Riti antichi ma sempre coinvolgenti. Espressione della pietas popolare, rappresentazioni di fede che si rinnovano anno dopo anno. Nel Vibonese sono diversi gli appuntamenti religiosi che si connettono con la Pasqua. Dall’Affrontata di Vibo alla ‘Ncrinata di Dasà, e poi ancora il Venerdì Santo delle vare e della Schiovazione a Serra San Bruno.

La schiovazione, Gesù liberato dai chiodi e deposto dalla Croce

La deposizione dalla croce ed è uno dei riti più suggestivi e antichi della Pasqua nel territorio vibonese. La Schiovazione, in dialetto "Schiovazziuoni", più precisamente racconta il momento in cui Cristo morto viene liberato dai chiodi. Un appuntamento religioso che si svolge tradizionalmente il Venerdì Santo e viene curato dalla Regia arciconfraternita Maria Santissima dei sette dolori di Serra San Bruno, costituita nel 1694 con un regio decreto dal re dei Borboni. Nel vivo della preparazione si entra il Mercoledì Santo quando le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e della Maddalena vengono trasferite con una breve processione. “Si scindanu li santi”, si dice in dialetto, dalla chiesa Addolorata, dove vengono custoditi, alla chiesa matrice. Qui, di fianco all’altare, viene allestito un palco, celato agli occhi del pubblico. A fine celebrazione del Venerdì Santo (inizio ore 19.00), il tendone si apre e i fedeli possono osservare la scena della Crocifissione con Gesù insieme ai due ladroni. I confratelli hanno il compito di sfilare i chiodi dai piedi e dalle mani di Cristo.

La statua viene materialmente staccata dalla croce e deposta su un letto mortuario. Insieme alle statue della Madonna Addolorata, San Giovanni e la Maddalena viene portato in processione per le vie del paese. A rito concluso, il Gesù deposto dalla croce viene trasferito nella “naca”, la culla sospesa, adornata di tessuti e composizioni floreali. Sabato Santo, con inizio alle ore 9.00, un ulteriore processione di snoda per le strade di Serra San Bruno. Per la cittadina della Certosa si tratta di momenti molto sentiti, piena espressione dell’identità religiosa e culturale: «I riti della Settimana Santa sono immutabili da secoli ma sempre coinvolgenti emotivamente anche per chi vive la fede cristiana in modo distaccato. Per noi dell’Arciconfraternita Maria Santissima dei sette dolori di Serra San Bruno è un passaggio importantissimo dell’anno liturgico», spiega il priore Pino Gallè illustrando la grande emozione che accomuna confratelli e fedeli che seguono con grande partecipazione i riti (Schiovazione a Serra San Bruno, foto dal sito dell'Arciconfraternita).

La processione delle vare a Vibo

È uno dei momenti più struggenti del triduo pasquale. La processione dei misteri dolorosi di Gesù Cristo, nota semplicemente come “le vare”, si svolge nel pomeriggio del Venerdì Santo a Vibo Valentia. Centinaia di persone si ritrovano nel piazzale della chiesa del Rosario da dove parte l’itinerario della processione (liturgia della Passione 15.45, processione ore 17.30). L’evento religioso si svolge sotto l’egida dell’Arciconfraternita Maria Santissima del Rosario e San Giovanni Battista. Le vare hanno il compito di rappresentare i momenti salienti della passione e morte di Cristo. Il corteo, che si snoda nelle diverse vie della città, si chiude con le statue della Madonna Addolorata e San Giovanni. Le due effigi saranno protagoniste della Affrontata in programma per il giorno di Pasqua (ore 11.30). Quella del Venerdì Santo è una processione storica e particolarmente sentita a Vibo Valentia, da sempre seguita da migliaia di fedeli. Le vare coinvolgono buona parte del centro storico della città. Dopo l’itinerario, il rientro nella Chiesa del Rosario dove si tiene il rito della “chiamata dei santi”. Il sacerdote “chiama”, sotto al pulpito, cinque sculture: Ecce Homo, Gesù crocifisso, Gesù morto, Madonna Addolorata, San Giovanni che entra correndo.

La desolata

Nella serata del Venerdì Santo, un altro rito scandisce il cammino di fede di Vibo Valentia verso la Pasqua. È la processione della Desolata. Dalla chiesa di San Giuseppe, cuore antico della città, parte il corteo con la statua raffigurante la Madonna Addolorata (ore 22.00). Il manto nero, il pugnale piantato nel cuore a simboleggiare la disperazione di una madre che ha perso il figlio. La processione vuole simboleggiare la ricerca di Cristo morto. L’intero itinerario è scandito da momenti di preghiera intervallati dalla banda musicale. Nel repertorio, immancabile “Una lagrima sulla tomba di mia madre” di Amedeo Vella, musicista di origine siciliane che fece di Vibo Valentia la sua seconda patria. L’effigie della Vergine Addolorata appartiene alla Chiesa di San Giuseppe. L’evento viene curato dalla Confraternita di Gesù, Maria e Giuseppe. È una continuazione delle vare poiché vuole simboleggiare il dolore lacerante della Madonna che vaga per la città.

