A realizzarli la designer Pasqualina Tripodi. Originaria del Reggino, oggi fa da spola tra Calabria e Piemonte dove abita con la famiglia. Al centro della sua ricerca ci sono i prodotti vegetali che utilizza per creazioni preziose
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Scarti di produzione di filato e tessuto di ginestra per realizzare particolari ed eleganti gioielli. È il progetto al quale ha preso parte Pasqualina Tripodi - Pasly Art Design, giovane designer calabrese coinvolta dall’Università della Calabria nel progetto di ricerca e sviluppo Smanifec (Smart manifacturing per fibre naturali ed ecosostenibili) finalizzato allo sviluppo della filiera della ginestra.
Gioielli in fibra di ginestra, il progetto
«In un anno e 4 mesi ho portato avanti una progettazione con un risultato visibile sull’utilizzo di questi scarti – dice Pasqualina – e occupandomi già di gioielli da qualche anno, ho voluto seguire i miei gusti e aggiungere dei particolari per impreziosirli». Perle e piccole pietre vanno infatti a rendere più raffinati i gioielli realizzati, che si presentano con uno stile che non passa inosservato. I prototipi realizzati con gli scarti di fibra di ginestra sono tre: un paio di orecchini, un pendente e un cerchietto con dei motivi classici.
Ad ispirarne il disegno e la forma sono state alcune foto d’epoca nelle quali si ritrovavano questi ornamenti, dai quali Tripodi ha preso spunto ricreando qualcosa di romantico ma attuale, apprezzato anche fuori regione. I gioielli realizzati infatti sono stati presentati alla Milano Fashion Week del 24 settembre, dove hanno riscosso interesse ed entusiasmo.
Gioielli in fibra di ginestra, a realizzarli la designer Pasqualina Tripodi
La designer, originaria di Delianuova in provincia di Reggio Calabria, inizia il suo percorso nella sua regione nel 2012, dopo essersi formata a Roma ed aver passato un periodo a Valenza presso alcune aziende orafe, seguito da un master a Torino. Ha vissuto poi anche a Milano, rimanendo sempre con le radici ben salde al suo territorio. Dopo le prime sperimentazioni sul gioiello e sulla sua nuova visione, Pasqualina Tripodi ha iniziato il suo percorso «da nomade tra nord e sud» come lo definisce lei stessa: per non lasciare il suo contesto di provenienza e non abbandonare il suo lavoro, continua ancora oggi a fare la spola tra la Calabria e il Piemonte, dove abita suo marito. Un impegno non da poco che la giovane designer ha preso soprattutto nei propri confronti e nei confronti della sua terra, al di là degli altri, che le costa economia ed energie, ma che continua a sostenere con tenacia e passione.
Al centro della sua ricerca ci sono i prodotti vegetali, i quali vengono riconvertiti grazie alla lavorazione e all’utilizzo di metalli e pietre di riciclo, risalenti agli anni ’50 e ’60, per dare un tocco vintage.
«Tutto può essere riutilizzato in questo contesto, andando a creare così qualcosa che sia gentile con l’ambiente, e quindi anche con le persone, espressione della quale c’è sempre bisogno». Pur essendo profondamente legata alle sue origini, l’artista orafa è consapevole che la nostra sia una terra “difficile” a volte, ma sempre tenendo presente a sé e agli altri di quanto sia importante esaltarne gli aspetti positivi. «Chi è calabrese per affermarsi deve lavorare il doppio, ma è sempre necessario far capire qual è il tuo valore – dice convinta – .Nel mio piccolo ho cercato, continuando a farlo, di dare un contributo al mio territorio partendo dalle nostre risorse. Abitando in Aspromonte, la cosa che mi ha ferito di più in questi anni – continua – è stata la perdita della nostra biodiversità, perciò per me utilizzare elementi vegetali, come la ginestra, è un modo per esaltare le bellezze naturalistiche dei luoghi che abito».