Tra le sei persone arrestate il pentito che ha ucciso Bellocco, Marco Ferdico e il calabrese Pietro Andrea Simoncini, considerato dai pm di Milano vicino ai clan del Vibonese
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Ora sono due gli omicidi di cui è ritenuto responsabile l’ex capo ultrà della Curva Nord Andrea Beretta: quello di Antonio Bellocco, ucciso con 20 coltellate perché voleva sottrargli il controllo degli affari criminali del tifo interista, e quello di Vittorio Boiocchi, di cui Beretta era il vice. Un vice che, a un certo punto, si sarebbe stufato di aspettare il proprio turno e sarebbe passato alle vie di fatto: Beretta ha ammesso di essere il «mandante» dell'omicidio e di averlo commissionato per «50mila euro», ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Milano Alessandra Dolci nel corso della conferenza stampa in corso in Procura a Milano.
Per l’accusa quello di Boiocchi è un omicidio con modalità mafiose inserito nel contesto di una “guerra” sulla gestione degli affari economici legati al mondo delle curve di San Siro. Così la gip di Milano Daniela Cardamone descrive l'uccisione dello storico capo ultrà interista, freddato da colpi di pistola nel 2022, per il quale oggi, nell'inchiesta della Squadra mobile coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, è stata eseguita un'ordinanza a carico di sei persone.
Si tratta, come si legge nel provvedimento, dell'ormai ex capo della Nord Andrea Beretta, ora collaboratore, di Marco Ferdico, che era anche lui nel direttivo della Nord, del padre Gianfranco Ferdico e dell'ultrà Cristian Ferrario. E poi ancora di Pietro Andrea Simoncini, 42enne nato a Vibo Valentia, suocero di Marco Ferdico, che viene considerato dagli inquirenti un uomo legato alla 'ndrangheta di Soriano Calabro, e di Daniel D'Alessandro, questi ultimi due esecutori materiali dell'omicidio, secondo le accuse.
Riguardo a Simoncini, Beretta in un interrogatorio ha spiegato di averlo visto soltanto una volta insieme a Marco e Gianfranco Ferdico nel corsello dei box sotto la loro abitazione a Carugate, «ed avevano parlato della pianificazione dell’omicidio».
Gli investigatori avrebbero monitorato le utenze telefoniche del calabrese per evidenziare «il suo spostamento dalla Calabria in Lombardia nel luglio 2022, ovvero quando avrebbe preso corpo il progetto omicidiario nei confronti di Boiocchi, nonché la presenza sul territorio lombardo nel periodo in cui si colloca l’omicidio e il successivo ritorno in Calabria dopo l’omicidio».
L'agguato del 29 ottobre 2022 fuori casa a Milano, sarebbe stato, secondo il gip, «pianificato e organizzato, mediante la predisposizione di uomini e mezzi idonei alla efficace riuscita del progetto». Il crimine è stato eseguito «con una modalità violenta e professionalmente organizzata, premeditata e commessa con modalità mafiose, da più persone riunite, nell'ambito di una disputa attinente alla gestione di affari economici legati al mondo dello stadio, da parte di soggetti che hanno dimostrato di poter fare uso di armi, anche da sparo, per affermare il proprio predominio e di poter giungere anche a commettere omicidi per raggiungere tali scopi».