«Si comunica che a far data dal 4 novembre 2019 ritornerà ad essere assicurata, presso lo stabilimento ospedaliero di Cetraro, l'attività h24 del reparto di Ginecologia, assicurando altresì le prestazioni di consulenza di Pronto soccorso ostetrico». Così era scritto in un documento di una settimana fa a firma del direttore dello spoke Cetraro-Paola, Vincenzo Cesareo. Ma oggi, che è 4 novembre, si apprende che il reparto non sarà riattivato nelle ore notturne e per i cittadini dell'intero comprensorio si tratta dell'ennesimo pugno allo stomaco. Il Tirreno cosentino, infatti, è una lunga striscia di terra che si estende per oltre 100 km dove la sanità, più che altrove, è ridotta a brandelli, i servizi sanitari sono centellinati e dallo scorso 5 agosto non è più possibile partorire. Il ristino h24 del reparto di Ginecologia (attualmente operativo esclusivamente dalle 8 alle 20) è fondamentale per la riapertura del Punto nascita, le cui attività risultano sospese da agosto scorso. s

La nota del neo primario Cannizzaro

Ma cos'è che impedisce alla sanità altotirrenica di tornare a una parvenza di normalità? Questa volta a mandare all'aria le disposizioni di Cesareo, c'è il neo direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Cetraro, Angelo Cannizzaro, che in una nota inviata agli uffici interessati, ha fatto sapere, testualmente, che «pur essendo lodevole l'impegno assunto dal direttore dello spoke Cesareo disponendo l'apertura h24 della Ginecologia e assicurando contestualmente le prestazioni di pronto soccorso di natura ostetrica, ciò espone le gestanti e i sanitari ad elevati rischi medico-legali». Cannizzaro era arrivato terzo nella graduatoria del concorso espletato nel 2017 per l'affidamento dell'incarico a direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Cetraro. Ai primi due posti si erano piazzati i medici Raffaele Misasi e Gaetano Gigli, ma entrambi ad ottobre scorso hanno rifiutato il posto e di conseguenza la nomina è toccata a Cannizzaro, che invece ha accettato.

Le preoccupazioni di Cannizzaro

Angelo Cannizzaro è cauto. Sa bene che i pazienti, ma anche i medici, sono vittime di un sistema sanitario che, in Calabria, fa acqua da tutte le parti. Un sistema che pone le vite delle persone in equilibro precario. Cannizzaro lo ha provato sulla sua pelle. Il suo nome, infatti, compare tra i sei indagati per la morte di Santina Adamo, la donna di 36 anni che perse la vita a luglio scorso dopo aver dato alla luce il secondo figlio nel nosocomio cetrarese. Quella notte, tra le altre cose, nell'emoteca c'era una sola sacca di sangue compatibile, a fronte delle 4 obbligatorie per legge, e la mamma di Rota Greca è deceduta quando era ancora in attesa di ricevere altro sangue dal centro trasfusionale più vicino. La magistratura di Paola ora indaga per capire se la tragedia ha anche responsabilità mediche. Al momento, si sa con certezza che la tragedia di Tina ha portato alla luce una miriade di criticità che perduravano da tempo, tutte messe nero su bianco durante le ispezioni amministrative effettuate dal pool del risk management provinciale e regionale e dagli ispettori ministeriali. Per questo, il 5 agosto scorso, il punto nascita è stato momentaneamente sospeso. Tra le criticità da risolvere, c'era anche l'assenza di un direttore del reparto. A settembre, poi, la sospensione era toccata anche al reparto di Ginecologia, perché l'Asp di Cosenza aveva disposto il trasferimento di alcuni medici all'ospedale di Corigliano Rossano e la copertura dei turni non poteva più essere garantita.

I motivi del dissenso

Nella documento, Cannizzaro spiega i motivi per i quali il reparto di Ginecologia non può essere riaperto h24, così come il pronto soccorso ostetrico. «L'annuncio della riapertura h24 di Ginecologia ha ingenerato in alcune fasce della popolazione serie incomprensioni» perché queste avrebbero «scambiato le prestazioni ostetriche di Pronto Soccorso come riapertura del punto nascita». All'ospedale di Cetraro, sia ben chiaro, non è possibile partorire in alcun modo. Di conseguenza, in presenza di pazienti in emergenza ostetrica, si verificherebbe l'impossibilità di trasferirle con il 118 in tempi brevi e ciò potrebbe generare un conflitto medico-legale. Non solo, il trasferimento in ambulanza all'ospedale hub di Cosenza, considerata la situazione orografica e possibili condizioni meteo avverse, metterebbe a serio rischio la vita delle pazienti in condizioni critiche. In ultimo, Cannizzaro sottolinea che il reparto è ridotto a sole 8 unità, di cui una dislocata a Corigliano Rossano, e pertanto non si potrebbe organizzare una corretta turnazione.

La risposta di Vincenzo Cesareo

«La disposizione - spiega il direttore sanitario nella nota di risposta - tendeva a lanciare un chiaro messaggio di fiducia nei confronti della Uoc di Ostetricia e Ginecologia di Cetraro, mortificata da una sospensione che dura ormai da 3 mesi e che ha lasciato senza riferimento 150 km di costa». Cesareo, inoltre, era certo di poter garantire il servizio. «C'è una congruità di personale minimo medico e professionale atto a a garantire assistenza e sicurezza ostetrica/ginecologica h24». Le preoccupazioni di Cannizzaro vengono comunque accolte e condivise dal direttore sanitario, a patto che «si provveda a organizzare la mobilità di tutto il personale in esubero presso le Uoc di Ginecologia/Ostetricia dell'Asp di Cosenza, circostanza che servirebbe anche per la valutazione dei requisiti minimi tendente alla riapertura del punto nascita».

 

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