Nuova crisi tra Israele e Papa Francesco. Il Pontefice è tornato ieri a parlare di quanto accade a Gaza usando la parola «crudeltà». Tel Aviv risponde accusandolo di «due pesi e due misure». Botta e risposta anche sul permesso al Patriarca Pierbattista Pizzaballa di recarsi a Gaza per la visita pastorale alla vigilia del Natale. Negato, secondo Papa Francesco. Concesso, invece, secondo l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede.

Tutto è cominciato nel corso dell'incontro per gli auguri alla Curia, quando il Papa ha voluto informare i cardinali della situazione in Terra Santa: «Ieri il Patriarca non lo hanno lasciato entrare a Gaza come gli avevano promesso. E ieri sono stati bombardati bambini. Questa è crudeltà, questa non è guerra, voglio dirlo perché tocca il cuore», ha detto Francesco senza tanti giri di parole.

Il ministero degli Affari Esteri israeliano replica: «Le osservazioni del Papa sono particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista, una guerra su più fronti che gli è stata imposta a partire dal 7 ottobre. Basta con i due pesi e le due misure e con il prendere di mira lo stato ebraico e il suo popolo». Parole durissime che mettono una ipoteca anche sui rapporti tra Israele e la Chiesa cattolica locale, che invece spera di poter continuare a condurre la sua azione pastorale tra i cristiani, sempre meno in Terra Santa, anche in Cisgiordania e nella stessa Gaza.

«La crudeltà - ha detto ancora il ministero degli Esteri - è quando i terroristi si nascondono dietro i bambini mentre cercano di uccidere i bambini israeliani; la crudeltà è quando i terroristi prendono in ostaggio 100 persone per 442 giorni, tra cui un neonato e dei bambini, e abusano di loro. Purtroppo il Papa ha scelto di ignorare tutto questo, così come il fatto che le azioni di Israele hanno preso di mira i terroristi che hanno usato i bambini come scudi umani».