L’ex parlamentare pronta allo strappo punzecchia i dem e confessa che tra Irto e Falcomatà preferisce (esteticamente) il secondo. Al centro dell’ultima puntata anche i dubbi di Francesca Pascale sulla leadership di Antonio Tajani e la possibilità che Roberto Occhiuto lo sostituisca. «È più bravo come politico che come amministratore», concordano gli ospiti
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La complicata settimana della nostra politica è stata al centro dell'ultima puntata di Perfidia di Antonella Grippo. Mentre gli italiani sono anestetizzati dal Festival della canzonetta, nel Paese si registra uno scontro fortissimo fra i poteri dello Stato. Un conflitto analizzato in studio dal giornalista Domenico Martelli e dall'ex parlamentare Doris Lo Moro candidata ormai alla carica di sindaco di Lamezia Terme, con o senza il Pd come ha confessato in trasmissione.
L'ex parlamentare ha infatti smentito la presenza di più candidati per la carica, visto che Giannetto Speranza si è ormai tirato fuori dalla corsa. Ha anche sottolineato che il suo eventuale concorrente comunque non è un iscritto del Pd al contrario di lei. Il problema allora è la vocazione del segretario regionale, Nicola Irto, a tenere dentro tutti ad ogni costo, ma così si finisce per perdere. Perciò, forte della consacrazione del Pd territoriale, la Lo Moro ha detto che lei andrà avanti, anche senza il simbolo del partito. Certo questa ipotesi la farà non poco dispiacere.
Ma il clou della puntata è stata la politica nazionale; vista da Sud, ovviamente. Ad impreziosire la puntata gli estratti di alcune interviste alle prime file della politica nazionale registrate nella nostra sede di via Condotti.
Altri temi affrontati nel dibattito è il futuro di Forza Italia che per Francesca Pascale ha in Antonio Tajani una leadership troppo ragionieristica. Si è detta d'accordo anche la Lo Moro sottolineando come in questo momento storico con Salvini che è in caduta libera e la Meloni che ha problemi di classe dirigente, Fi ha praterie politiche davanti a sè. Un discorso che chiama direttamente in causa Roberto Occhiuto che secondo gli ospiti ha più il piglio del leader politico che quello dell'amministratore regionale.
Si è discusso a lungo di giustizia e immigrazione. La Lo Moro ha definito ruvido il dibattito sulla separazione delle carriere, mentre Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo, in collegamento da remoto, ha sottolineato il paradosso di un Governo che inasprisce le pene in tema di sicurezza e diritto di manifestare, mentre vuole riformare la giustizia. Un'ipocrisia, secondo Cremaschi, che va letta come il tentativo di sbattere in galera la povera gente e trovare mille scudi per la casta.
Una finestra è stata aperta poi sulla promozione territoriale con l'intervento di Maria Martino, responsabile comunicazione delle “Terre del Bussento” un'associazione che fa marketing territoriale per il basso Cilento e il suo immenso patrimonio non solo enogastronomico, ma anche culturale e ambientale. A sorpresa la Martino ha anche annunciato da Sanremo che l'associazione consegnerà un premio alla Grippo per l'attività culturale svolta a favore del Cilento.
Nella coda si è finiti, inesorabilmente, col festival di Sanremo. Grippo ha confessato che il suo idolo è Achille Lauro e ha spazzato via il troppo miele di cui è pregno Dario Brunori e che rischia di invischiarlo nella “retorica della scirubetta”.
Ultima annotazione il confessionale della stessa Lo Moro che ha dichiarato di preferire esteticamente Giuseppe Falcomatà a Nicola Irto. Magari ha inciso anche l'eccessiva prudenza nelle scelte del segretario regionale.