Un metro di fango. Quasi disorienta il sole che splende sulla devastazione lasciata dalle furiose piogge che tra mercoledì e giovedì hanno sferzato con selvaggia violenza la zona di San Pietro Lametino, che ora si riflette a singhiozzi su un paesaggio lunare. Eppure dall’alba decine di volontari scavano, con pale, mezzi meccanici, qualcuno perfino con le mani, nel tentativo di trovare il corpicino del piccolo Nicolò. C’è anche il capo della Protezione civile, Carlo Tansi a coordinare i lavori. Per quanto sopraffatto dal dolore, questa mattina ha raggiunto il luogo della tragedia anche Angelo Frijia, al quale il fango ha strappato tutta la famiglia.

 

Quella trappola di detriti che ora sembra innocua, ma che giovedì scorso ha risucchiato l’auto sulla quale Stefania Signore viaggiava insieme ai figli di sette e due anni. Il mezzo ha iniziato ad affondare come un coltello nel burro sotto la pioggia incessante. La donna ha avuto paura, per sé e i suoi figli, di venire travolta insieme all’auto, che il mezzo diventasse una trappola. Così è uscita tenendo accanto i figli, ma la furia del maltempo li ha separati e uccisi. I corpi della 30enne e del bimbo di sette anni sono stati ritrovati quasi subito, ma di Nicolò, il più piccolo, il più fragile, ancora nessuna traccia.  

 

Intanto la Procura di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, ha aperto un fascicolo di inchiesta contro ignoti. Omicidio colposo plurimo il reato ipotizzato. Le indagini, affidate al pm Giulia Scavello, mirano a fare luce su eventuali responsabilità circa le gravi condizioni di inagibilità della strada, la stessa percorsa da Stefania con i suoi bambini. Nominato un pool di ingegneri e geologi che ha già dato il via ad una serie di ispezioni e sopralluoghi nella zona interessata.

 

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