Si terrà con ogni probabilità a settembre l’assemblea degli eletti del M5s. Una sorta di rito collettivo per analizzare le ragioni di una sconfitta ammessa senza se e senza ma da Giuseppe Conte già nella nottata del voto. Del resto l’avvocato del popolo non poteva mica nascondersi dietro un dito visto il risultato che qualcuno ha ribattezzato da svendita totale: 9,99. Il risultato peggiore di sempre, dal 2013, con sei punti percentuali in meno rispetto alle ultime politiche. I motivi sono diversi. Il primo è stato la debolezza delle liste.

Le “cliccarie” sono sempre meno partecipate e l’apertura alla società civile cui aveva fatto affidamento Conte non è riuscita appieno. A differenza di altri partiti come Avs che ha schierato figure simboliche come Mimmo Lucano e Ilaria Salis, il M5s ha presentato liste poco competitive riuscendo a schierare solo l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che ha portato 112mila preferenze, e il vessillo antimafia Giuseppe Antoci e la calciatrice Carolina Morace. Dietro di loro il nulla o quasi. A questo deve aggiungersi il divieto del doppio mandato che ha fatto fuori personalità come Laura Ferrara, la due volte europarlamentare calabrese che nel 2019 prese ben 78mila preferenze.

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Un sacrificio che si poteva forse evitare come ammette oggi la capogruppo vicario a Montecitorio del M5s, Vittoria Baldino. «Il risultato - ammette la deputata calabrese - è deludente ma non credo che sia legato al problema del doppio mandato, il ragionamento è più complesso e noi ci stiamo mettendo in discussione anche su alcune linee politiche. Certo noi siamo cambiati rispetto a quindici anni fa, anche il Paese è cambiato e forse una serie di regole che ci eravamo dati non hanno più ragion d’essere».

Certo cambiare le regole in corsa con l’idea di dare un regalo insperato a chi oggi ricopre incarichi istituzionali non è facile, ma lo stop forzato all’impegno politico è obiettivamente un macigno per la costruzione di una classe dirigente. Abbiamo parlato della Ferrara sul lato calabrese, ma identico discorso si potrebbe fare con Virginia Raggi, Paola Taverna, Roberto Fico e via discorrendo. Gente che dopo aver ricoperto ruoli di primo piano nel MoVimento è rimasta poi forzatamente a casa. La Baldino dice che ci sarà una discussione collettiva, anche se Conte l’ha presa con grande calma. Si parla di una assemblea generale degli eletti che dovrebbe tenersi a settembre, forse addirittura ottobre. Per la deputata però c’è un punto fermo: la leadership di Conte non è assolutamente in discussione. Resta il dubbio su come abbia resistito invece il MoVimento in Calabria, regione dove si è attestato al 16,18%.

«Il merito - continua la Baldino - è di una classe dirigente affidabile, coesa, che sta facendo un lavoro serio per contrastare le politiche di questo centrodestra che mal governa sia il Paese sia la Regione. La gente evidentemente ha riconosciuto il nostro impegno ed ha inteso premiarci». Questo certamente è vero, visto che i risultati elettorali sono positivi anche sul fronte delle amministrative che rappresentano un ulteriore tassello per la costruzione di classe dirigente. Un dato questo rimarcato anche dalla coordinatrice regionale, la deputata Anna Laura Orrico, durante la nostra maratona elettorale. Ci sembra però che nell’analisi delle due manchi un pezzetto ovvero la forza trainante di quello che la stessa Orrico ha definito il candidato di punta Pasquale Tridico.

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L’ex presidente dell’Inps in Calabria ha sfondato le 31mila preferenze nonostante la polarizzazione del voto sui candidati di punta come la Princi o Giorgia Meloni o lo stesso Lucano. La presenza di Tridico ha permesso in Calabria quello che non è successo altrove ovvero l’allargamento del consenso oltre i confini storici del MoVimento. Ne è una testimonianza ad esempio il dato della città di Rende dove i grillini arrivano al 21,3%. Un dato dovuto al nucleo storico dei vecchi meet up ma anche dall’impegno ad esempio di Mimmo Talarico, ex consigliere regionale e vicesindaco di Rende che molto si è speso per Tridico. L’allargamento alla società civile è stato evidente anche nel sostegno di settori lontani storicamente dal MoVimento come quelli accademici dove Tridico è riuscito a penetrare agevolmente vista la sua competenza in materie economiche e anche in settori della burocrazia statale che hanno molto apprezzato il neo eurodeputato per il lavoro svolto all’Inps. Il dato più importante però è stato a Corigliano Rossano dove i 5stelle hanno avuto percentuali simili ai vecchi tempi: il 28,70%. Anche qui molto ha contato il rapporto personale fra Tridico e il neo sindaco Flavio Stasi.

Insomma se il M5s vuole ripartire c’è un modello da cui farlo ed è quello di Tridico. Non come persona ma per quello che rappresenta. Questo significa allargarsi realmente alla società civile credibile ed affidabile ed archiviare definitivamente il modello grillino dell’utopia dell’uno vale uno.