Il prossimo 3 maggio il reggino vice capogruppo degli azzurri a Montecitorio relazionerà sul punto più critico del decreto che si vuole convertire in legge: il reperimento delle risorse e l'impatto sui conti dello Stato
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Si viaggia spediti con l’iter procedurale che pone le basi all’approdo definitivo del Decreto Ponte sullo Stretto in aula, a Montecitorio, per la conversione in legge. Il decreto parla calabrese, visto che dopo il vice capogruppo del carroccio alla Camera, Domenico Furgiuele (Lega) relatore in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, toccherà ad un altro calabrese vestire i panni di relatore in una della Commissioni strategiche, la V Bilancio, peraltro presieduta dal coordinatore regionale azzurro Giuseppe Mangialavori.
Sfogliando il calendario dei lavori dell’organo parlamentare, mercoledì 3 maggio, approderà in sede di Commissione il Decreto Ponte. A relazionare per la maggioranza sarà il vice capogruppo di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, nominato relatore di quel decreto formalmente intitolato “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”, che di fatto getta le basi per la costruzione del Ponte sullo Stretto.
I costi dell’opera da reperire con la legge di Bilancio
L’organo parlamentare è chiamato ad esprimere pareri obbligatori relativamente ai disegni di legge che comportino nuove spese, o eventuali diminuzioni di entrate, o che contengano disposizioni rilevanti ai fini delle direttive e delle previsioni del programma di sviluppo economico. Le pronunce della V Commissione hanno grande valenza da un punto di vista procedurale; il passaggio del Decreto in questa Commissione è sostanziale, perché verifica l’impatto che il provvedimento avrà sui conti pubblici.
D’altra parte una delle opposizioni più ferme al faraonico progetto del Ponte, è proprio legato al reperimento delle risorse. Proprio a metà aprile con l’allegato Infrastrutture al Def sono stati resi noti i costi aggiornati dell’opera, che al momento ammontano a 14,6 miliardi. Di questa cifra, 13,5 miliardi serviranno per la struttura in se, mentre di 1,1 miliardi è la previsione delle risorse occorrenti per le opere complementari al collegamento ferroviario «lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi». Ancora da stabilire, invece, l’entità economica delle opere di «ottimizzazione e complementari alle connessioni stradali», considerate comunque di minor impatto economico e quindi da definire con i prossimi contratti di programma con Anas.
Proprio in corrispondenza della pubblicazione dell’allegato Infrastrutture il Ministero delle Infrastrutture si è affrettato a chiarire che le risorse saranno reperite con la legge di Bilancio, «come sempre avviene per tutte le grandi opere inserite nella programmazione del Def».
Recentemente, nel corso di una puntata di Perfidia, il talk politico di LaC Tv, proprio Furgiuele chiarì da relatore del decreto Ponte, rispondendo ai dubbi dello studio, che il Ponte sarà fatto in project financing e che si pagherà un pedaggio, e sarà un’opera co-partecipata dalla società Stretto di Messina.
In esame anche gli emendamenti
Negli stessi giorni, e cioè tra il 2 e il 4 maggio prossimi, il Decreto sbarcherà nuovamente in Commissione Trasporti, dove verranno sottoposti all’esame gli emendamenti presentati in questi giorni. Tra questi, se ne registrano almeno due presentanti dallo stesso Francesco Cannizzaro. Con uno di questi si chiede sia riconosciuto alle regioni Calabria e Sicilia la facoltà di adottare “entro 60 gg dall’approvazione del progetto definitivo, sentiti gli enti locali interessati, un piano integrato condiviso finalizzato ad adeguare il sistema del trasporto pubblico locale e regionale nell’area dello Stretto alle esigenze di mobilità derivanti dalla realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria”. Con l’altro, invece, con riferimento agli approdi, si chiede che sia riconosciuta all’Autorità di sistema portuale dello Stretto la facoltà di “individuare i progetti prioritari necessari all’adeguamento delle infrastrutture esistenti e avviare un percorso di rifunzionalizzazione delle stesse”.