«Il responso delle urne è, purtroppo, inequivocabile: la ricerca del consenso senza la cura del territorio porta a risultati grami come quello che raccogliamo come M5S». Non ha usato certo giri di parole Roberta Lombardi, assessore uscente alla Transizione ecologica della Regione Lazio, esponente di vecchio corso del M5S nel commentare il risultato delle regionali.

In effetti se il trionfo del centrodestra era abbastanza annunciato sia in Lazio sia in Lombardia, se è vero che il Pd ha tenuto rispetto ai suoi numeri tradizionali, la vera sorpresa di queste elezioni è stato proprio il M5s, lontanissimo in ambedue le regioni dai risultati ottenuti alle recenti politiche. Certo è difficile paragonare le due elezioni, politiche e regionali, che non solo hanno meccanismi elettorali diversi, ma anche dinamiche politiche differenti.

Nelle regionali contano due cose. La prima è l’attrattività del candidato, la seconda i consensi e storicamente il M5s non ha campioni di preferenze. Colpa della genesi del MoVimento che teorizzava l’uno vale uno e il limite dei due mandati, proprio in contrapposizione alla casta dei politici di professione. Dopo l’esperienza al Governo, però, è risultato evidente che questi limiti dovessero superarsi ed è iniziato il viaggio del MoVimento verso una forma simile a quella dei partiti tradizionali.

Così lo stesso Giuseppe Conte, subito dopo la sconfitta alle regionali, ha dichiarato che nel giro di 24 ore avrebbe nominato i nuovi coordinatori provinciali grillini in tutta Italia: «Ci mancano - ha detto - per avere un dialogo più costante e serrato che è quello di cui abbiamo bisogno». Questa organizzazione territoriale, in realtà era attesa da circa due anni, perché, in assenza di regole, il M5s sui territori è come se fosse imbavagliato. Le nomine sono arrivate in serata, per tutta Italia tranne che in Calabria e Sicilia. Il caso Calabria, sotto questo aspetto, è esemplare.

Qui manca non solo il coordinatore provinciale, ma anche quello regionale visto che l’ex deputato Massimo Misiti si è dimesso dal ruolo tre mesi fa e non è mai stato sostituito. In questo quadro la Calabria certamente non può avere i suoi coordinatori provinciali che vanno appunto concordati con quello regionale. L’effetto, come dicevamo, è una specie di imbavagliamento. Nessuno parla perché, eletti a parte, nessuno si sente di avere titolo per farlo. Se c’è un incontro cittadino, organizzato da partiti, quale iscritto è abilitato a parlare a nome del MoVimento? A chi possono rivolgersi militanti e simpatizzanti per segnalare un problema del territorio o per contestare una presa di posizione politica? Non si capisce bene. Altro elemento da considerare è che la base del M5s sta cambiando pelle sotto la guida di Giuseppe Conte che strizza l’occhio all’ala sinistra del Pd. Certo resiste uno zoccolo duro della vecchia base che di queste contaminazioni non ne vuole sentire parlare, ma certamente anche i Meet Up hanno perso la forza propulsiva degli inizi.

Insomma i grillini calabresi da tempo attendono che Conte sblocchi la situazione. Secondo indiscrezioni nella prossima settimana Conte incontrerà a Roma i parlamentari e i consiglieri regionali per trovare la quadra. Per ora su chi sarà il coordinatore non c’è alcuna certezza ma le solite indiscrezioni. Le più accreditate, come vi abbiamo già anticipato, indicano nella deputata Anna Laura Orrico il futuro coordinatore. Ma ancora non c’è nulla di scontato e potrebbero esserci delle sorprese. Conte potrebbe optare per qualche ex parlamentare rimasto fuori gioco o dal risultato elettorale o dal criterio dei due mandati oppure ancora potrebbe optare per una scelta esterna alla Calabria. Intanto la base preme per avere una struttura territoriale. Sono due anni che aspetta una riorganizzazione territoriale che non arriva mai. Non è arrivata nemmeno oggi e chissà quando arriverà.