C’è un grave deficit amministrativo che, lungi dall’esser sanato, continua invece ad autoalimentarsi. Unico elemento immutato che resiste con pervicacia nel vivace quadro di avvicendamenti – in passato anche assai frequenti - di presidenti di regione e commissari ad acta. Ovvero, la struttura su cui poggia, o dovrebbe poggiare, l’azione di risanamento della sanità calabrese. Implosa, e non da oggi.

Implosione amministrativa

Tuttavia oggi non si registra alcuna inversione di tendenza al fenomeno della diaspora dal dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria, la cui genesi si colloca all’epoca di Massimo Scura e al bellicoso dualismo insorto tra la struttura commissariale, di derivazione governativa, e la struttura politico-amministrativa regionale.

La prassi dell’interim

Due commissari ad acta e altrettanti presidenti di Regione dopo, tuttavia, la situazione resta invariata e probabilmente anche peggiorata se si considera il grado di diffusione dell’“interim”, assurto a principio quasi strutturale della burocrazia regionale, o almeno prassi ormai consolidata al terzo piano della Cittadella.

Moto centrifugo

Insomma, il fuggi fuggi che ha caratterizzato le ultime due gestioni commissariali è divenuto dinamica costitutiva, e quel moto centrifugo resiste anche adesso che il dualismo è scomparso. Prova ne è la pletora di interim detenuti dal dirigente generale Tommaso Calabrò, titolare del dipartimento Transizione digitale e Attività strategiche ma da qualche anno contestualmente alla guida del dipartimento Salute e Welfare.

Deficit amministrativo

Area, quest’ultima, decisamente poco ambita come dimostra il grave deficit amministrativo, tamponato solo da una soluzione estemporanea. Dei nove settori di cui si compone il dipartimento ben cinque sono infatti retti ad interim dal dirigente generale, gli ultimi due settori acquisiti di recente, dopo l’addio di Vittorio Sestito alla Cittadella per trasferirsi all’Asp di Vibo Valentia, dove attualmente svolge le funzioni di direttore amministrativo.

Pesante eredità

E però Sestito lascia in eredità a Calabrò due settori di calibro: la gestione del personale e il bilancio. Quest’ultimo ceduto dopo aver rimesso in ordine i conti sanitari. La dead line fissata al 31 di marzo, ai primi di aprile già in partenza con vista sulla Costa degli dei Dei. Oltre a questi due settori strategici, nelle mani di Calabrò è rimasta anche l’assistenza farmaceutica, l’assistenza ospedaliera e la sanità veterinaria.

Dirigenti cercasi

Interim anche per Francesco Lucia che oltre all’assistenza territoriale e l’emergenza urgenza sovrintende pure la prevenzione e la sanità pubblica. Un settore a testa, invece, per Rosalba Barone (autorizzazione e accreditamenti) e Francesco Tarsia (edilizia sanitaria e pnrr-missione salute). A conti fatti il dipartimento ha in forza solo tre dirigenti titolari e più della metà dei settori privi di una guida stabile.

Sette piani sotto la presidenza

Un grave deficit amministrativo collocato nel cuore della Cittadella, più vicino e di più stretta competenza del presidente della Regione che, nella sua ultima informativa a Palazzo Campanella, lo ha invece spostato nelle aziende sanitarie e ospedaliere, dipinte come il regno dell’anarchia. Probabilmente diretta conseguenza della quasi totale inesistenza del dipartimento, situato sette piani sotto la presidenza.