Lo spettacolo è il frutto di un percorso di studi nato in seno al corso di “Formazione per Attori” tenuto da Lindo Nudo e si colloca all'interno del progetto "Allievi in Scena"
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Sta per debuttare una nuova produzione del teatro Rossosimona intitolata "Cechov racconta", spettacolo che si terrà il 18 dicembre al Piccolo teatro Unical. Lo spettacolo è il frutto di un percorso di studi nato in seno al corso di “Formazione per Attori” tenuto da Lindo Nudo, direttore artistico della compagnia, e si colloca all'interno del progetto "Allievi in Scena", attraverso il quale favorire il ricambio generazionale e la creazione di nuove figure professionali nell'ambiente teatrale.
La ricerca condotta dagli allievi attori si è concretizzata in uno studio sui racconti di Anton Cechov, in particolare "Jony", "Un caso di pratica medica" e "Reparto n 6", quest'ultimo ritenuto uno dei più riusciti e controversi fra la moltitudine delle opere dello scrittore e drammaturgo russo. Interpreti della piece, che sceglie un linguaggio ironico e divertente, sono Claudia Rizzuti, Federica Suraci, Francesco Guzzo Magliocchi, Alessandra Curia, Stefania Scola e Salvo Caira, con la regia di Giovan Battista Picerno, coadiuvato nella direzione da Federica Suraci, e la scenografia di Caterina Cozza. I testi, così come le musiche originali, sono di Vincenzo Caputo, il tecnico di palcoscenico è Jacopo Andrea Caruso, mentre la direzione di produzione è di Lindo Nudo.
Scrive G.B. Picerno nelle note di regia: «Non è un caso che i protagonisti dei tre racconti siano dei medici: attraverso questo confronto abbiamo voluto indagare il rapporto che Anton Cechov aveva con quella che egli stesso considerava la sua legittima moglie, la medicina. Abbiamo cercato le ragioni che spinsero il medico a cercare rifugio fra le braccia della concubina che lo ha reso immortale, la letteratura. Le tematiche descritte si condensano in una messa in scena dinamica ed essenziale, secondo la tradizione di Teatro Rossosimona, abbracciando una modalità narrativa che risente profondamente, e non poteva essere altrimenti, dei linguaggi della contemporaneità».