Intervista al più giovane candidato a sindaco in corsa: «Ho sempre lavorato per questa terra con l’associazionismo ed il terzo settore. Perché votarci? Non apparteniamo a nessuno e siamo aperti alle idee di tutti i cittadini»
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Un record lo ha già raggiunto: è il più giovane candidato sindaco di Rende. Giovanni Bilotti ha soli 31 anni e una bimba di soli due mesi e mezzo. E proprio dalla sua piccola parte la nostra intervista. Quando gli chiediamo come mai abbia deciso di candidarsi, con il raggruppamento “GenerAzione”, lui con la mente va al giorno che nessun papà può mai dimenticare.
«In quel fatidico giovedì sera alle 22.18, ancora lo ricordo, ho guardato la mia bimba Vittoria e mi sono chiesto: cosa dobbiamo fare? Cosa posso fare io? Il giorno dopo sono sincero, mi sono molto spaventato pensando al suo futuro. Perché la mia terra ha visto e ha costretto a andar via i miei cari, ha visto andar via mio fratello perché non poteva realizzarsi professionalmente qui, ha visto andar via mia mamma, per un suo diritto, per curarsi».
Così ha deciso di candidarsi sindaco…
«Io non ho mai avuto ambizioni politiche. Ho però raccolto da parte di amici, associazioni, una richiesta di presa di responsabilità verso un territorio. Io ho sempre lavorato insieme a un gruppo di ragazzi, insieme all'associazionismo, insieme al terzo settore per questa terra. Con raziocinio ho ascoltato il grido, mi faccia passare il termine, di aiuto: facciamo qualcosa di nuovo, cambiamo, perché se lo abbiamo fatto nel mondo del terzo settore, lo si può fare anche verso una comunità. Lo facciamo con determinazione, non lo facciamo perché ce lo chiede qualcuno, lo possiamo fare perché abbiamo una visione. Su questo Comune abbiamo portato dei cambiamenti, mi faccia peccare di arroganza per un istante, l'abbiamo fatto nei confronti di persone che all'età di vent'anni stavano chiusi in casa e oggi hanno scoperto un mondo; lo possiamo fare perché siamo determinati verso una comunità. Lo abbiamo fatto insieme, stiamo scrivendo questa nuova storia insieme, ci abbiamo messo la faccia insieme».
Lei ha realizzato tanto nell'associazionismo, non ha paura che il suo impegno politico possa anche compromettere il percorso nel terzo settore?
«Io sono anche un libero professionista, ho uno studio con altri ragazzi e crediamo fortemente che in maniera determinata e tutti uniti un obiettivo si può raggiungere. C’è uno studio che l'altro giorno approfondivo: in Calabria abbiamo 269 start up. Io ricordo la mano tremante dal notaio quando abbiamo, insieme ad altri amici, ricevuto un premio sul progetto “Touch Sport” per rappresentare e far vedere le partite alle persone non vedenti. Ci tremava la mano perché ci sentivamo soli ed io credo che questa storia possa essere anche da esempio verso tanti giovani, io ne conosco veramente tanti. In Calabria ci sono 269 start up di cui 60 sono nel comune di Rende. Non abbiamo un incubatore che possa dar sostegno a questi giovani. A mio avviso quello che manca non è la visione ma la determinazione e la forza di un gruppo coeso. Non vado ad additare le vecchie amministrazioni per quello che non hanno fatto, io addito i Principe, una famiglia che ha fatto la storia di questo territorio, per la mancanza di prospettiva, ovvero quella di accompagnare una nuova generazione, una nuova classe dirigente, con visione moderna del futuro».
Lei mi sta parlando di gruppo, di squadra… molti però la indicano come il candidato di Marcello Manna.
«Questa cosa mi fa sorridere. Certo, non nego di aver collaborato con l’amministrazione Manna, così come ho collaborato con Iacucci quando era presidente della Provincia. Lo abbiamo fatto e si sono ottenuti risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Lo avremmo fatto anche se alla guida dell’amministrazione comunale ci fosse stata un’altra giunta. Non voglio entrare nella questione dello scioglimento da un punto di vista giuridico, però sul tema registro una grande ipocrisia perché se guardiamo i rumors sulle liste, tanti protagonisti di quella stagione sono in predicato di candidarsi con Principe».
