Cosimo Virgiglio riferisce della presunta appartenenza massonica del «generale Pappalardo». Allude al leader dei gilet arancioni e dei negazionisti Covid (non indagato)? L'alto ufficiale in congedo però ha sempre negato ogni obbedienza: «Sono un uomo libero». E l’ex massomafioso cita anche Gaetano Saya, il fondatore della cosiddetta polizia parallela
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«Noi avevamo anche il generale Pappalardo», dice all’improvviso Cosimo Virgiglio. «Eh?», replica sorpreso il magistrato Camillo Falvo. E il commercialista già legato ai Molè - che, dopo l’arresto, svestì i paramenti e divenne collaboratore di giustizia - ripete: «Avevamo anche il generale Pappalardo, noi tra le nostre file… Tra le nostre file, sì, almeno in Sicilia».
«Sicilia dove?». Il pentito: «Mi sembra che era proprio a Palermo, perché Di Bella era a Catania, lui, c’era Saya, quello che poi fu coinvolto nella Polizia parallela, nel 2002 mi sembra, fu arrestato che aveva creato il corpo di Polizia parallela. No, no, è stato nel 2005/2006 perché entrò a far parte dei Templari».
Le «file», per intenderci, sarebbero state quelle massoniche. L’arrestato, a suo tempo, fu il neofascista Gaetano Saya, in seguito - per ciò che attiene la creazione della sua polizia parallela, la Dssa (Dipartimento studi strategici antiterrorismo) - prosciolto da ogni accusa.
L'interrogatorio
Roma, 25 novembre 2016. È il quartier generale del Ros. Giovanni Bombardieri e Camillo Falvo - allora in servizio come procuratore aggiunto e sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, oggi procuratori della Repubblica, rispettivamente, a Reggio Calabria e Vibo Valentia - interrogano Cosimo Virgiglio assieme ad ufficiali e sottufficiali del reparto investigativo d’élite dell’Arma.
Il verbale sarà acquisito agli atti delle ultime grandi inchieste istruite dall’ufficio guidato da Nicola Gratteri, afferenti - tra le miriade di altre contestazioni - ai rapporti tra ’ndrangheta e massoneria.
Non è indagato
Nei fascicoli della Dda di Catanzaro non si rinviene alcun atto che identifichi compiutamente «il generale Pappalardo». Il pensiero, però, corre inevitabilmente al generale in congedo dei carabinieri, ex parlamentare e sottosegretario di Stato, nonché leader, oggi, dei gilet arancioni, Antonio Pappalardo, che - premessa necessaria - in Calabria non è coinvolto in alcuna inchiesta.
Inoltre c'è da aggiungere che quanto afferma sul conto del «generale Pappalardo», in questo verbale, il collaboratore Cosimo Virgiglio, non è riscontrato dal punto di vista giudiziario.
Al contempo il contenuto di questo interrogatorio, peraltro agli atti di delicati procedimenti antimafia che si approssimano alla fase dibattimentale, pur con tutte le cautele e le precisazioni del caso, ha un indubbio interesse pubblico.
Chi è Cosimo Virgiglio
Messo sotto torchio da magistrati e carabinieri del Ros, dicevamo, è Cosimo Virgiglio, la cui affiliazione al Grande oriente d’Italia, e qui siamo nei ranghi della massoneria legale, avvenne tra il 1990 ed il 1993, a Messina, al termine degli studi universitari. Fu allora che entrò anche nel Sacro Sepolcro.
«Sono stato sacrato in quel periodo, nel 1997-98 all’interno della Chiesa Sant’Anna del Vaticano - racconta - mentre nel 2002 sono dovuto rientrare per forza nella massoneria riconosciuta, nella Gran Loggia dei Garibaldini d’Italia».
Successivamente divenne maestro venerabile e gli fu affidata, a Reggio Calabria, la Loggia Eroe dei due mondi, sempre sotto l’egida della Gran Loggia dei Garibaldini d’Italia con sede a Vibo Valentia, arrivando al «nono grado della piramide iniziatica… Si chiama Cavaliere eletto del nono…».
Insomma, l’ex commercialista legato ai Molé di Gioia Tauro, era uno che nella massoneria c’era stato e aveva fatto - a quanto dice - una certa carriera. Quando, nel 2009, dopo la maxioperazione Maestro che portò anche al suo arresto, vuoterà il sacco, inizierà a parlare della massoneria regolare e, soprattutto, di quella coperta e deviata.
E mostrerà una conoscenza panoramica, andando oltre il Vibonese ed il Reggino e abbracciando, anche, altre aree del Belpaese. Comprese la Sicilia e la Capitale.
La storia di Pappalardo
Virgiglio non chiarisce con precisione di quale contesto massonico avrebbe fatto parte «il generale Pappalardo» di cui parla. Il leader dei gilet arancioni, ricordiamo invece, prestò servizio nell’Arma fino al 25 giugno 2006, quando andò in quiescenza.
La sua carriera militare fu interrotta tra il 1992 e il 1994 in ragione della sua esperienza parlamentare di governo, mentre nel 1993, si candidò come capolista di Solidarietà democratica - che aveva tra i suoi promotori il defunto principe Giovanni Alliata di Montereale, deputato della Repubblica per tre legislature e massone di indiscutibile influenza e notorietà - alle comunali di Roma.
Ebbe una brevissima parentesi anche come sottosegretario alle Finanze del Governo Ciampi, in pratica l’ultimo governo della cosiddetta Prima Repubblica. Oggi, Pappalardo, è il re dei negazionisti rispetto alla pandemia da coronavirus: «Non è esiste, è un’invenzione, un bluff organizzato, vogliono chiuderci in casa e instaurare un nuovo ordine mondiale».
«Io non sono massone»
Non chiarisce, Virgiglio, ma ripete: «Noi avevamo anche il generale Pappalardo…». Si riferisce al leader dei gilet arancioni, «generale» e palermitano di nascita? L'accostamento alla massoneria, l'alto ufficiale in quiescenza - lo stesso «vuole curare il Covid con lo yoga e stampare moneta», ricorda il Corriere della Sera - l'ha già respinto con veemenza.
C’è un video, su YouTube, che spiega plasticamente la posizione dell’ex militare al riguardo. Reca la data del 2 giugno 2020 e documenta quanto accade a margine di una manifestazione dei gilet arancioni a Roma, quella costatagli l’accusa di violazione delle regole sul distanziamento sociale. Una ragazza gli mostra una foto dal suo smartphone: «Li riconosce i gesti? Della massoneria?». «Ma io non sono massone…», e le dà un affettuoso, energico, buffetto sulla guancia destra. E ancora: «Stia tranquilla che io non sono massone…».
La ragazza è una che fa il tifo per il generale e per i gilet arancioni: «No, sa perché? Io ci sto investendo su di lei». E lui: «Le posso dire una cosa? Non rompete i coglioni al generale per ’ste cazzate! Perché il generale non è un massone, è un uomo libero ed è un artista! Io c’ho una grande tana, essendo un artista me ne sbatto il cazzo!».