L’Affrontata di Vibo

Guai a parlare di “corsa tra statue”. L’Affruntata di Vibo Valentia è una produzione culturale non una performance teatrale. Per settimane, i sentimenti di fermento caratterizzano la preparazione dell’Arciconfraternita del Rosario che in più occasioni hanno spiegato il significato profondo dell’appuntamento che, nei tempi passati caratterizzati da analfabetismo e povertà, serviva a dare una rappresentazione visiva della Resurrezione a chi non sapeva leggere le Sacre scritture. Più semplicemente la produzione culturale delle fasce subalterne.  Le tre statue coinvolte (Madonna, Risorto e San Giovanni), all’inizio della rappresentazione, seguono percorsi diversi. San Giovanni con un andamento crescente inizia il percorso rituale facendo da spola tra l’Addolorata e il Risorto. Il messaggero della Resurrezione corre avanti e indietro tra la folla e con non poca fatica riesce a favorire l’incontro tra madre e figlio.

Secondo la tradizione, la Madonna stenta a credere per ben due volte alla Resurrezione di Gesù. Solo al terzo annuncio si convince e decisa segue San Giovanni. Entrambi corrono verso l’incontro con Cristo risorto. Quando le statue raggiungono il medesimo punto, il velo del lutto viene tolto dall’effigie della Madonna. La non riuscita della “svelata” in tempi antichi veniva interpretata come cattivo segno per la comunità. L’Affrontata tuttavia non è solo un evento di religiosità popolare. È un contenitore di simboli e messaggi per comunicare la salvezza di Cristo capace di andare oltre la parola.

La intronizzazione della Madonna a Dasà

A Dasà, piccolo centro del Vibonese, centinaia e centinaia di fedeli provenienti dai paesi limitrofi e anche fuori provincia partecipano ai riti della intronizzazione e della ‘Ncrinata. Si tratta di due momenti differenti ma tra loro collegati poiché hanno lo scopo di raccontare la Resurrezione e il momento carico di pathos dell’incontro tra Gesù e sua madre. Il lunedì di Pasquetta, tradizionalmente, a Dasà si tiene la intronizzazione della Madonna. Si tratta di un appuntamento (lunedì 10 aprile ore 16.00 chiesa della Madonna della Consolazione) molto sentito dalla comunità. La statua della Madonna della Consolazione lascia la sua sede e viene spostata su una varetta. Qui avviene una vera e propria “vestizione” della Madonna che si prepara poi ad affrontare la ‘Ncrinata (prevista per il giorno successivo). Per il paese si tratta di un evento da forte sapore identitario, lungo più di 300 anni. L’effigie, davanti ai fedeli, viene trasferita davanti all’altare. Il parroco si occupa di sistemare la statua vestendola con i colori della festa, l’azzurro e l’oro e poi, con le vesti del lutto rappresentato da un lungo mantello nero. In capo, viene poi riposizionata la corona d’oro mentre il bambino Gesù, che di solito viene sostenuto dalle braccia della Madonna, viene staccato messo da parte. Si tratta di passaggi propedeutici alla ‘Ncrinata. Per tutto il tempo necessario alla vestizione, i fedeli accompagnano il rito con canti e preghiere.

La ‘Ncrinata di Dasà: il saluto della Madonna al figlio risorto

Tra le manifestazioni religiose può particolari della Calabria, troviamo la ‘Ncrinata di Dasà. Un evento capace di raccogliere centinaia e centinaia di presenze che si riversano per le strade del paese per assistere all’incontro tra la statua della Madonna e quella del Cristo risorto. Le origini sono antichissime. Nell’archivio diocesano è attestato che la prima documentazione della ‘Ncrinata di Dasà è relativa al 1711. Pertanto la sua esistenza è certificata dal Settecento in poi ma alcuni studi ritengono che la celebrazione possa addirittura datarsi a due secoli prima, ossia a partire dal Cinquecento. C’è un’altra curiosità, la statua della Madonna della Consolazione portata in processione è di epoca tardorinascimentale.

A differenza delle Affrontate, si svolge il martedì successivo alla domenica di Pasqua. Ma non è solo questo a fare la differenza. Cambia il nome e anche la prospettiva. Chi osserva si immedesima dell’Addolorata. Si punta non tanto al momento dell’incontro ma al gesto del saluto, ‘Ncrinata appunto, che la Vergine riserva a suo figlio dopo la Resurrezione. E ancora. A variare è pure la formula dell’annuncio pasquale. La Madonna coglie il messaggio di San Giovanni al volo, senza ombra di incredulità. Solo una volta l’apostolo si reca dalla Vergine. Lei capisce, crede senza tentennamenti e corre verso il Risorto. Quest’anno l’evento si terrà alle ore 12.00 di martedì 11 aprile.  Dopo la ‘Ncrinata, le statue vengono portate in processione per le vie del paese. Ecco qui il video della 'Ncrinata edizione 2022.