Dalla drammatica morte del candidato Ernesto Caselli a una foto che sta infiammando il web, ecco cosa si ricorderà dell'ultima tornata elettorale
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In principio dovevano essere 9 i Comuni del Tirreno cosentino ad andare al voto lo scorso 26 maggio, ma poi un drammatico evento ha messo momentaneamente fuori dai giochi la città di Diamante. Ad ogni modo, queste elezioni amministrative 2019 rimarranno impresse nella memoria di molti per lungo tempo, nel bene e nel male. Vediamo quali sono stati gli eventi che le hanno caratterizzate.
La morte di Ernesto Caselli
A 8 giorni dalla data del voto, uno dei due candidati a sindaco della città di Diamante, Ernesto Caselli, si spegne prematuramente sul divano di casa sua stroncato da un malore. La comunità resta sotto shock e i funerali, celebrati il giorno seguente, diventeranno una delle pagine più tristi e straziati della pagina calabrese. Le elezioni vengono rinviate al 7 luglio.
La candidatura di Ernesto Magorno
Non è passata nemmeno una settimana dalla drammatica dipartita di Caselli quando l'amico, il senatore diamantese Ernesto Magorno, tiene un comizio politico in una piazza entusiasta. Tanta fretta solo per comunicare alla sua gente che è pronto a "immolarsi" per il bene della comunità e candidarsi a consigliere comunale, dopo che l'investitura a sindaco in sostituzione di Caselli non è andata in porto. Tutto chiaro. Solo una domanda: qual è la reale necessità di un senatore della Repubblica, già deputato, già due volte sindaco della città, di tornare tra gli scranni del consiglio comunale?
La bufala sulla candidata chiacchierata
Se almeno una volta il clan 'ndranghetistico dei Muto non viene infilato nel gossip, la campagna elettorale della costa tirrenica cosentina non ha senso di esistere. Anche questa volta la tradizione si è rinnovata e in pratica è accaduto che più cittadini hanno segnalato a un giornale, che ha giustamente accolto l'istanza, di uno zio verosimilmente collegato agli affari del boss Franco Muto sorpreso a girare casa per casa a chiedere il voto per la nipote. Ma la storia, in realtà, è tutt'altra di come gli ignoti segnalatori l'hanno raccontata. L'uomo a cui si fa riferimento nella vicenda è stato arrestato una trentina di anni fa e ha pagato tutti i suoi debiti con la giustizia. Da allora sembrerebbe non aver mai avuto più problemi con la legge e nel frattempo il boss cetrarese è finito al carcere di Opera, ben isolato dalla società, dove sta scontando la condanna al 41bis. Le persone a cui l'uomo avrebbe chiesto il voto non sarebbero state minacciate in alcun modo, tanto meno da una qualche malcelata cosca di 'ndrangheta. Anche perché, accantonati i remoti problemi di giustizia, oggi l'uomo gode del rispetto della gente proprio per la capacità di aver saputo ricostruire la sua vita lontano dai guai. Se il tentativo di chi ha "denunciato" era quello di togliere consenso alla candidata, sappia che l'effetto sortito è stato l'esatto contrario: la donna è risultata tra le più votate della lista e siederà in maggioranza.
Il grande bluff
Perdere è sempre una gran rottura, ma perdere per poco è anche peggio. Si dice addirittura che in una competizione sia meglio arrivare ultimi che secondi. Peggio ancora per chi arriva secondo e ultimo contemporaneamente e lo fa in una tornata elettorale, per una manciata di voti. E' il caso di Mauro Avolio, candidato a sindaco di Acquappesa, e Nicola Bruno, aspirante primo cittadino di Longobardi, che hanno visto sfumare la vittoria per un soffio. Il primo ha perso per 11 voti, il secondo per 15. Ad Acquappesa la sfida è finita 571 a 560, a Longobardi 799 a 784.
Presunti brogli a Verbicaro
La campagna elettorale di Verbicaro è stata forse la più avvelenata di tutte, fino all'ultimo momento. Quando la vittoria di Francesco Silvestri era ormai chiara e netta, Felice Spingola, leader di Rinascita Verbicarese (che ha perso per 49 voti), ha annunciato presunti brogli, dichiarando che avrebbe inoltrato un esposto alla procura per presunto voto di scambio nei confronti della lista vincente. Silvestri, dal canto suo, per il momento ha spicciato la pratica rispondendo così: «Come al solito ho letto la miseria del perdente che "ha perso i buoi e va cercando le corna"». Chi vivrà vedrà.
