Doveva chiudere in bellezza la rassegna “Passepartout”, festival letterario organizzato ad Asti dalla Biblioteca Astense Giorgio Faletti. E per chiudere in bellezza aveva pensato bene di ospitare Nicola Gratteri. E fin qui tutto bene, perché il procuratore antimafia si è presentato, come da accordi, per presentare il suo ultimo libro “Non chiamateli eroi”, scritto con Antonio Nicaso. Chi invece non si è presentato all’evento è stato il sindaco della città piemontese, che non solo si è portato appresso l’intera giunta e venti consiglieri di maggioranza che come lui non si sono fatti vedere, ma che, travolto dalle polemiche, ha così risposto al quotidiano “La Stampa” che gli chiedeva conto dell’assenza: «Il nome di Gratteri non l’avevo mai sentito in 40 anni. Non lo conosco. Non so chi sia. E comunque avevo già un impegno».

Maurizio Rasero, militante di Forza Italia dopo una breve parentesi nella Lega e dal 2017 primo cittadino di Asti, ha sottolineato di non sentirsi tenuto a giustificarsi per quanto accaduto: «Stamattina in una conferenza stampa sui progetti scolastici ho chiesto a tre persone: “Sai chi è Gratteri”, mi hanno risposto tutte “No”. Sono certo che l’astigiano medio, come me, non sappia chi sia. Adesso so che è un procuratore impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata. E sono orgoglioso che sia venuto ospite del festival Passepartout. Detto ciò, io riesco a presenziare agli eventi quando posso. Non sempre posso e non mi devo certo giustificare per questo. Io comunque sono un tifoso dell’Inter, ma se mi si chiede di indicare i nomi di tre giocatori non li so. Tanto per capire come sono fatto».

Piovono polemiche

Ma l’essere fatto così non gli ha evitato la pioggia di critiche degli avversari politici. «Sarebbe stata l’occasione – si legge in una nota del Pd di Asti – per consegnare al procuratore Gratteri il sigillo della città, in segno di solidarietà e vicinanza con l’operato di tutte le donne e gli uomini che insieme a lui, ogni giorno, lottano contro le mafie. Sarebbe stato un segnale chiaro e inequivocabile per ribadire che Asti ripudia le mafie e che la politica astigiana sa bene da che parte stare. Quel sigillo che Gratteri avrebbe potuto ricevere in dono dalla città è di certo “solo” un simbolo, ma testimone della “credibilità” con cui un’amministrazione lotta contro le mafie».

«Le assenze della giunta comunale non ci stupiscono - prosegue la nota -, è la stessa giunta che voleva far uscire Asti da Avviso Pubblico, la rete di comuni contro le mafie e la corruzione; è la stessa giunta che si schiera contro la legge regionale sul gioco d’azzardo patologico, piaga sociale che crea nuove povertà e terreno fertile per l’usura, attività svolta anche dal crimine organizzato; è la stessa giunta che ora, per bocca del vicesindaco Coppo, ricorda di aver ripristinato i controlli anticorruzione, dimenticandosi che quei controlli sono un obbligo di legge (l. 190/2012) e che dunque la Giunta si è limitata ad applicare una norma».

Mentre dal Movimento 5 Stelle affermano: «Il maldestro tentativo di giustificarsi facendosi scudo del cittadino medio (che lui proprio non è) od equiparando calciatori dell’Inter a magistrati antimafia non convince nessuno e ricopre di ridicolo l’istituzione che rappresenta». E aggiungono: «Informiamo il sindaco che Nicola Gratteri è un procuratore della Repubblica, da sempre impegnato in prima linea contro la criminalità organizzata, artefice di innumerevoli operazioni contro i clan, contro i legami con i cartelli della droga messicani e colombiani, contro le ramificazioni in Lombardia. Scrittore di numerosi libri e fautore di una costante campagna culturale di legalità, anche e soprattutto nelle scuole. Vive sotto scorta dall’aprile del 1989 e il Ros dei Carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro un arsenale di armi che sarebbe potuto servire per un attentato ai danni». 

«Servono più moderazione, umiltà, senso istituzionale e meno strafottenza – concludono i 5S –. È evidente da tempo come il signor Rasero non sia adeguato per il ruolo che svolge e dopo le sue gravissime parole di oggi sarebbe opportuno rassegnare le dimissioni a tutela della città che malamente rappresenta».