«Apprendiamo le notizie inerenti il partito dai giornali». Giudizio unanime: comunicazione interna inesistente, coinvolgimento dei circoli e delle segreterie provinciali pari allo zero. Il Partito democratico è non pervenuto e fioccano così le autosospensioni dagli incarichi, motivate in primo luogo da una sorta di protesta e finalizzate a suonare la sveglia. 

Generali senza esercito

«Un partito con generali ma senza esercito» azzarda un'azzeccata metafora l'ormai ex segretario del circolo e consigliere comunale di Marcellinara, Giovanni Torcasio, autosospeso dall'incarico e che non usa giri di parole attribuendo precise responsabilità: «Io mi autosospendo ma rimango all'interno del Partito democratico perché credo nei valori fondativi di questo partito. Mi autosospendo per non essere complice di questa classe dirigente fallimentare. Colpe che non possono essere attribuite solo al commissario - che ha responsabilità chiare e nette - ma anche a quei dirigenti che lo hanno coadiuvato ma che ancor prima coadiuvavano chi ha preceduto Stefano Graziano e hanno portato al fallimento di questo partito in Calabria». 

Organi mai insediati

Parole amare, dettate soprattutto da una inconcludente gestione per l'individuazione della candidatura alla presidenza della Regione e che dopo il passo indietro di Maria Antonietta Ventura ha dato la stura a ulteriori dissensi e malumori. «Io non lascio il partito, interrompo in questo momento la partecipazione attiva alle iniziative politiche. Resto e continuo a militare nel Partito democratico perché mi sembra l'ultimo baluardo di democrazia che vi è ancora in questo Paese» precisa Fabio Guerriero, componente del direttivo regionale, organo istituito all'indomani delle ultime elezioni regionali e che avrebbe dovuto coagulare le esperienze dei 24 candidati oltre ai segretari provinciali ma mai convocato. 

Grido di allarme

«Purtroppo dalle ultime elezioni regionali - spiega Fabio Guerriero - il partito è venuto meno a quelle che erano le necessità manifestate dai più di doversi confontare sul percorso politico. Tutto ciò è venuto meno e il mio vuole essere più un grido di allarme per sollecitare le persone che hanno responsabilità ad attivarsi affinché la politica torni ad essere padrona della scena politica e partitica in Calabria». Giudizio senza appello, confermato anche dall'ex segretario del circolo di Marcellinara: «La mia decisione proviene ancha da una condivisione con il mio circolo, gli amministratori locali del Pd non sono mai stati coinvolti. Tutti gli organi sono stati privati dalla loro funzione, non vengono coinvolti nelle scelte del Partito democratico».

Progetto fallito 

«Il commissario regionale ha fallito ma non oggi, già nel 2020 dopo la ritirata di Callipo, candidato che avrebbe dovuto intraprendere un percorso di apertura verso il civismo - dichiara Torcasio - Bisogna tornare alla logica dei territori, dei circoli, degli amministratori, ripartire dalla base. E non lo chiedo solo per il mio partito ma anche per i componenti della coalizione perché non so se la base del M5s è stata ascoltata o la base di Articolo 1 è stata ascoltata. La Calabria viene gestita da bande romane che utilizzano il nostro territorio come merce di scambio». 

Tutti d'accordo sulle responsabilità

L'unica sintesi, per ora possibile all'interno del Pd, è quella dell'attribuzione di responsabilità nella gestione di un partito ormai allo sbando: «Quelle di non aver coinvolto sin dal primo momento, subito dopo aver perso le ultime elezioni regionali, di non aver convocato gli organismi per discutere le ragioni di una sconfitta e per rilanciare l'azione politica di un partito che è fortemente radicato in tutto il territorio regionale. Purtroppo a me dispiace che si sia fatto un repulisti generale assimilando chi aveva operato bene con chi aveva operato male. Certo è che chi ha operato male deve essere messo nell'angolo e così è stato ma i tanti bravi amministratori vanno valorizzati e il loro contributo diventa oggi indispensabile per trovare un progetto capace di risollevare la Calabria».

Dimissioni di Cuda

Ma non da ultimo a mollare era stato anche il segretario provinciale del Pd, Gianluca Cuda, le sue dimissioni annunciate sulla sua pagina Facebook per motivi personali. Oggi ha dichiarato di essere intenzionato a convocare a breve una direzione provinciale per formalizzare il passo indietro ma non tutti sono d'accordo: «Le dimissioni di Gianluca Cuda vanno subito rigettate - spiega Fabio Guerriero -. È necessario convocare l'organismo provinciale e va fatta una discussione politica nel merito. L'esperienza del segretario non può essere messa da parte e Cuda deve far parte di questo ragionamento politico».