Mister 577 preferenze
La sorpresa di questa tornata elettorale è Mauro Limongi, attivista politico 32enne al suo primo ingresso in Comune, che con 577 voti ha abbattuto il record assoluto di preferenze mai registrate a Santa Maria del Cedro, quasi triplicandolo. Prima di lui a Santa Maria del Cedro aveva fatto meglio solo Ugo Vetere, riconfermato sindaco della cittadina, che nelle vesti di candidato consigliere aveva raggiunto 223 preferenze. C'è da dire che la mancanza di avversari (l'altra è una lista di responsabilità) ha contribuito ad aumentare la soglia di gradimento, ma il secondo arrivato, che pure ha superato il precedente record, è staccato di oltre 300 preferenze. Per capire la proporzione dell'evento della piccola comunità, basti pensare che dei 2.346 voti di preferenza espressi per i candidati della lista "Continuità e concretezza" (esclusi quelli apposti per la sola lista), Limongi si è accaparrato circa il 24,6%. Quasi un santamariese su quattro ha scelto di essere rappresentato da lui in consiglio comunale. La stampa locale lo ha già ribattezzato "mister preferenza". Meglio di lui, in questa tornata elettorale, solo Francesca Impieri, già assessore dell'esecutivo Enrico Granata, che a Belvedere Marittimo, dove si vota invece con la doppia preferenza di genere, ha ottenuto 986 voti e una percentuale di gradimento, all'interno della sua lista, che sfiora il 30%.
Saluto romano
Nostalgico del duce o vittima di una scatto utilizzato «artatamente» per screditarlo? Non lo sappiamo, ma l'autore della foto che in queste ore indigna il web è uno studente neoeletto in maggioranza a Fiumefreddo Bruzio ritratto mentre saluta la folla con il braccio destro teso in avanti, gesto comunemente inteso come simbolo del regime nazifascista e per questo vietato dalla legge. Insultato duramente dal web, che ne ha chiesto l'immediata espulsione dal consiglio comunale, il diretto interessato ha respinto ogni accusa di apologia al fascismo, dichiarando: «Mi rattrista l'esser finito in questa gogna mediatica, considerata la mia cultura politica, personale e familiare di assoluto rispetto della Costituzione italiana e dell'antifascismo. È antistorico immaginare che, alle porte del 2020, un laureando in scienze politiche - come lo scrivente - possa promulgare o pubblicizzare un qualunque gesto riconducibile ad un momento storico che evoca tristissimi ricordi ed ha caratterizzato negativamente il nostro Paese». Perché non credergli? Peccato solo che sulla pagina ufficiale di Casa Pound Italia, partito di estrema destra e di matrice mussoliniana per autodefinizione, il suo like di gradimento campeggi in bella vista. Ahi.
Voto di scambio
Più adatto del cacio sui maccheroni, più scontato dell'inesistenza di Mark Caltagirone, il voto di scambio è un elemento imprescindibile per ogni tornata elettorale calabrese che si rispetti. A volte inventato di sana pianta dagli avversari, altre volte palese e alla luce del sole, il tentativo di estorcere un voto rendendo qualcosa in cambio è un fatto assai comune tra gli assetati di consenso. Secondo quanto riferiscono numerosi testimoni, anche stavolta si sarebbero fatte razzie e, tra esagerazioni e qualche traccia indelebile, si è stilato il lungo elenco di favori e promesse degli aspiranti amministratori, molti dei quali hanno poi centrato l'obiettivo. Se da un lato ci sarebbero stati poveri miserabili a promettere qualche busta di latte un litro di olio in più nel prossimo pacco alimentare, dall'altro lato ci sarebbero numerose residenze concesse nell'ultimo anno a cittadini che in realtà vivono altrove, per lo più in terra campana, e che dall'imbroglio trarrebbero ingenti benefici economici. E che dire delle immancabili promesse di un posto di un lavoro. Ma siccome la concorrenza è tanta, bisogna sempre inventarsi qualcosa di nuovo e portarsi avanti con le operazioni. Così, in un angolo di paradiso della costa tirrenica, sarebbe sorto un ufficio, già operativo, in cui sarebbero stati impiegati in campagna elettorale decine di persone. Peccato che il lavoro durerebbe il tempo di qualche settimana, giusto il tempo di chiudere le urne, e che le persone inviate ad aderire al progetto siano state contattate grazie a una lista di nomi contenenti dati sensibili e inviolabili. Ma questi, per carità, sono dettagli.