FOTO | Nelle carte dell’inchiesta che sta facendo luce sulla morte del 26enne di Filandari anche le conversazioni con Antonio Prostamo accusato di essere uno degli esecutori materiali del delitto. Dal cellulare emergono le minacce che il 30enne di San Giovanni di Mileto ha rivolto alla sua vittima perché si era invaghito della sua fidanzata Alessia Pesce. Ecco tutti gli screenshot
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Avrebbe cercato in tutti i modi di costringere il 26enne Francesco Vangeli di Scaliti di Filandari ad interrompere la propria relazione sentimentale con Alessia Pesce, la ragazza 20enne di cui Antonio Prostamo si era invaghito. Il 30enne di San Giovanni di Mileto è infatti accusato anche del reato di minaccia aggravata dal metodo mafioso ai danni di Francesco Vangeli non intenzionato a interrompere la propria relazione.
Le minacce via Whatsapp
Diversi i messaggi Whatsapp mandati da Antonio Prostamo a Francesco Vangeli come quello del 21 luglio 2018 dal seguente tenore (errori di grammatica compresi): “A Francesco, perdonami ma è inutile negartelo te La detto Alessi che vuole me giustamente non so perché a pura di dirtelo magari a paura che fai qualche cazzata perciò meglio che ti abitui lei è mia e per correttezza mia personale ti dico che mo che esco me la vengo a prendere e me la tengo, tu dovrai solo accettarlo se vorrai che ti piaccia o no, se no sarà lo stesso o trovato giusto che tu lo sappia spero te lo dirà anche lei perciò tieniti le foto solo quelle rimarranno buona continuazione”.
Il 2 agosto 2018 Antonio Prostamo avrebbe invece mandato a Francesco Vangeli una sequenza di ulteriori messaggi whatsapp : “O Francesco sappi che nn muoio qua ti starò sempre addosso ovunque andrai, qualsiasi cosa farai io sarò alle tue spalle nn avrai un momento di pace nemmeno dietro a una porta chiusa perché io sarò lì ad aspettarti tu dicu io se la lasci o no. Nn rispondi vidi adduvi voi u ndi vidimu io e tia suli però. Scegli tu dove”.
Il 6 agosto 2018, nuovo messaggio rivolto a Vangeli: “U stabilisci tu si Ida veni ca porcu. Ca ti mpaticu. Tu giuru”. Infine il 17 agosto 2018 - quando Alessia Pesce dopo un breve allontanamento durato pochi giorni si era riconciliata con il suo fidanzato Francesco Vangeli – Antonio Prostamo avrebbe rivolto a Francesco Vangeli altre frasi minatorie: “Se non sei mezzo uomo vieni che ci scanniamo”, “La lasci stare o ci dobbiamo ammazzare”, “Lei è mia”, “Francesco vedi che tra me e te non finisce bene, fai l’uomo e scendi”,“Ti dissi ca non ti voli… è a mia ida..ci possiamo vedere Francesco, tanto ti prendo, meglio che fai l’uomo e vieni”.
I messaggi sarebbero stati mandati da Antonio Prostamo nonostante il suo stato di detenuto agli arresti domiciliari per reati legati agli stupefacenti, con una “promessa” ulteriore di un’aggressione nei confronti di Francesco Vangeli una volta riacquistata la libertà: “Ti faccio sciogliere, per un porco come te rompo pure i domiciliari”. Tali minacce, aggravate dal metodo mafioso derivante dall’appartenenza del Prostamo all’omonimo clan familiare di San Giovanni di Mileto, sarebbero state commesse in un arco temporale che va dal 21 luglio 2018 al 17 agosto 2018.
La dinamica dell'omicidio
I fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo avrebbero quindi cagionato la morte – con altri soggetti in corso di identificazione – di Francesco Vangeli dopo averlo attirato con un pretesto nella loro abitazione sita a San Giovanni di Mileto. In particolare, Giuseppe Prostamo – tra il pomeriggio e la sera del 9 ottobre 2018 – avrebbe convocato Francesco Vangeli nella propria abitazione con il pretesto di dover fargli prendere le misure per la realizzazione di un tavolo in ferro battuto. Francesco Vangeli, avendo compreso la gravità della situazione – anche alla luce della riconciliazione con Alessia Pesce avvenuta proprio nella mattina del 9 ottobre 2018 – si sarebbe quindi dapprima portato in compagnia di Alessio Porretta, 23 anni (che viaggiava con lui a bordo di una Ford Fiesta ed è indagato per favoreggiamento personale nei confronti dei Prostamo) a Nao di Ionadi per informare Fausto Signoretta, 28 anni (indagato pure lui per favoreggiamento personale nei confronti dei Prostamo) di essere in procinto di recarsi dai fratelli Prostamo. Il tutto al fine di chiedere allo stesso Signoretta un suo interessamento per la risoluzione delle problematiche esistenti fra la famiglia Prostamo e Francesco Vangeli, in virtù soprattutto della ritenuta vicinanza di Signoretta ai Mancuso (per avere tenuto a battesimo la figlia di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo figlio di Giovanni Mancuso). Successivamente, Francesco Vangeli si recava dai Prostamo portando con sé, come “garanzia” per la propria incolumità “il suo amico Alessio Porretta, attesi i suoi rapporti parentali con la famiglia Tavella di San Giovanni di Mileto, affiliata – sostiene la Dda di Catanzaro - al medesimo locale di ‘ndrangheta a cui appartiene la famiglia Prostamo".
Gettato nel fiume in un sacco
Giunti sul posto, Alessio Porretta veniva però fatto riaccompagnare a casa, mentre Francesco Vangeli veniva costretto a restare dai Prostamo ed al termine di un “confronto” con i due fratelli, veniva attinto con un colpo di arma da fuoco, rinchiuso in un sacco nero di plastica ancora moribondo, trasportato a bordo del suo veicolo e gettato nel fiume Mesima ancora agonizzante, mentre la vettura ed il telefono cellulare venivano dati alle fiamme. L’omicidio sarebbe stato premeditato, trattandosi di un delitto ideato e programmato in un apprezzabile lasso di tempo, con un astio crescente da parte di Antonio Prostamo nei confronti di Francesco Vangeli divenuto crescente per via “della necessità dei due fratelli di tutelare l’onore della famiglia Prostamo, messo in discussione dalla decisione di Alessia Pesce di ritornare insieme a Francesco Vangeli, nonostante la gravidanza in atto”.
La droga non pagata
Alla base del fatto di sangue, anche il mancato pagamento di un debito di droga dello stesso Vangeli nei confronti di Giuseppe Prostamo”. Dopo i colpi d’arma da fuoco contro Francesco Vangeli, i due Prostamo avrebbero dato alle fiamme la sua Ford Fiesta. I rapporti fra la vittima ed i due fratelli Prostamo risalirebbero al 2017 quando i due fratelli Prostamo avrebbero affidato a Francesco Vangeli, affinché la conservasse per loro conto, una pistola semi automatica completa di caricatore, sprovvista di munizionamento, rinvenuta in occasione di una perquisizione effettuata il 12 ottobre 2018 a San Giuliano Terme (Pi). L’inchiesta dei carabinieri del Norm di Vibo è coordinata dai pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo ed Annamaria Frustaci.
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