Dovrà scontare 9 anni e 4 mesi di reclusione. L’uomo venne arrestato e poi rilasciato in Slovacchia nell’ambito delle indagini per il delitto del giornalista e della sua fidanzata
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C’è anche l’imprenditore reggino Antonino Vadalà, già arrestato e poi rilasciato in Slovacchia nell’ambito delle indagini per l’omicidio del giornalista Jàn Kuciak e della sua fidanzata, tra gli imputati condannati dal Gup di Venezia all’esito del filone in abbreviato del processo “Picciotteria bis” sull’operatività nella Laguna veneta di una narcoassociazione con in testa soggetti provenienti dalla Calabria e, in particolare, dalla Locride. La notizia è stata pubblicata dalla Gazzetta del Sud e rilanciata da Klaus Davi, consigliere a San Luca.
La condanna
L’imprenditore Antonino Vadalà, difeso dagli avvocati Antonio Mazzone e Pietro Bertone, è stato condannato a complessivi 9 anni e 4 mesi di reclusione, con lo sconto di pena previsto per l’applicazione della diminuente di un terzo per la scelta del rito abbreviato. La Procura distrettuale antimafia di Venezia aveva chiesto per l’imprenditore reggino una condanna a 11 anni di reclusione. La decisione del gup di Venezia Francesca Zancan ha interessato complessivamente 18 imputati, con un’assoluzione e 17 condanne, compresa quella dell’imprenditore Vadalà, per poco meno di due secoli di carcere.
Gli imputati rispondono a vario titolo di far parte di una narcoassociazione che avrebbe importato dal Sudamerica ingenti quantitativi di droga, quale cocaina, in almeno una circostanza nascosta in vasi contenenti prodotti, integratori alimentari, per fitness.
Il gup si è riservato 90 giorni per il deposito della motivazione ed ha sospeso i termini di durata della custodia cautelare in pendenza del predetto termine.
La maxi operazione Picciotteria bis
La maxi operazione “Picciotteria bis” è stata condotta dagli investigatori del GICO della Guardia di Finanza nei confronti di un presunto sodalizio criminoso dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con soggetti di origine calabrese radicati nel territorio della Laguna. Un ruolo determinante per le indagini è stato quello ricoperto da un agente della Finanzia sotto copertura, nome in codice “UC 8067”, che ha utilizzato una società e conti correnti di appoggio per lo svolgimento dell’operazione, e che ha operato all’interno del sodalizio quale persona in grado di consentire l’utilizzo del Porto di Venezia come luogo sicuro per l’importazione della droga.
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