Il dato emerge dall’edizione 2019 del Programma nazionale esiti, il rapporto che la stessa agenzia elabora annualmente per conto del ministero della Salute
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Livelli di eccellenza riconosciuti al Sant’Anna Hospital. L’agenzia governativa Agenas - fa sapere la struttura sanitaria calabrese - attesta ancora una volta i livelli di eccellenza raggiunti. È quanto emerge dall’edizione 2019 del Programma nazionale esiti (Pne), il rapporto che la stessa agenzia elabora annualmente per conto del ministero della Salute, pubblicato qualche giorno fa. Il Pne è lo strumento di misurazione, analisi, valutazione e monitoraggio delle performance clinico-assistenziali delle strutture sanitarie e offre quindi una fotografia oggettiva della sanità in Italia.
Il dato
«Per quanto riguarda il S. Anna – si spiega in una nota –, basta una semplice occhiata a quella che il rapporto chiama “Treemap” e il dato positivo emerge con nettezza. Il livello di aderenza agli standard di qualità è infatti risultato molto alto nell’area clinica complessivamente intesa. Lo stesso risultato ottimale, con indici di mortalità al di sotto della media nazionale, è emerso per tre dei quattro indicatori valutati singolarmente da Agenas mentre, per il quarto, l’aderenza agli standard di qualità è nella media»
La «certificazione istituzionale»
«Siamo molto soddisfatti – commenta Daniele Maselli, direttore del Dpt di Chirurgia cardiovascolare – non solo per il dato in sé ma soprattutto perché i risultati di Agenas sono ancora una volta sovrapponibili a quelli che avevamo ottenuto analizzando autonomamente la nostra attività, attraverso il Report che anche noi pubblichiamo annualmente. Possiamo affermare quindi che i nostri dati ricevono oggi una sorta di certificazione istituzionale. Sappiamo che il Pne non vuole essere una classifica e che non ci sono scudetti da vincere. Tuttavia – continua Maselli – mi piace sottolineare che interventi maggiori come il By-pass isolato ci vedono al secondo posto in Italia per volumi di prestazioni erogate e con un indice di mortalità di appena 1,05%. Così come è opportuno precisare che i nostri risultati sulla chirurgia valvolare sono sì nella media ma questo dipende soprattutto dall’elevato volume di interventi effettuati in regime di emergenza urgenza, un fattore che spesso contribuisce ad alzare di parecchio il nostro rischio morte a trenta giorni».
L’emigrazione sanitaria
Per il direttore generale del S. Anna, Giuseppe Failla, «il Pne contiene sicuramente dati che soddisfano l’ospedale ma anche altri che preoccupano e fanno riflettere, a cominciare da quelli sull’emigrazione sanitaria. Solo il 20% degli interventi di By-pass è stato eseguito in altre regioni – osserva – mentre per quanto riguarda la chirurgia valvolare la percentuale raddoppia. Parliamo di circa 400 calabresi che, potendo programmare l’intervento, non essendo stati ricoverati in emergenza o urgenza, hanno scelto di andare altrove. Questo, nonostante le garanzie di sicurezza e di esito che avrebbero potuto trovare in Calabria, grazie a una rete cardiochirurgica articolata in tre presidi ospedalieri e che funziona a pieno regime. È chiaro quindi che c’è un difetto di fiducia, peraltro confermato anche dal recente rapporto elaborato sui servizi sanitari dall’Istituto Demoskopika. Di conseguenza è altrettanto chiaro che la Calabria deve uscire prima possibile dal clima di scontro permanente, di polemica aspra, che attraversa senza costrutto il governo della sanità. È il caso che si interrompa una volta per tutte il drenaggio di risorse pubbliche verso realtà extra regionali, che rispettiamo ma alle quali, francamente, sentiamo di non avere nulla da invidiare».
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