Le dicono anche che sia l’uomo di Nicola Adamo…
«Posso garantire che il nostro è un movimento civico, è una lista civica. GenerAzione nasce da un gruppo di persone che hanno una visione, hanno dei valori, hanno la determinazione di voler apportare un cambiamento anche generazionale nella classe dirigente. È una sfida generazionale, ecco perché quando mi si dice di essere l'uomo di Adamo non capisco perché, non ho avuto ancora il piacere di conoscerlo. Può chiederlo direttamente a lui».
Per carità… mi fido.
«Le posso assicurare che le liste alle quali stiamo lavorando, sono formate da volti nuovi, con capacità e professionalità specifiche. Noi siamo pronti ad ascoltare i giovani, le nuove generazioni, i partiti, le classi dirigenti, il terzo settore, chiunque. Se si sposa un programma, un obiettivo, un'idea, lo facciamo tutti insieme e siamo noi i garanti di questo processo. Il più grande insegnamento che mi giunge negli anni dall'associazionismo è che uniti, si vince e si può fare la differenza. Però ci deve essere quella coesione che, mi permetta di dirlo, non vedo nei partiti ed anche nel centrodestra».
Il centrodestra mi pare abbastanza compatto.
«Marco Ghionna è il mio presidente, è il presidente del mio Ordine. Gli riconosco un profilo di alto livello, una persona che vanta delle validissime competenze in tutti i settori. Però posso essere sincero… Tornando per un momento al discorso di prima, guardavo mia figlia e guardavo chi in questa tornata elettorale doveva andare a votare, vedevo un secondo commissariamento».
Perché commissariamento?
«Perché è una scelta che viene dall'alto. Viviamo questo territorio, viviamo le strade, domenica siamo in giro con gli amici. Una scelta che non è condivisa dal territorio. La coesione, l'unione è alla base di tutto. Se fosse stata una scelta condivisa tra i partiti che vivono le strade, vivono le piazze, sicuramente avrebbe avuto una condivisione che ad oggi credo non ci sia. Noi abbiamo questa coesione e, ripeto, siamo aperti ad ascoltare tutti, dalle persone, ai partiti, ai gruppi e saremo i garanti di questa coalizione che può essere tranquillamente supportata dalle forze politiche».
Passiamo ai programmi. Qual è la sua posizione sulla città unica?
«Credo che la conurbazione stia nei fatti. Su questo dobbiamo parlare di metodo, di servizi, di sicurezza, di programmazione, ma tante azioni sono state già avviate. Anche attraverso le varie amministrazioni che ci sono state a Cosenza e anche a Rende, si veda Agenda Urbana. Se un servizio è scalabile automaticamente va a diminuire i costi. Rende Servizi è un apporto enorme per la nostra comunità, ma allo stesso tempo è un grande costo. Però attenzione, ma se questa va ad allargare il suo bacino di utenza, sicuramente può essere un plus per il nostro territorio, perché no?».
Poi Cosenza ha le sue cooperative, è un po' più complicato…
«La questione della città unica è un tema caldo, ma è una fase del processo. Sicuramente si devono aggregazione i servizi e deve essere fatto in maniera partecipativa. I cittadini hanno dato un'indicazione chiara non presentandosi alle urne, perché se il 70% degli elettori non hanno votato c’è stato evidentemente qualcosa di sbagliato nel metodo. Senza coinvolgere direttamente i cittadini non si può fare. Questa è la lezione della città unica e da questo vogliamo ripartire in GenerAzione, attraverso un dialogo costante con i cittadini. La politica della contrapposizione, del vocabolario di guerra non fa altro che danneggiare il cittadino che è il reale soggetto destinatario di questa visione e dei servizi che può elargire un comune. Noi rimaniamo disponibili all'ascolto, ma certo non vuol dire appartenere, anzi la condizio sine qua non è rimanere indipendenti. Avremo una lista o più liste ma sarà caratterizzata dal civismo, non avrà un colore, non avrà un'appartenenza politica. Anche perché per noi il civismo ha una natura diversa, per noi il civismo, provenendo da un mondo associativo, significa cittadinanza attiva, significa portare un progetto e dire: il nostro progetto è questo, chi ci sta? Tutti i progetti creati e realizzati non in politica, li abbiamo realizzati così. Noi gli orti urbani non li abbiamo messi in programma così, ma perché li abbiamo fatti dietro al centro polifunzionale dell'Unione italiana Ciechi perché crediamo che un'integrazione fra verde e sociale sia possibile e debba essere realizzata in un contesto urbano perché è una sfida che ci viene richiesta».
