Dopo Michele Emiliano, tocca al presidente della Lombardia Attilio Fontana sottoporsi al fuoco di fila di Perfidia, che prosegue così il suo viaggio tra le personalità «più di peso» nel panorama regionalistico italiano. Oltre al governatore lombardo, nell'ultima puntata della trasmissione di Antonella Grippo, hanno partecipato il direttore de “Il Dubbio”, Davide Varì, la giurista Anna Falcone, il vulcanico Francesco Toscano, presidente “Per la sovranità popolare”, e l’editorialista Augusto Bassi.

Fontana non si è sottratto al quesito della perfidia subita o inferta: «La perfidia che ho subito è rappresentata dagli attacchi ingiustificati e cattivi durante il periodo del Covid. Abbiamo affrontato per primi il Covid, senza nessun aiuto esterno e senza la possibilità di confrontarsi con chiunque. Credo si sia fatto il massimo che in quel periodo era possibile fare e credo che la storia poco per volta ci stia dando ragione. Perfidie a miei alleati penso di non averne mai fatte. Nella politica credo ci debba essere un rapporto schietto e leale con tutte le persone con cui si ha a che fare». 

Nonostante i sondaggi gli diano ragione - fa notare Grippo – Fontana sembra essere l’agnello sacrificale della guerra tribale dentro la Lega in chiave regionali lombarde, dove va riconosciuto il peso di Fratelli d’Italia. La conduttrice chiede insomma di declinare le luci e le ombre del suo mandato. Il presidente lombardo ricorda che si sta parlando di una «legislatura monca» a causa del Covid, che però non ha impedito alla sua regione di risultare la migliore in Italia e una delle migliori a livello europeo e mondiale: «Voglio ricordare il Piano Lombardia, deciso nel maggio 2020, nel pieno della campagna elettorale. Con quella decisione mettemmo a disposizione 4 miliardi per realizzare un grande programma di opere pubbliche. Fu fatto per dare una scossa all’economia. Dico solo che entro il dicembre 2020 riuscimmo a fare aprire a Comuni e Province più di tremila cantieri. Fu una scossa, e un successo che comportò un aumento del Pil dello 0,6-0,8% in più, dando la convinzione ai nostri imprenditori che c’erano le condizioni per ripartire e che dopo la pandemia non avremmo dovuto subire una crisi economica».

Quando l’argomento diventa il regionalismo differenziato Fontana si dice convinto che sia una grande opportunità per tutte le Regione e di chi ha la volontà di mettersi alla prova. «Ho definito l’autonomia come la responsabilità. Sono gli amministratori locali che avranno più opportunità di far vedere le proprie capacità Questa autonomia non comporta alcun tipo di riduzione di risorse a favore di nessuno. Si tratta della possibilità di intervenire su materie fino ad oggi gestite dallo Stato con l’assoluta convinzione che gestite a livello regionale renderanno servizi più efficienti e più efficace con un risparmio di risorse. Ci sarà una competizione positiva senza che alcun euro venga sottratto a qualcuno. Io confido che non si voglia contrapporre il Nord al Sud, che hanno bisogno di amministratori capaci, di efficienza e di risparmiare risorse».

Toscano non stravede per l’Autonomia - «lo Stato deve fare lo Stato», dice – e non a caso parla di «vicolo cieco». Per Varì l’autonomia è una risposta al mancato sfondamento a sud di Salvini e quindi torna sui suoi cavalli di battaglia: «è una pessima riforma, non solidaristica, che danneggerà il sud». Per Falcone «si vuol far credere che il regionalismo differenziano attua la Costituzione, ma in realtà la sabota».

Guarda l'intera puntata su LaC Play