«Mio fratello era vittima di continui atti di bullismo, ma nessuno ha parlato. Questa è una tragedia che ci sarebbe potuta evitare». Così la sorella di Nicolas Sia, il 22enne condannato a sedici anni di reclusione per l'omicidio di un coetaneo, Marco Gentile, ha commentato la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro che ha parzialmente riformato la decisione dei giudici di primo grado riducendo di un anno la pena per effetto del mancato riconoscimento dell'aggravante dei futili motivi.
In primo grado l'aggravante era rimasta saldamante ancorata al movente riconducibile per i giudici del Tribunale ad un debito di droga di cinque euro che Nicolas Sia aveva contratto con la vittima. Ricostruzione che non ha retto al secondo grado di giudizio, nel corso del quale è emerso uno spaccato sociale ben diverso, con il giovane assassino che si è trasformato da vittima in carnefice, reagendo nel peggiore dei modi ad anni di soprusi.
«Da anni mio fratello era vessato dalla comitiva che frequentava - racconta Morena Sia ai microfoni di LaC News24 -. Nell'ultimo periodo non usciva più di casa e sui social circolavano video denigratori».
Nel servizio video l’intervista alla donna, che riferisce nel dettaglio gli atti di bullismo che subiva il fratello prima che scattasse in lui la furia omicida.

 

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