Il consigliere regionale chiarisce i contorni dell’operazione che prevede il passaggio alla Regione del pacchetto azionario al prezzo simbolico di un euro: «I creditori continueranno a esercitare il loro diritto di voto e di veto nell'assemblea»
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«Non l’ha spuntata proprio per niente Occhiuto». Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo (deMa) non fa sconti sulla vicenda Sorical e sull’emendamento con cui il blitz della maggioranza di Palazzo Campanella ha trasformato le “Misure di rafforzamento del servizio sanitario regionale” già all’ordine del giorno del Consiglio regionale di ieri, in una vera e propria legge omnibus.
D’altra parte con l’emendamento fortemente contestato in aula dalle opposizioni, si è data autorizzazione a comprare, ad un prezzo simbolico di 1 euro, le quote del socio privato di Sorical Spa che quindi diventerà totalmente pubblica.
«Ho dovuto però ricordare, per smorzare facili entusiasmi – ribadisce oggi Lo Schiavo - che si sta comprando a questo prezzo perché su quelle quote continuerà a gravare il pegno a favore del fondo governativo tedesco (creditore di decine di milioni di euro) che continuerà quindi ad esercitare il suo diritto di voto e di veto nell'assemblea della società nella sua nuova compagine. Ovviamente i tedeschi non mollano. Nonostante quindi il giubilo della maggioranza, ho dovuto riportare la discussione alla realtà dei fatti».
E i fatti, nella ricostruzione del consigliere del gruppo “de Magistris presidente” raccontano che Sorical continua ad essere azzoppata da debiti prodotti da chi ha consentito a fondi speculativi e ai privati di poter lucrare sull'acqua pubblica calabrese.
«Ancora deve iniziare la vera partita del risanamento della società che dovrà gestire il sistema idrico regionale e spero che tutti questi debiti alla fine non li debbano pagare come al solito i cittadini calabresi. Per questo ho ribadito al presidente Occhiuto che noi non rimarremo silenti o subalterni nel nostro ruolo di opposizione, ma che con lealtà ci troverà sempre dalla stessa parte nel dare il nostro contributo tecnico o politico a tutela dei diritti dei calabresi».