La donna indagata per il rapimento della piccola Sofia adesso è sotto stretta osservazione. Lo psicologo: «Dopo un trauma forte alcune donne possono anche arrivare a sviluppare gravidanze isteriche»
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Per nove mesi Rosa Vespa ha vissuto in un delirio. Ha costruito, pezzo per pezzo, un'allucinazione che potesse ripagarla del lutto subito due anni addietro, quando una complicazione le rese impossibile realizzare il sogno della maternità. Ha curato la sua isteria con meticolosità, convinto tutti che una vita le cresceva in grembo, fino a portare a termine un piano lucido: prendere un bambino e portarlo in una casa addobbata a festa, credendo follemente che quello che voleva, potesse realizzarsi come per magia, anche se quella neonata non era il bambino che la sua fantasia aveva allevato al punto da gonfiarle il seno di latte.
«Quella della gravidanza isterica non è una fantasia, è una sindrome clinica vera e propria – spiega lo psicologo Gaetano Marchese – la paziente vive come se fosse incinta, in alcuni casi ha gli stessi sintomi di una donna in gestazione: nausea, dolori addominali; in casi, ma molto rari, perde latte dal seno e risulta addirittura positiva al test di gravidanza».
Le gravidanze isteriche, o pseudociesi, sono una sindrome di natura psicologica innescata solitamente dal desiderio eccessivo di essere madre, unito a uno shock mai eradicato.
«L'innesco può essere di radice traumatica, come un aborto. In questi casi il lutto non viene elaborato e si trasforma in una forma di depressione che porta alla costruzione di una realtà illusoria, delirante. In quella dimensione l'evento drammatico non è mai avvenuto, si nega la realtà e se ne costruisce una completamente diversa. Il paziente vive una scissione, tra ciò che vero e quello che desidera lo sia. Questo non vuol dire che non sia lucida, in questo caso la mente agisce a compartimenti stagni: una parte è interessata da questa dissociazione, il resto è perfettamente consapevole e normale agli occhi degli altri».
Rosa Vespa aveva organizzato a casa sua una festicciola con i parenti più stretti, aveva acquistato una culletta e anche il corredino, pensato di ordinare una torta; per mesi ha mostrato la pancia alle amiche e l'otto gennaio ha scritto un post su Facebook per festeggiare l'arrivo di Ansel, chiamato come il papà Anselmo, storico edicolante di Cosenza, scomparso due anni fa.
«Prendere coscienza all'improvviso che quel mondo costruito per respingere il lutto è finto, potrebbe avere conseguenze devastanti su una psiche già così compromessa – dice lo psicologo –. Di certo i familiari non sono stati accorti, specie il marito, che è stata la persona più vicina a questa donna. Adesso occorrerà monitorare la situazione con grande cautela, perché un delirio che si sgretola può avere conseguenze tragiche su una mente già così fragile».