Arrestato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro, a luglio i magistrati hanno chiesto per lui la condanna a vent'anni di reclusione ma in attesa della sentenza di primo grado era stato scarcerato
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Nel luglio 2023 Umberto Di Puppo, tra i nomi di spicco del processo Reset per il quale i magistrati hanno chiesto la condanna a vent’anni di reclusione, era stato scarcerato dal tribunale della libertà che aveva ritenuto gli indizi di colpevolezza contestati a suo carico dalla Procura distrettuale di Catanzaro non sufficienti a disporne la carcerazione preventiva in attesa della sentenza di primo grado.
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Cinquantatré anni, rappresentato dagli avvocati Angelo Pugliese e Gianluca Garritano, Di Puppo è stato nuovamente sottoposto a misura restrittiva, questa volta per il reato di stalking. Denunciato dalla ex compagna, da cui ha avuto un figlio che oggi ha dieci anni, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari. Il fascicolo d’indagine è nelle mani del pm della Procura di Cosenza Rossella Torrusio, l’ordinanza è stata firmata dal gip Manuela Gallo.
Come si ricorderà, Umberto Di Puppo ha già scontato la pena incassata nell’ambito del processo Vulpes, nel quale i giudici lo avevano indicato quale elemento organico alla cosca Lanzino-Patitucci. Successivamente era tornato dietro le sbarre su richiesta della Procura distrettuale di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Reset. La Cassazione però, non avendo rilevato a suo carico gravi indizi di colpevolezza, aveva mosso dubbi sulla legittimità dell’arresto per cui, come detto, nel mese di luglio 2023, in sede di Riesame era stato scarcerato.
Adesso l’accusa di stalking che ne ha determinato gli arresti domiciliari.