Mario Oliverio stavolta ha deciso: non un solo passo indietro nella lotta per la difesa della sanità pubblica sempre da privilegiare rispetto a quella privata. Lo scontro senza quartiere che sta andando in scena a Cosenza dopo l’esplodere dell’affaire legato alla famiglia Greco, si sta trasformando in una guerra tra modelli diversi di gestione della sanità. Uno statalista, attento al welfare e alle esigenze degli ultimi. L’altro che apparterrebbe, invece, agli interessi dei privati, del libero mercato e delle pressioni per monetizzare fondare patrimoni, anche sulla salute dei cittadini. Lo scontro, messo in questi termini, sembra premiare la linea di Oliverio. Almeno a giudicare dal documento che ieri hanno sottoscritto 270 sindaci, molti di loro renziani, e di numerosi amministratori che hanno sposato a pieno la scelta di Mario. Quasi a voler evidenziare una presa di posizione ferma delle Istituzioni a difesa del diritto della salute che deve essere tutelato per tutti e prevalentemente all’interno di strutture pubbliche. Significative, peraltro, le adesioni del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà (altro renziano doc), di Vibo Valentia Elio Costa, di Pizzo Gianluca Callipo, di Castrovillari Domenico Lo Polito, di Corigliano Giuseppe Geraci, di Montalto Pietro Caracciolo, di Rossano Giuseppe Antoniotti, e dei Presidenti delle Province di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, di Catanzaro Enzo Bruno e di Crotone Giuseppe Vallone. «La citazione rivolta da un gruppo imprenditoriale privato che opera nella sanità calabrese nei confronti del presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio è un atto di inaudita gravità – si legge nel documento - E’ un atto che si configura come una vera e propria intimidazione alla funzione istituzionale interpretata dal goverantore. Infatti, la tesi sostenuta a supporto della iniziativa di querela è abbastanza ardita quanto inquietante. Oliverio avrebbe il torto di aver diffamato soltanto perché ha difeso la sanità pubblica. Oltretutto, il Presidente Mario Oliverio, già al momento di chiedere la fiducia per il mandato che i calabresi gli hanno conferito, si è pronunciato a difesa della sanità pubblica e per la regolamentazione della integrazione con il privato. E’ evidente che ad essere lesa e messa in discussione è l’autonomia e la sovranità della funzione istituzionale e non la presunta immagine di un singolo privato».

Alla carica dei 270 che comincia a far tremare il commissario Scura si è poi aggiunta il segretario regionale Ernesto Magorno, che pare voler legare sempre di più il suo destino a quello del governatore. I due, dopo essersi osteggiati ferocemente prima delle scorse elezioni regionali, adesso sembrano aver legato in maniera indissolubile i propri destini. Ad un certo punto Oliverio ha pensato di poter controllare il partito calabrese con un segretario debole e di minoranza. Poi Magorno ha capito che legarsi al governatore è l’unico modo per rimanere in sella e tentare di affrontare la tempesta interna ai democrat.
Adesso l’ultima sottoscrizione al patto di ferro. L’esplosione dello tsunami cosentino nella gestione della sanità ha messo a ferro e fuoco il partito e lo stesso governo regionale. Nel pieno di una simile burrasca Oliverio ha deciso di tenere ferma la barra e di tutelare la propria immagine, i propri diritti e le proprie prerogative anche per via legale. E al suo fianco, oltre ai fedelissimi e alla stragrande maggioranza dei rappresentanti istituzionali calabresi, si trova anche un Ernesto Magorno pronto a mettere in discussione perfino il ruolo di Scura che lo stesso premier ha inviato in Calabria per gestire il comparto.
«Nella sanità – ha fatto sapere Magorno con una nota - è necessaria chiarezza di atti e comportamenti. E in questo senso invito il commissario ad acta alla sanità Massimo Scura a rendere pubblici a tutti i calabresi gli atti da lui proposti rispetto alla vicenda dei budget delle cliniche e degli istituti sanitari privati convenzionati. Siamo al fianco del presidente Oliverio: le opinioni espresse nell'assemblea regionale del partito in ordine al ruolo della sanità pubblica nella nostra regione sono legittime e assolutamente condivisibili. Non è ammissibile che venga citato in giudizio per rispondere di legittime opinioni».
Nel momento di massima difficoltà, insomma, Mario ed Ernesto hanno deciso di provare insieme a fare quadrato. E, a questo punto, insieme supereranno la prova o insieme falliranno.

 

Riccardo Tripepi