La Calabria e Diamante si tingono di rosso nel mese di settembre, rosso peperoncino ovviamente. Il Festival del Peperoncino arriva alla sua 31’edizione, un 5 giorni di festa, dibattiti, cultura, show cooking, cucina calabrese e musica. 500 peperoncini provenienti da tutto il mondo, dal diavolicchio di Diamante fino al temuto Carolina Reaper, ma il festival è servito anche per valorizzare un prodotto meraviglioso della costa, il Cedro che grazie al Gal lo ha visto protagonista con stand degustativi e negli show cooking

Il mio tour al Festival del Peperoncino inizia proprio dagli show cooking e dai “sorsi piccanti”, coordinati dallo chef Enzo Grisolia e Guglielmo Gigliotti. Show cooking che hanno messo in mostra come il cibo calabrese si sposa perfettamente con piatti esteri, come ci dimostra la chef brasiliana Luz Dary Suarez con le sue empanadas ripieni di Nduja e servite con una salsa al pomodoro, peperoncino e limone, davvero eccezionali. 

Il secondo show cooking è stato uno spettacolo puro, per la vista e il palato. Diventa sempre più difficile trovare cuochi, chef, mostri sacri della gastronomia che riescono ad emozionare i commensali, usando pochi e semplici ingredienti, creando piatti dai sapori unici. Questo è successo grazie a Chef Claudio Villella, calabrese Doc e lo si sente nel suo piatto, un risotto carnaroli di Sibari con anice nero, cedro, peperoncino e trota cotta a bassa temperatura e affumicata. Incredibile sentire il sapore di ogni singolo ingrediente ad ogni boccone, sono rimasto entusiasta. 

Altro show cooking da leccarsi i baffi è stato quello del maestro Mastroianni con il panettone al peperoncino, a tema con il Festival che anticipa il Natale. Un panettone “umami” che unisce il dolce ed il piccante, un prodotto da provare assolutamente. Tutti gli show cooking hanno avuto come abbinamenti i vini della cantina Spadafora 1915 che si sposavano perfettamente ai piatti presentati. 

Ma il Festival del Peperoncino è anche “Fiera” quindi mi butto in strada e decido di assaggiare dello street food piccante, iniziando da un panzerotto con capocollo, mozzarella, funghi e crema al peperoncino, davvero non male e livello di piccantezza controllabile. 

Ho assaggiato dei “maccarruni” al ragù con porcini, nduja e peperoncino, un grande classico della cucina calabrese che non delude mai le aspettative, ma poi ho notato uno stand che vendeva solo peperoncini. Uno stand già bello a vedersi e chiedo se avesse anche alcuni dei peperoncini più temuti al mondo. 

Cosi ho deciso di fare una follia di prima di andare via da Diamante, assaggiare alcuni tra i 5 peperoncini più piccanti al mondo, su una pizza bianca con mozzarella. In ordine di piccantezza sulla scala SHU (scala di Scoville) ho provato l’Habanero Red Savina con 850.000 Shu, un peperoncino calabrese è 30.000, e devo dire che l’Habanero ha anche un retrogusto molto buono, una piccantezza gradevole anche se forte. 

Successivamente ho provato il Fatalii nero e violaceo all’esterno, rosso internamente, 650.000 Shu, pensando fosse meno piccante del precedente habanero, mi sono sbagliato di grosso perché la piccantezza era molto più persistente sul palato. Dopo ho provato il Moruga Scorpion con 1.500.000 Shu che mi ha dato il colpo di grazia. È un peperoncino che non ti da il tempo di pensare, la piccantezza la senti subito, imminente e pizzica in gola, ma non è finita qui. 

Ho terminato questa follia provando il Trinidad Scorpion, secondo per piccantezza nella scala mondiale con 2.000.000 Shu, che per quanto sia aromatico, quasi un sapore floreale, ovviamente la piccantezza è davvero forte, estrema. A dire la verità mi hanno regalato anche il peperoncino più piccante al mondo, il Carolina Reaper, ma il coltivatore mi ha detto «non farlo…potresti stare davvero male». Accetto volentieri il consiglio e torno a casa. Anche questo è il Festival del Peperoncino e anche questa è la CalabriaVisione.