Le cosche sono interessate ai flussi di denaro, non ai dati contenuti nelle app. Ne è convinto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. L'utilizzo delle applicazioni per il tracciamento degli italiani nella fase 2 del coronavirus, infatti, non dovrebbe comportare rischi sul fronte della criminalità organizzata, nel senso che la 'ndrangheta non «è al livello di possedere strumenti così sofisticati da entrare nei sistemi» che gestiscono l'app.

LEGGI ANCHE: Gratteri: «Fondi a poveri e imprenditori in crisi? Controlliamo gli elenchi»

«Tra l'altro - aggiunge - non avrebbe neanche interesse. A loro non interessa l'uomo in se. Anche se gli interessassero una decina di persone, magari per ucciderle, non sarebbero in grado di farlo». Gratteri ribadisce quindi che ciò che è appetibile per la 'ndrangheta, così come per le altre mafie, è il denaro dei finanziamenti e l'attività di usura. Un allarme lanciato nei giorni scorsi «sulla base di 30 anni di esperienza nella lotta alle cosche».

 

«Nel breve periodo - spiega - sono questi i rischi, l'interesse delle cosche a rilevare le attività commerciali per poi utilizzarle per riciclare il denaro sporco e, al minuto, prestare denaro ai singoli per avere consenso sociale e per un eventuale arruolamento successivo come 'garzoni' per attività illecite».