La dirigente democrat stigmatizza quanto accaduto in Consiglio regionale con l’ennesimo rinvio della modifica della legge elettorale che dovrebbe garantire pari opportunità per l’accesso all’Assemblea
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Alessia Bausone*
Mai avrei pensato che la politica calabrese degli eletti-maschi potesse dare così platealmente una pessima dimostrazione di sè davanti ad un tema di semplice civiltà, come quella della promozione positiva della rappresentanza di genere.
Di fronte all’allarme destato dallo sbrinamento di una proposta a firma Sculco rimasta surgelata per anni, alcuni consiglieri regionali hanno in maniera scientificamente bipartisan presentato il giorno dell’8 marzo due rispettive proposte di legge che già nella relazione illustrativa allegata palesano l’obiettivo di violare la legge nazionale 20/2016, arrivando a scomodare per la firma Giovanni Arruzzolo, che per l’evanescenza del suo operato in Consiglio quasi non lo conoscono nemmeno i colleghi.
Insomma, un chiaro tentativo di ostruzionismo da parte della fallocrazia regnante, tant’è che queste due proposte marcatamente irricevibili sono state più volte decantate nel surreale dibattito che si è svolto nell’aula del Consiglio.
Tra insulti, manfrine, sciocchezze, necessità di “porre etichette”, richiami a “ideologie di destra e di sinistra” e accuse di “prove muscolari” è andato in scena lo show dei celoduristi calabresi in preda ad una evidente crisi non solo politica, ma di ruolo politico.
Come agire nei confronti delle donne che ci guardano in Consiglio, in televisione, sui social, in tutta Italia? Come teniamo a bada queste “ultras più o meno brave”, per usare le parole di un consigliere. Che scusa ci inventiamo per metter fine a questa agonia? Queste penso siano state le ridondanti domande che alcuni rappresentanti eletti del popolo calabrese (ahiloro, anche femminile) si saranno posti e riposti durante quella seduta fiume in cui volendo prendere per sfinimento le donne con i loro oceanici interventi, alla fine si sono sfiniti loro.
Certo, va dato atto al presidente Mario Oliverio di averci messo la faccia e aver con il cuore chiesto a tutto il Consiglio di votare, ma le schegge impazzite e misogine della maggioranza hanno tristemente prevalso.
Si presume che la replica dello show si terrà nella seduta del 25 marzo con il fantasma della proposta di legge ad iniziativa del Consiglio Comunale di Catanzaro che deve da Statuto planare direttamente in aula e che farà dormire ben pochi consiglieri che forse capiranno che ad avercelo più duro, forse, sono proprio le donne.
*dirigente Pd