Il piccolo Giacomo Saccomanno è deceduto all'ospedale Bambino Gesù di Roma all'età di due anni. La procura di Roma, è notizia di ieri, ha richiesto il rinvio a giudizio di sei cardiologi, tutti accusati di omicidio colposo. La storia di Giacomo inizia il 14 settembre 2016, quando nasce con un "blocco atrioventricolare completo congenito". Il primo intervento chirurgico avviene a Taormina il giorno della sua nascita, ma la famiglia, proveniente dalla Calabria, si trasferisce a Roma per ricevere cure in un centro di eccellenza.

Secondo quanto riportato dall'edizione romana di Repubblica, il 26 aprile 2018, due cardiologi visitano Giacomo al Bambino Gesù. Durante la visita, avrebbero notato un ingrandimento dell'atrio destro, ma non avrebbero identificato la dislocazione del pacemaker e degli elettrodi, che si presentano con ampie curve verso il mediastino superiore. Non si sarebbero accorti quindi del "potenziale strangolamento in atto". L'accusa sostiene che avrebbero dovuto ordinare raggi al torace in posizione laterale. Il giorno successivo, uno dei due professionisti esegue un elettrocardiogramma, riscontrando una "lieve dilatazione e ipertrofia del ventricolo destro", oltre a "insufficienza polmonare".

Il medico raccomanda un'angio-TC del circolo polmonare, mentre secondo l'accusa avrebbe dovuto prescrivere urgentemente una Tac al cuore.

Il 12 novembre 2018, Giacomo torna in ospedale per un'altra Tac. Il 21 dicembre è nuovamente al Bambino Gesù, dove incontra una dottoressa che identifica diverse problematiche ma non ordina una dimissione protetta. Durante il Capodanno, mentre si trova in Calabria con la famiglia, Giacomo viene ricoverato all'ospedale di Polistena, e successivamente trasferito al Bambino Gesù, ma non viene operato immediatamente. Solo il 1° gennaio 2019, con "macroscopico ritardo", le canule arteriose e venose sarebbero state posizionate, sempre secondo l’accusa, in modo errato. Giacomo perde la vita il 3 gennaio.

Il nonno di Giacomo, Giacomo Francesco, è un avvocato molto conosciuto in Calabria anche per il suo impegno politico nella Lega. È lui a raccontare al quotidiano che "eravamo tutti all'ospedale di Polistena. I medici hanno detto 'se rimane qui muore, non possiamo fare nulla'. Così è partito un aereo militare. Io sono andato in macchina, correvo così tanto da arrivare insieme all'aereo. Una volta giunti in ospedale, l'equipe non era disponibile. Una dottoressa ha ordinato di stabilizzare il bambino per operarlo il giorno successivo, ma alle 5 del mattino ci hanno comunicato che era morto".

Secondo il nonno, Giacomo è rimasto senza ossigenazione per due o tre ore, una situazione di cui sarebbero venuti a conoscenza solo attraverso indagini difensive. Il nonno sostiene che non si è trovata l'équipe per l'operazione immediata perché i chirurghi erano impegnati nei festeggiamenti di Capodanno: "Non si dovrebbe andare a un veglione anziché salvare un bambino".