Si può discutere di autonomia differenziata senza che il dibattito diventi un derby tra Nord e Sud? Ci ha provato Antonella Grippo nella diciannovesima puntata di Perfidia, affidando il consueto editoriale musicale a Pino Daniele e alla sua “Tutta n’ata storia” che le serve per indicare la rotta della puntata e per leggere in maniera laica il tema dell’autonomia differenziata. Il punto di partenza è cominciare a rovesciare la prospettiva lessicale chiamandolo “regionalismo differenziato”. Prospettiva che però non perde i suoi tratti distintivi, soprattutto tra i suoi detrattori: l’impossibilità al momento di definire e finanziare i Lep e la questione del gettito fiscale che sarà trattenuto dalla regione che lo produce.

Gli ospiti

Tanti gli ospiti del talk show più incandescente del piccolo schermo: Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro; Giuseppe Falcomatà, sindaco Reggio Calabria; Orlandino Greco, sindaco dì Castrolibero; Giuseppe Aieta di Azione; Nazzareno Melillo, avvocato. Non sono mancati i consueti contributi “esterni”: del giurista Sabino Cassese, del senatore Claudio Lotito, dell'ex presidente Regione Lazio Renata Polverini, del presidente Regione Siciliana Renato Schifani, dell'editorialista Augusto Bassi.

Orlandino Greco: «Io appresso alla Lega? Semmai è il contrario»

Il superamento della spesa storica è per Orlandino Greco, fresco di apparentamento con la Lega della sua Italia del Meridione, una condizione fondamentale. Prima di spiegare che il ddl Calderoli va bene nella misura in cui si finanziano i Lep attraverso la perequazione, il sindaco di Castrolibero, provocato, chiarisce che non è IdM che va appresso al Carroccio, ma semmai il contrario. «Non sono candidato alle europee, non ho ruoli, ma è difficile far capire che ci sono partiti post ideologici e che le alleanze si fanno sui temi?».

Aieta: «Il ddl Calderoli è solo un colpo di teatro»

Per Aieta quello di Calderoli è un colpo di teatro: «Stiamo discutendo del nulla pieno di niente, perché non ci sono i soldi». Il sindaco di Reggio, Falcomatà, definisce evidente il fatto che il ddl sia una concessione rispetto ad altre necessità come il premierato, non rinunciando a reiterare il suo giudizio lapidario: «È una legge fascista perché produce disuguaglianza, divisione e discriminazione». Il vero «inganno» per lui sta nell’assenza delle risorse: «L’unità del Pese, la solidarietà della nazione si può fare facendo i ragionieri contabili oppure l’unità del Paese deve essere salvaguardata rispetto a quei principi di solidarietà nazionale che questa legge mina dalle fondamenta?».

L'avvocato Melillo: «Autonomia differenziata ultima tappa di un percorso trentennale»

L’avvocato Nazzareno Melillo, esperto della materia, spiega l’impatto della legge sul sistema bancario, sostenendo che «l’autonomia differenziata è un terminale di un percorso iniziato trent’anni fa, quando il Sud è stato “sbancato”». In altre parole, le banche che lavorano al Sud pagano già le tasse al Nord, dove hanno le sedi centrali.

Per Fiorita è proprio la riforma a non aiutare a superare il criterio della spesa storica che invece si poteva superare anche senza. Falcomatà da parte sua introduce il tema del «far west di regole» e dell’infinito e sconfinato numero di materie che potrebbero essere richieste dalle regioni.

«L'indebolimento del Fondo di perequazione è un brutto indizio»

Greco rimette la palla al centro, mettendo al bando il populismo, e sostenendo che una legge ordinaria come la riforma Calderoli non spacca il Paese perché non è legge costituzionale al contrario di quella del 2001 che ha modificato il Titolo V.  Modifica che per Fiorita, «rende possibile e legittimo il percorso della riforma, ma non necessario». Ma il pericolo vero per lui è che è una tattica perché si arrivi all’obiettivo materia per materia decidendo dove serve e dove non è necessaria la determinazione dei Lep. Oltretutto gli ultimi indizi – come il definanziamento del Fondo di perequazione infrastrutturale - non gli ispirano fiducia, né nella riforma né negli uomini che la propagandano: «Ci sono delle contraddizioni troppo evidenti per non dirci che qua ci si muove per convenienza politica e non per il bene comune».

Aieta da parte sua non tace il problema della qualità della classe dirigente calabrese, incapace di dare risposte alle richieste che provengono dalla società, dai giovani e dalle Università. Per Fiorita è una questione che ha a che fare con la debolezza dei partiti, senza dimenticare la burocrazia farraginosa e carente.

Nel corso della puntata si è “presentato” anche Umberto Iervolino che sull’autonomia differenziata esprime perplessità - «non riesco a capire che significa» - ma è certo dell’utilità e dell’importanza dei cosiddetti “invisibili del teatro e dello spettacolo” che di autonomia non ne hanno e che rappresenterà prossimamente proprio a Perfidia. Ma la conclusione del dibattito, per dirla con Fiorita è che «questa riforma non la vuole nessuno».

Botte e polemiche al derby, Fiorita: «Rivalità tra le due città da superare»

Per Fiorita, che finisce sull’inginocchiatoio, quella tra Catanzaro e Cosenza è «una rivalità stupida. Dovremmo inventarci qualcosa per superarla. Adesso è un momento difficile con ferite aperte sul racconto ma dobbiamo trovare il modo che questa rimanga una rivalità calcistica e non una sfida continua tra due città».

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