«Il paziente giovane ha avvertito un dolore durante la notte e non si è presentato al pronto soccorso. Si è presentato la mattina successiva alle 7.30, quando i colleghi emodinamisti hanno trovato la coronaria destra con una trombosi abbastanza evidente». Così il primario del reparto di Cardiologia dell'azienda ospedaliero universitaria Dulbecco di Catanzaro, Vincenzo Ciconte, ripercorre l'intervento salvavita eseguito nei giorni scorsi nel presidio Pugliese.

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«Si è tentato in tutti i modi di poter disostruire il vaso coronarico dapprima attraverso l'angioplastica, poi con l'intervento con il pallone e infine attraverso l'aspirazione manuale, manovre tutte che non sono riuscite nello scopo. Si sono allora ingegnati procedendo con una aspirazione meccanica utilizzando uno strumento in dotazione alla radiologia interventistica per l'ictus cerebrale ischemico aspirando così il trombo attraverso questo meccanismo innovativo».

«Mai eseguito in Europa se non attraverso la femorale - precisa ancora il primario -. L'intervento è riuscito senza alcuna complicanza. Siamo una squadra, siamo un gruppo che lavora insieme da tanti anni. Abbiamo costruito una emodinamica di grande valore che si confronta giornalmente e che ormai è arrivata ai vertici nazionali. Siamo il settimo centro in Italia, in Calabria siamo i primi. Si lavora in equipe, cercando di risolvere i problemi dei pazienti. Il paziente sta bene, domani lo dimetteremo e fra tre mesi sarà nuovamente sottoposto a controllo. Siamo contenti che questo paziente tornerà a casa», ha concluso il primario. 

A spiegare nello specifico i dettagli dell'intervento l'emodinamista, Cristina Nesta: «La coronaria destra era totalmente interrotta da un voluminoso coagulo che occludeva tutto il vaso. A causa dell'arrivo tardivo in ospedale e anche per le dimensioni dell'arteria non si riusciva a rimuoverlo con i normali sistemi di aspirazione del trombo. Poiché in questo laboratorio ci occupiamo anche di pazienti neurovascolari, di interventistica periferica abbiamo pensato di utilizzare i device che si utilizzano normalmente nel trattamento dello stroke ischemico, dell'ictus cerebrale con vasi molto più grossi».

«Sapendo che negli Stati Uniti qualche pioniere aveva provato ad utilizzare questo sistema - precisa ancora - abbiamo provato per la prima volta tramite l'accesso radiale, attraverso il braccio del paziente. Dopo di che abbiamo eseguito una angioplastica tradizionale».

«L'innovazione è consistita nel l'utilizzare un dispositivo ad aspirazione meccanica del trombo, diversamente da quelli manuali con la siringa» aggiunge Michele cacia, emodinamista. «Questo dispositivo genera una suzione continua a livello di flusso sanguigno con la possibilità di aspirare trombi anche voluminosi. La straordinarietà dell'intervento risiede poi anche nel fatto di aver utilizzato questo dispositivo dall'arteria del braccio evitando un discomfort per il paziente che aveva già dolore al petto e c'era un infarto in corso».

«Questo risultato è il frutto di un grande lavoro di squadra - ha concluso Alessandro Ferrara, responsabile del reparto di Emodinamica -. Siamo riusciti in questi anni a formare un equipe di numerosi operatori giovani implementando anche l'apparecchiatura in dotazione con tecnologie avanzate. Tutto questo grazie ad una efficace organizzazione interna, grazie al primario ad una direzione generale che ci ha supportato e ci permetterà forse quest'anno di rientrare nei primi cinque centri d'Italia per numero di angioplastica e per il trattamento dell'infarto miocardico».