«Ad oggi, dei fondi riprogrammati dal Por, la Regione Calabria ha certificato zero per interventi nel settore sanitario». Lo scrive l’eurodeputata Laura Ferrara, in seguito alla risposta ricevuta dalla Commissione europea a cui chiedeva se e come la Calabria avesse speso i 140 milioni di euro riservati all’emergenza sanitaria.

«Su un totale di 140 milioni di euro riprogrammati per affrontare gli effetti della pandemia, 125 milioni di riguardano il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e 15 milioni il Fondo sociale europeo (Fse). La commissione specifica come proprio le risorse riprogrammate a valere sul Fesr possono essere utilizzate per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale, attrezzature mediche (ad esempio ventilatori, letti, monitor), attrezzature informatiche, software e licenze, nonché la creazione di nuovi laboratori e/o strutture di risposta alle emergenze. Mentre quelle sull’Fse possono essere utilizzate per coprire incentivi economici per l'attività straordinaria svolta dal personale del servizio sanitario nel contesto della pandemia di Covid-19».

Le tante carenze del sistema sanitario

Prosegue l’eurodeputata: «Per quanto riguarda, appunto, le spese certificate per interventi nel settore sanitario, la stessa autorità di gestione del Por Calabria, conferma, interpellata dalla Commissione, di non aver certificato alcuna spesa. La Commissione scrive a chiare lettere nella risposta alla mia interrogazione: “L'autorità di gestione del programma regionale per la Calabria ha confermato che non vi sono state spese certificate per interventi nel settore sanitario, dopo l'approvazione della modifica del programma nel novembre 2020”».

«Eppure – commenta Ferrara – da oltre un anno dall’avvento della pandemia, le molteplici carenze del comparto sanitario calabrese vengono denunciate da sanitari in prima persona, sindacati, amministratori locali e più volte riconosciuti dalla stessa Regione. Il personale è sottodimensionato, manca in alcune strutture la più elementare strumentazione, i dpi sono sempre insufficienti o inadeguati e la rete sanitaria territoriale è inesistente. A questo punto – conclude – occorre attendere una dovuta operazione trasparenza sull’uso di questi fondi da parte della Regione Calabria, così da sciogliere tutti i dubbi e capire se l’intero ammontare della cifra riprogrammata sia stata destinata al sostegno concreto e reale del settore sanitario calabrese o meno».