È il marito di Maria Rita Bagalà già posta agli arresti domiciliari nell'ambito della stessa inchiesta. La donna è figlia di Carmelo considerato il capo del clan operante nei comuni di Nocera Terinese e Falerna
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L'avvocato Andrea Giunti ha ricevuto un'interdittiva antimafia da parte della questura di Aosta. Lo ha appreso l'ANSA. Il provvedimento, impugnabile, impedisce al legale di lavorare con la pubblica amministrazione. L'interdittiva firmata dal questore, Ivo Morelli, è scattata dopo che, nel maggio 2021, il legale del foro di Aosta era risultato indagato nell'inchiesta Alibante della Dda di Catanzaro contro la 'ndrangheta, al momento non ancora chiusa.
Alla moglie di Giunti, l'avvocata Maria Rita Bagalà, agli arresti domiciliari nell'ambito della stessa inchiesta, era già stato notificato un provvedimento analogo del questore. Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, «partecipava alla cosca», garantendo «l'amministrazione dei diversi affari illeciti», lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell'ordinanza di custodia cautelare sottolineando che l'avvocata, oltre a essere la «mente legale del clan», curava gli interessi economici e finanziari del sodalizio.
Accuse sempre respinte dall'indagata. Per gli inquirenti, il marito Andrea Giunti, non solo era a conoscenza dei fatti, ma amministrativa in prima persona e in maniera occulta, assieme a lei e al suocero, le attivita' della 'CalabriaTurismo srl', societa' interdetta per mafia nel 2016. Secondo l'accusa, i due coniugi erano riusciti a ottenere, indebitamente, un finanziamento pubblico di quasi 600 mila euro proprio attraverso la società 'Calabria Turismo srl'. Soldi che avrebbero utilizzato per la ristrutturazione dell'Hotel dei Fiori a Falerna. A seguito di quell'interdittiva antimafia, il finanziamento pubblico era stato revocato.
Il gip scrive anche come l'avvocata Bagalà «unitamente al padre e al marito si sia impegnata nel reperimento di altre risorse economiche di dubbia provenienza, finalizzate a perseguire il programma criminoso della cosca». Dalle indagini, su Andrea Giunti è emerso che avrebbe organizzato «operazioni di riciclaggio di denaro». Non solo, avrebbe anche utilizzato proventi per acquistare una discoteca a Courmayeur. Anche per Giunti, la procura di Catanzaro aveva chiesto la misura cautelare, istanza respinta dal gip.