I rifiuti insozzano le strade e distraggono da una visuale altrimenti impareggiabile: sulla collina di Arghillà, a dominare lo Stretto, è ancora il degrado e la ribellione civile prosegue con troppe incertezze. Causate dalle istituzioni cittadine e da quelle regionali, in questo caso, che dopo essere state al fianco delle associazioni – istituendo quel “tavolo di quartiere” a lungo invocato – ora non danno risposte sul problema dei proplemi che qui avvertono. «Il vero bubbone – spiega Giuseppe Naim del Coordinamento di quartiere – è l’occupazione abusiva degli alloggi, diventata una sorta di alibi per non assicurare quella manutenzione che si rende necessaria».

C’è un fermento sociale nuovo, nel rione che paga ancora per un peccato originario che ha reso disumanizzante un’urbanistica nata oltre 30 anni con gradevoli intenzioni. «Si è voluto creare un ghetto – sostiene Giovanni Votano, presidente del Coordinamento – trasferendo in massa i rom e decidendo di non distribuirli bensì di concentrarli nelle stesse palazzine».

C’è una Arghillà che sta reagendo attraverso il volontariato. «C’è un racconto nuovo che si sta imponendo», spiega Francesca Altomonte che opera nel Centro sanitario di prossimità, «la gente di qui ha preso consapevolezza», le fa eco una volontaria che sta curando l’orto sociale. Uno sforzo che, però, si infrange contro il muro che sembra di indifferenza delle istituzioni, chiamate con un gesto concreto a spezzare il legame tra illegalità e degrado.

«Il 30 giugno – prosegue Naim – scadono i termini per avvalersi di una legge regionale che aiuta per la messa in regola degli abusivi. Noi stessi abbiamo aiutato i cittadini a compilare le domande e la risposta è stata formidabile da parte di chi vuol passare dalla condizione di occupante abusivo a quella di cittadino in regola: oltre 200 istanze che però non hanno avuto risposta fin qui». C’è una grande occasione, morale oltre che pratica, e la spiega Laura Bevilacqua una signora che vive in uno degli almeno 500 alloggi occupati abusivamente. «Voglio essere in regola – dice – dopo una situazione che si protrae da quando non potendo pagare l’affitto di un appartamento che avevo altrove, ho accettato di subentrare ad un mio amico che era assegnatario ad Arghillà».

C’è il rischio che il termine del 30 giugno passi invano ed è per questo che è stato chiesto al Comune, all’Azienda regionale Aterp e alla sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, la convocazione di un tavolo specifico che acceleri le pratiche. «Non abbiamo ricevuto nessuna risposa alle nostre sollecitazioni», conclude Votano, e Naim incalza: «Sapere che fine fanno le domande presentate è un diritto minimo che hanno questo persone che hanno dimostrato una concreta volontà di combattere l’illegalità».