Peter Frankopan - uno dei cinquanta intellettuali più influenti del mondo, nonché docente di Storia Globale ad Oxford - in una sua intervista sulle pagine de "Il Corriere della Sera" (firmata da Luigi Ippolito), ha brillantemente (e, giustamente!) descritto la situazione in corso, in quel del Medioriente, luogo tra martirio e martiri.

Frankopan sostiene che compito degli storici è quello di prevedere in che modo le tensioni possono produrre impatti drammatici e ci riporta "allo sparo di Sarajevo", laddove il 28 giugno del 1914, Sua Altezza Imperiale ed erede al trono di Austria-Ungheria, l'Arciduca Francesco Ferdinando, venne assassinato da Gavrilo Princip - irridentista nazionale bosniaco - assieme con la moglie Sofia (intendiamoci il dettaglio al "millimetro" è aggiunto da me, che ho qualche pertinenza con i Coburgo di Sassonia Ghota').

Da lì, in ogni modo e per tornare "allo sparo di Sarajevo", ne discese la Prima Guerra Mondiale, pur se ormai, in quel tempo lontano, burrasca spirava e spirava forte, fortissima, dato che l'Ordine Mondiale dell'epoca coeva, scricchiolava oltre ogni modo e maniera.

Oggi, ci si trova così, ben più oltre di allora e noi siamo "tra color che son sospesi", poiché l'Ordine Mondiale è classicamente obsoleto e per di più superato, per plurimi taluni e non si scorge un qualcosa di solido all'orizzonte, se non ricorrendo al buon adagio "dell'usato sicuro".

Difatti, quest'ultimo, cioè l'usato sicuro, è di seguito da me spiegato, senza dover incorrere da parte di chi vuole essere a tutti i costi una (fittizia) "anima bella", la quale (pur il sottoscritto fregandomene altissimamente), mi vorrebbe fare passare  - inveritieramente - come un cinico qualunque (...ma d'altronde, costoro, sono qualunquisti, purtroppo!).

Solo Yalta nel febbraio del 1945 produsse stabilità, anche perché si poggiava su una solidissima malleva, ovvero la paura!

Se ne conseguirono metodologie di pratica attuativa, cioè le varie "Dottrine" e, precisamente due su tutte, ovvero quella Nixon e quella Breznev

Entrambe miravano ad una forma di reciproco riconoscimento nelle relative "zone di influenza", sia per gli Usa, sia per l'Urss, senza troppo interferire, reciprocamente, nel campo altrui assegnato, anzi... lasciando fare e pure - sovente?! - con mano pesante. 

Paradosso per paradosso, vi fu financo una "coincidenza di interessi" in qualche occasione e il martirio del presidente Moro ne è l'esempio più eclatante. 

Ordunque, cincischiare ora, quando sulle due sponde del "multilateralismo", non vi sono leadership concrete e riconosciute, fa sorridere e pure di amaro - giammai e non certo di gusto! - anche in luogo e virtù del fatto che un "Paese Cerniera" - quale è, lo fu e sempre dovrebbe continuare ad essere - cioè l'Italia, non si ritrova con Moro, Fanfani, Andreotti, Colombo, Cossiga, Forlani e Taviani, bensì con plurimi "caravanserragli" di una sinistra indefinita (ufficialmente a metà strada tra Lelio Basso ed Altiero Spinelli, ma che alla fine sceglie il primo e non il secondo) ed una centrodestra, che ha come dignitosi custodi di rappresentanza istituzionale ed impegni sottoscritti in sede Nato, nella presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un eccellente ministro della Difesa Guido Crosetto.

È vero, la Meloni viene da una storia "italica" di destra novecentesca post Seconda Guerra Mondiale, ma questo non ci deve indurre in errore, poiché i vertici missini (cioè la classe dirigente di Almirante, De Marsanich, Caradonna, Servello e per certi versi, financo Rauti, checché se ne dica e lo si ammetta) non erano "ostili" ad Israele - proprio per quello che loro in cuore proprio erano, cioè "atlantisti" - differentemente dalla propaganda parziale di una stessa base missina, la quale in forma più o meno significante, era ostile allo Stato Ebraico.

E si badi, che quanto accadrà nelle prossime ore, non solo a Gaza, bensì sul composito asse Gaza-Sud Libano (e parte del Paese dei Cedri)-Cisgiordania-Damasco (con mire sugli antichi territori del Golan), sarà essenziale e persino preliminare per ridisegnare un mondo attuale e contemporaneo, dominato dalla globalizzazione sregolata in combinato disposto alla speculazione (di tutti i generi, in primis finanziaria).

E il tutto senza contare le reazioni di un più amplio mondo, non solo arabo, bensì islamico/musulmano, composto financo dalla Turchia (Paese, al contempo, membro della Nato, ma con mire di rappresentanza da "Nuovo Sultanato Ottomano"), lo stesso "persiano" Iran - al netto della futuribile atomica che sono in corso di realizzare - e il Pakistan, il quale l'atomica la possiede già, bell'e fatta.

Tra l'altro con la guerra in corso persino nel cuore dell'Europa, cioè il fronte ucraino, noi stiamo assistendo ad un riposizionamento della stessa Russia, la quale nel Medio Oriente gioca un certo suo ruolo, poiché Israele è difatti un Paese russofono - se non altro per una questione dell'origine di gran parte dei suoi cittadini e per motivi legati all'etnia, soprattutto culturale - ma sempre la Russia, ha sostituito il ruolo dei garanti ottocenteschi, quali l'impero austriaco e la stessa Francia, a tutela dei Cristiani in suddetto angolo di mondo.

Vi è di più? Certo che sì! Nessuno creda alla facile e sterile propaganda "autoassicurativa" che ad un Paese come l'Italia possa essere risparmiato il default, poiché il debito pubblico - frutto dell'insipienza postdemocristiana! - viaggia su logiche - che lambiscono persino il "Drago di Pechino", cioè la Cina, non propriamente felice ed io aggiungo "grazie a Dio", della Meloni e della decisione di chiudere con una panzanata made in Conte & Cinquestelle, cioè "La via della Seta" - ma sempre (e dal recente sempre!) il debito italiano, potrebbe fare gola a molti speculatori ed essere prodromico ad un "big bang" di carattere geopolitico, militare e finanziario.