Sistema antimissile e mezzi militari daranno supporto alle forze armate di Israele. Da ieri 55 nuovi morti a Gaza, dove dal 7 ottobre secondo l'Onu è stato distrutto o danneggiato il 42% delle case
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Il Pentagono ha annunciato l'aumento della presenza militare degli Stati Uniti in tutto il Medio Oriente, insieme al dispiegamento di nuove truppe, al fine di rafforzare la protezione delle forze statunitensi nella regione e di assistere nella difesa Israele. Il motivo, secondo il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, sarebbe la recente «escalation da parte dell'Iran e delle sue forze affiliate» nella zona.
È previsto il dispiegamento di un sistema di difesa antimissile ad alta quota (THAAD) e di diverse batterie di missili terra-aria Patriot, oltre a altri mezzi militari. Gli Stati Uniti hanno anche dato ordine alle loro truppe di prepararsi con l'obiettivo di «aumentare la loro prontezza e la capacità di rispondere rapidamente in caso di necessità», ha dichiarato Austin.
La decisione sarebbe stata presa dopo una riunione del Dipartimento della Difesa con il presidente Joe Biden, durante la quale si sarebbe discusso dell’aumento delle tensioni con l'Iran e i suoi alleati nella regione mediorientale.
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Nuovi attacchi a Gaza
Nel frattempo, l’esercito di Israele continua a prepararsi per l’annunciata operazione di terra a Gaza, dopo una notte segnata da nuovi e intensi attacchi aerei dal nord al sud della Striscia che hanno causato almeno 55 morti e la distruzione di 30 edifici, secondo Hamas. Anche una moschea nel campo profughi di Jenin, Cisgiordania, sarebbe stata presa di mira, dove Israele è certo che si nascondeva una cellula di Hamas e della Jihad islamica che stava pianificando nuovi attacchi.
Secondo l’organizzazione paramilitare, l’azione di Israele ha già causato la morte di oltre 4.300 palestinesi, principalmente civili. Dati delle Nazioni Unite informano che il 42% delle abitazioni a Gaza è stato distrutto o danneggiato dal 7 ottobre. Il Programma Alimentare Mondiale dell’agenzia ha comunicato che Gaza sarebbe «sull’orlo della catastrofe» dovuto alla carenza di beni di prima necessità come cibo, acqua e forniture mediche.
Al confine settentrionale, Israele intensifica l'evacuazione di 14 comunità, mentre avverte che l'escalation da parte di Hezbollah (che lancia razzi in continuazione contro Israele in quella zona) rischia di «trascinare il Libano in una guerra».