È facile parlare dei centri d’eccellenza, l’università.. la zona industriale, ma Rende è fatta anche di contrade e frazioni.
«Mi pregio di dire di non conoscerle tutte, ma la maggior parte di averle vissute perché sono cresciuto qui. Ho amici di Malvitani, di Isolette, di Surdo, di Saporito… attraverso il gruppo abbiamo già avviato un programma capillare di ascolto perché credo che vadano recepite le esigenze, le più complesse e le più semplici. Ad esempio, sabato sera sono stato a Rende Paese a cena. Sono rimasto bloccato perché è stato avviato un intervento di pavimentazione sul corso principale, dove c'è la chiesa Madre. Arrivando al castello si rimane bloccati e si deve tornare indietro. Fo9rse sarebbe bastato istallare un semaforo, a doppio senso alternato e si sarebbe risolto tutto. Bisogna intervenire in maniera capillare, essere presenti, recepire tutte le richieste, come abbiamo fatto anche con tanti amici all'interno dell'area industriale. Mi dicevano, “Giovanni, non sono temi complessi, bisogna essere soltanto determinati, perché stiamo parlando di cose che si possono tranquillamente affrontare”. Nei primi cento giorni di mandato, voglio pianificare una serie di attività, di manutenzione ordinaria, di manutenzione delle buche, dei marciapiedi… Non vogliamo realizzare l'impossibile. Nella campagna elettorale non vogliamo parlare di passato, non vogliamo parlare delle buche che ci sono a Rende ma delle eccellenze che possono essere valorizzate e che sono tante. Andiamo dalle eccellenze ascoltiamo allora quelli che sono giustamente i fabbisogni e studiamo una risposta. Noi questo, tecnicamente e associativamente, lo facciamo all'interno dei piani di eliminazione per le architetture elettroniche, che è Peba. Un metodo che vogliamo riproporre all'interno di una città, di una Rende del futuro con una certa velocità che noi possiamo dare e improntare, per renderla attrattiva ancora di più».
Ma come proverete a convincere i ragazzi a votare?
«Coinvolgimento diretto nella programmazione e nella stesura dei programmi. Dobbiamo coinvolgere la cittadinanza tutta: presente, passata e futura. Ecco il nostro approccio. I nostri figli ci hanno insegnato che i marciapiedi di Rende non sono percorribili. Seguendo questo principio ci stanno pervenendo tantissime idee. Le progettazioni locali devono passare dall’ascolto. Poi è chiaro che deve intervenire il tecnico sulla fattibilità e sulla soluzione migliore da adottare».
C’è il problema del Piano regolatore generale sospeso e annullato dai commissari. Cosa intendete fare?
«Dobbiamo pensare ad un piano strutturale associato, partendo da quello che abbiamo. Il nostro territorio deve muoversi coeso in un’unica direzione, credo che uno possa dare all’altro».
In conclusione: perché votarvi?
«Siamo persone nuove, determinate, abbiamo già cambiato le cose, ovviamente su un target definito e siamo consapevoli che con determinazione, unione e coesione si può apportare un cambiamento ad una comunità. Abbiamo idee chiare, ci stiamo lavorando e stiamo continuando a farlo ascoltando tutti. Dal punto di vista politico non apparteniamo a nessuno, siamo aperti a tutti e ci facciamo garanti di un grande fronte civico, una grande coalizione dove vengono sposati i programmi, le idee e i valori».