«Chiudere è semplicissimo. Aprire è difficilissimo». Così il deputato 5 stelle, Elisa Scutellà, continua a sintetizzare la grande vertenza sulla riapertura del Tribunale di Rossano o piuttosto – sarebbe meglio dire – l’apertura di un nuovo tribunale a servizio del comprensorio dell’Alto jonio calabrese. Ora la vicenda potrebbe essere ad una svolta. Già perché proprio la parlamentare pentastellata, vicina da sempre alla questione giustizia nel territorio -  almeno da quando è entrata nell’emiciclo di palazzo Chigi - a seguito dell’appuntamento promosso dal Comitato per la Giustizia di Prossimità, tenutosi nel centro storico di Rossano lo scorso sabato 23 febbraio, si è presa carico di conciliare un incontro tra una delegazione dei promotori della vertenza ed il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (leggi anche: Marzo mese cruciale per le sorti del Tribunale di Corigliano-Rossano).

Le parti si incontreranno il prossimo 19 Marzo

Incontro che è giunto tempestivo e puntuale e che si terrà il prossimo Martedì 19 Marzo. A prescindere da quale sia l’esito, si tratta già di un evento cruciale. Perché per la prima volta, dopo la chiusura del presidio di Giustizia rossanese avvenuto nel lontano 2013 e dopo che sulla vicenda si sono consumate tutte le promesse possibili della politica, i cittadini riusciranno ad interloquire con il Guardasigilli.

Nuova città e ascesa criminale: la pressione sul Ministro

Non è detto, però, che l’esito della riunione sia  del tutto scontato e quindi che lo stesso Ministro possa prendere impegni certi. Ovviamente, dalla loro, il Comitato per la Giustizia di Prossimità così come anche la deputata Scutellà, che della partita vuole farne parte, porranno all’attenzione del Guardasigilli il contratto di governo Lega-5Stelle che al punto 12 richiama chiaramente alla riapertura dei tribunali. Non solo. Durante l’incontro, certamente, i rappresentanti della vertenza faranno leva su altre due questioni che appaiono cruciali e che differenziano il caso Corigliano-Rossano da tutte le altre realtà italiane che hanno subito la soppressione dei presidi giudiziari con la famigerata riforma Severino-Cancellieri. Il primo: la subentrata nascita della terza grande città della Calabria, formatasi per effetto della legge regionale Graziano e del successivo Referendum consultivo; una grande realtà urbana di 80mila abitanti ad oggi sprovvista di un Tribunale. La seconda: la presenza di una tasso elevato di criminalità organizzata, che ultimamente è ritornata a fare la voce grossa in tutto il territorio della Sibaritide, associata ad un impianto viario e di mobilità arretrato che rende difficili, se non impossibili, i collegamenti da e per il Palazzo di Giustizia di Castrovillari, riferimento per il vasto territorio ionico che si estende da Rocca Imperiale a Cariati. Con lo stesso Foro del Pollino che, è ormai noto a tutti, rimane in oggettivo affanno.

Un comprensorio di 200mila abitanti "in deficit" di diritti

Insomma, non scuse ma cause reali, che vanno da sole a rafforzare un concreto stato di bisogno e disagi per una popolazione di oltre 200mila abitanti. Cause che vanno a prescindere dal processo sulla verità rispetto alle reali motivazioni che portarono nel 2013 alla soppressione, ancora immotivata, di uno dei più antichi e strategici Tribunali della Calabria.