Coperta corta

I fondi per l’alta velocità (e per la sanità) in Calabria usati per raddoppiare le risorse della Zes unica

La dotazione del credito d'imposta per la Zona economica speciale passa da 1,6 miliardi a 3,2 ma i soldi sono stati presi da altri investimenti destinati al Sud. Fra questi anche il Fondo complementare al Pnrr che finanziava la progettazione del tracciato dell'Av fino a Reggio

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di Massimo Clausi
27 agosto 2024
06:15

Sull’alta velocità in Calabria non c’è solo un problema di tempi, ma anche di soldi. Un punto diventato ancora più complesso dopo il raddoppio della dotazione finanziaria sul credito d’imposta per la Zes unica. Gli imprenditori hanno giustamente esultato per il raddoppio della cifra dopo le polemiche pre estive sul credito d’imposta. La coperta economica del Paese, però, è corta. Per passare allora da uno stanziamento da 1,6 miliardi a 3,2, il Governo con il decreto “Omnibus” del 10 agosto scorso, ha dovuto spolpare altri fondi.

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Fra questi c’è appunto un taglio al Fondo complementare nazionale del Pnrr, proprio quella voce in cui erano stati stanziati i fondi per dare un futuro all’alta velocità calabrese. In particolare lì erano stati messi i soldi per la progettazione del tracciato che dovrebbe, condizionale quanto mai d’obbligo, portare l’alta velocità sino a Reggio Calabria. Il taglio complessivo è di 750 milioni e comprende strade, porti, ferrovie e anche la Salute (per 67 milioni). C’è il rischio quindi che anche i fondi per la progettazione possano essere tagliati.


A questo si deve aggiungere che è stato spolpato anche il fondo perequativo infrastrutturale che doveva servire a ridurre i gap fra le varie regioni, a favore ovviamente di quelle meridionali. Proprio quel fondo che il Pd, durante il dibattito parlamentare sul Ddl Calderoli, aveva chiesto di riattivare con una serie di emendamenti (tutti respinti) come precondizione per varare l’autonomia differenziata, ben prima della definizione e finanziamento dei Lep. Questo fondo, che ammontava a 4 miliardi, è stato però azzerato lo scorso anno e non si sa se verrà ripristinato.

Dalla forbice del Mef non poteva poi sfuggire (ormai è un classico) il Fondo Sociale di Coesione, da cui il Governo già aveva attinto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Nella manovra del 2024, in particolare, un terzo del costo dell’opera, ovvero 1,6 miliardi, erano stati prelevati da qui, sottratti in particolare a Calabria e Sicilia. Sa quindi di una vera e propria beffa il raddoppio dello stanziamento alla Zes unica che da una parte sembra dare soldi al Meridione, ma dall’altra, come in un gioco di prestigio, li toglie

E il futuro sembra ancora più incerto se consideriamo che secondo alcune stime per la prossima manovra serve reperire almeno diciotto miliardi (venti se si vuole rifinanziare la Zes unica). Soldi che sembrano difficili da trovare. Figuriamoci quindi se il Governo troverà quelli necessari a finanziare i famosi Lep.

Giornalista
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