I carichi di droga riversati sulle piazze di spaccio di San Giovanni tra il 2017 e il 2024 provenivano da Cosenza e da Crotone, rispettivamente da San Vito e dal “Gesù”. A sostenerlo è l’uomo che, in più occasioni, avrebbe fatto da autista a Carmine Talarico, uno dei principali indagati dell’inchiesta della Procura cosentina che ieri ha determinato l’emissione di trenta misure cautelari tra carcere, domiciliari e obblighi minori.

Talarico rientra nel primo gruppo, non solo per il numero elevato di cessioni di stupefacente – ben ottantotto – che gli vengono contestate, ma anche per un’ipotesi di estorsione che lo riguarda direttamente. Il trentunenne, infatti, avrebbe picchiato e minacciato di morte un consumatore insolvente che aveva contratto con lui un debito di mille euro. Dopo essersi fatto consegnare i soldi, lo avrebbe anche obbligato a custodire duecento grammi di marijuana e, dulcis in fundo, ad accompagnarlo con la sua auto a rifornirsi di droga.

I carabinieri sono arrivati a lui così come hanno fatto con gli altri tossicodipendenti: lo hanno fermato dopo l’acquisto di una dose e, dopo averlo messo davanti all’evidenza, hanno ottenuto la confessione che cercavano. L’uomo, figlio di un professionista sangiovannese, ha ammesso di essere da anni un consumatore incallito di marijuana e poi di cocaina e, proprio in ragione di questo vizio, ha raccontato dell’inferno da lui vissuto quando, a un certo punto, si è trovato indebitato con uno dei suoi spacciatori di fiducia.

Riguardo a quei viaggi obbligati in direzione Cosenza e Crotone, ha indicato i quartieri in cui avrebbe fatto sosta Tallarico per approvvigionarsi, ma nulla ha riferito in merito all’identità dei fornitori. Non li ha visti, né ha potuto minimamente avvicinarsi a loro. Riguardo al debito contratto con Tallarico, ha spiegato di averlo estinto a marzo del 2024, sollecitato in tal senso dal creditore che, a suo dire, doveva consegnare quella somma a un uomo arrestato nell’ambito di un blitz dei carabinieri.