse minacce gli intimava di consegnargli dei giochi, indumenti, soldi e altri oggetti di sua proprietà». Anche la sorella di Sia, Morena, si era resa conto dello stato di agitazione del fratello riferendo che nei mesi precedenti l’omicidio Nicolas preferiva uscire di casa accompagnato dalla madre e per cercare di aiutare il fratello si era rivolto alla stazione dei carabinieri di Santa Maria, i quali gli avevano consigliato di sporgere denuncia. Nicolas fu interrogato dal comandante della stazione dei carabinieri di Santa Maria, Vincenzo Pulice, ma rimanendo in silenzio. Successivamente la sorella ha nuovamente riferito ai carabinieri della sottrazione del cellulare del fratello senza voler, tuttavia, sporgere denuncia per timore di ritorsioni su Nicolas che «veniva vessato e dileggiato da Marco Gentile e dalla sua comitiva».
Vizio di mente
Il giudice di secondo grado non si è discostato dagli esiti della perizia collegiale rigettando il motivo di appello fondato sul prospettato vizio parziale di mente dell'imputato. «ll comportamento dell'imputato durante e dopo la commissione del fatto è apparso perfettamente organizzato evidenziando l'integrità di tutte le aree funzionali dell'io. Sia ha evidenziato capacità di pianificazione acquistando un coltello e mostrandolo agli amici della vittima già una settimana prima del fatto affermando di averlo acquistato appositamente per uccidere Marco. Il pomeriggio del 24 ottobre del 2015 ha poi deciso di uscire e di recarsi nel luogo e all'ora del ritrovo della comitiva di Gentile. Secondo le testimonianze dei giovani presenti, Sia è sopraggiunto improvvisamente dirigendosi verso la vittima e colpendola molte volte con furia. Dopo l'aggressione si è poi dato alla fuga provvedendo ad occultare l'arma del delitto in casa della madre, a cambiarsi e ripulire l'appartamento dalle tracce di sangue per poi rimettersi di nuovo alla guida dello scooter diretto a casa del padre dove, non potendo accedere, si è nascosto in giardino cercando di sfuggire alla cattura. Oltre a denotare una chiara intenzionalità e una complessa pianificazione ed esecuzioni - si legge nella sentenza - tutte queste azioni evidenziano la perfetta consapevolezza del valore antigiuridico del proprio atto e il tentativo di sottrarsi alle sue conseguenze. In tal senso è da leggersi che Sia abbia agito a volto parzialmente coperto nonché la circostanza che si sia dato alla fuga, abbia occultato l'arma e si sia nascosto».
Motivo passionale
«Fin dal momento dell'arresto Sia ha motivato il proprio gesto con il rancore nei confronti della vittima, descritta come una sorta di leader della cerchia di amici. Nicolas e i suoi familiari hanno delineato un quadro di condotte vessatorie, umilianti o francamente bullizzanti nei confronti del giovane messe in atto dalla comitiva di coetanei che lui frequentava e che gli avrebbero causato un disagio e una sofferenza tali da spingerlo ad isolarsi sempre di più. In tale contesto è maturato un crescente rancore culminato nell'omicidio, circostanza che pare configurare quegli stati emotivi e passionali escludenti il vizio mentale. Verosimilmente il reato è scaturito da un fortissimo risentimento nei confronti di chi riteneva il capo dei bulli da cui si sentiva continuamente vessato». Nicolas Sia, insomma, per il giudice di secondo grado era in grado di intendere e di volere al momento dell'omicidio.
Premeditazione
Rigettato poi il motivo d'appello volto ad escludere la premeditazione del delitto. «Non costituiscono elementi fondanti le dichiarazioni rese da Nicolas Sia in cui riferiva di aver agito d'istinto e di aver acquistato il coltello a scopo difensivo date le aggressioni a cui era costantemente sottoposto. Resta l'insuperabile circostanza - annota il giudice - che una settimana prima del delitto Nicolas ha manifestato l'intenzione di uccidere Gentile con quell'arma - a prescindere dalle ragioni per il quale se l'era procurato - ed ha mantenuto detto proposito con determinazione tanto da andare a cercarlo di nuovo, il sabato successivo, nel luogo dove Gentile si intratteneva con i coetanei e colpirlo con dodici coltellate nonostante l'intervento di due ragazzi che cercavano di bloccarlo senza riuscirci».
Parti civili
In giudizio si erano costituite come parti civili i genitori della vittima, Carlo Gentile e Anna Curto, la nonna e la zia rispettivamente Elvira Gentile e Loredana Curto assistiti dal collegio difensivo composto da Antonio Lomonaco, Arturo Bova, Antonio Ludovico e Alessio Spadafora. Per il delitto di Marco Gentile, Nicolas Sia è stato condannato a 16 anni di reclusione.
Luana Costa
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