Il commissario della Sorical, la società che gestisce il sistema idrico in Calabria, bussa a soldi: «Serve almeno un miliardo e mezzo di euro in 10 anni». Lo fa mentre illustra al socio di maggioranza, la Regione, le prospettive del settore idrico. E avverte: «Dobbiamo renderci conto che bisogna cambiare passo, altrimenti rischiamo il default. Pensiamo che in Calabria l'acqua, essendo una grande infrastruttura, deve essere economicamente sostenibile, con un vero sistema industriale e dando un’accelerata evitando di fare la Cassa depositi e prestiti dell’acqua. Non può pagare solo la Sorical. Noi facciamo la nostra parte ma questo sistema si interrompe se non si paga il servizio, e non c’è investimento che regge se non c'è tariffazione».


Parole che avrebbero una diversa credibilità se negli ultimi giorni, proprio in seguito a quanto denunciato da LaC News24 e rimarcato dalla Uil, non fosse esploso lo scandalo di decine di assunzioni effettuate senza alcuna evidenza pubblica, ma attraverso un semplice colloquio. Trentacinque lavoratori provenienti dalle ditte esterne a cui Sorical affida il servizio di gestione delle infrastrutture sono stati già assunti. Altri venti sono in lista d’attesa, anche se per ora tutto sembra essersi bloccato.
Lavoratori che da un giorno all’altro hanno avuto l'opportunità di transitare dal settore privato a quello pubblico, molto più confortevole e remunerativo. Il tutto senza concorso. E che Sorical sia “pubblica” a tutti gli effetti, nonostante la forma societaria mista (53,5% Regione Calabria e 46,5% Acque di Calabria Spa, a sua volta controllata al 100% dalla francese Veolia), lo conferma lo stesso Incarnato, che prospetta l’uscita imminente del socio privato: «A marzo dobbiamo cacciare i privati. Poi la Regione, la politica, l’Autorita idrica possono anche decidere di gettare a mare la Sorical ma si deve fare chiarezza, perchè se il sistema resta così il collasso è prossimo». Un futuro tetro che non ha impedito, però, di dare il via negli ultimi mesi alle assunzioni per pochi fortunati che con una semplice “chiacchierata” sono entrati dalla porta principale della Pubblica amministrazione.

 

«Tutto regolare - ha assicurato Incarnato -. Il nostro statuto non prevede i concorsi, si può procedere anche solo con i colloqui per assumere. Abbiamo fatto una cosa economicamente sostenibile e vantaggiosa. Sorical paga per un conduttore di qualità (gli addetti alla gestione delle infrastrutture idriche, ndr) 70mila euro all’anno, internalizzato costa 35mila euro».
Discorso che ha una sua logica contabile, se non fosse che Sorical non è nata ieri, dunque non si comprende perché sinora non si sia provveduto ad acquisire risorse interne che potessero evitare questo salasso. Ma a rendere claudicante il ragionamento è soprattutto la natura “politica” di Sorical, controllata dalla Regione e da chi la guida, tant’è che lo stesso commissario è stato nominato nel 2016 con decreto regionale, raccogliendo l’entusiasmo del suo partito, quello Socialista, che all’indomani della “promozione” (prima rivestiva il ruolo di consulente del presidente per le risorse idriche) si sperticò per congratularsi con "il compagno Luigi Incarnato”.

 

Che la Sorical si appresti a diventare completamente pubblica l’ha confermato anche il direttore generale della Presidenza della Regione e commissario dell’Autorità idrica della Calabria (Aic), Domenico Pallaria, che ha affiancato Incarnato nell’incontro sulle prospettive del sistema di gestione dell’acqua: «Probabilmente entro fine marzo il socio privato uscirà dalla Sorical che diventerà totalmente pubblica. A quel punto le quote del privato dovranno essere cedute ai Comuni che dovranno avere un ruolo da protagonisti».
Comuni o Regione, poco cambia per quei lavoratori, magari espertissimi ma comunque scelti dalla politica, che nel frattempo saranno riusciti a transitare nella Pubblica amministrazione grazie a un semplice colloquio. Una situazione che sarà anche regolare sulla carta, ma è molto difficile da spiegare a migliaia di precari storici calabresi, come ad esempio i 5mila Lsu e Lpu che lavorano da più di 20 anni nei Comuni ma a tutt'oggi non hanno ancora trovato il santo giusto a cui accendere un cero.


Enrico De Girolamo

 

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