Un percorso di origini medievali con panorami da favola che permetterà di scoprire gli splendidi manieri di Cleto, Savuto e Aiello Calabro. Ecco come scoprirli grazie all'itinerario realizzato da Escursioni Calabria
Tutti gli articoli di Destinazioni
PHOTO
Non so in quanti ne sono a conoscenza, ma in Calabria esiste un sentiero escursionistico dove lungo il percorso è possibile ammirare tre castelli, regalando dei panorami da mozzafiato. Ci troviamo a Cleto nell'entroterra del basso tirreno cosentino in prossimità del fiume Savuto che, in quell'area, delimita il confine netto con la provincia di Catanzaro. Ed è proprio in questo piccolo comune che negli ultimi anni è stato tracciato e recuperato, da un gruppo di volontari, un sentiero (di livello E – escursionistico, segnaletica assente) che ha origini medioevali e che va ad unire tre territori e tre comunità: Cleto, Savuto e Aiello Calabro, ognuno dei quali custodisce sul proprio territorio una rocca, testimonianza dell'incastellamento calabrese.
Anni e anni di storia che in passato facevano parte della stessa contea, poi le autonomie, la caduta del feudalesimo fino ad arrivare ad oggi con i territori cosi come li conosciamo. Grazie a questo itinerario è possibile intraprendere un piccolo viaggio indietro nel tempo, ammirando paesaggi, visitando castelli e borghi, verremo catapultati in quel periodo, quando si costruiva lontano dalle coste e in luoghi impervi, perché difendersi era molto importante se non necessario.
Il castello Angioino di Savuto, tra panorami e flora in continuo cambiamento
Se percorrendo l'autostrada A2 (Salerno-Reggio Calabria), all'altezza dello svincolo di San Mango d'Aquino qualche volta vi siete posti la domanda: “ma come si chiama quel piccolo paese adagiato su quel costone roccioso dalla parte opposta?”, oggi avrete una risposta. Si tratta di Savuto (omonimo del fiume), piccola frazione del comune di Cleto, ed è proprio da li che parte il nostro itinerario. Protagonista del borgo di Savuto è il nostro primo castello, quello Angioino soprannominato il guardiano del fiume, costruito nel XIII secolo per volere di Carlo I d'Angiò come avamposto per controllare l'omonima valle, punto d'accesso molto ambito da parte degli invasori per raggiungere Cosenza. Dopo la visita degli ambienti e della piazza d'armi con un prato verdissimo, ci incamminiamo in direzione monte sant' Angelo. Obbiettivo percorrere circa 13 km (non ad anello), raggiungere i 760 m di quota e lasciarsi guidare dal luogo, prendendosi il giusto tempo per godersi a pieno l'escursione e capire il contesto. La parte iniziale della salita di monte sant'Angelo ci fa notare i danni che possono provocare gli incendi boschivi, una vegetazione sofferente che cerca di reagire, e qui si capisce quanto sia importante la prevenzione e la salvaguardia dei territori.
Lungo il sentiero è possibile notare come la flora cambia continuamente, differenti ambienti che si alternano tra boschi di pini, di castagni ma anche con le specie tipiche della macchia mediterranea come il mirto, il corbezzolo, la sughera e tanto altro, mostrandoci quanto è bella e variegata la nostra Calabria.
Di riflesso anche il panorama cambia, il sentiero permette continue aperture con punti panoramici dove è possibile ammirare la vallata fino al mare, ma allo stesso tempo l'entroterra su monte Reventino, su monte Mancuso, Monte Cocuzzo (il più alto della catena costiera con i suoi 1540 m) e poi di nuovo le colline ed il mare che, se siete fortunati, vi regala anche uno scenario con le isole Eolie sullo sfondo.
Il castello di Aiello Calabro
Giunti ai nostri 760 m di altezza, dopo una piccola pausa legata alla salita (460 m di di dislivello totale), ci lasciamo alle spalle il castello di Savuto e durante la discesa ci appare come un incanto l'antica “Ayel” (Aiello Calabro) sulla cui sommità sorge l'antico castello di cui oggi restano solo i ruderi.
Ayel è il luogo cosi identificato durante l'assedio dei Normanni, ma che i Romani chiamavano “Agellus” piccolo campo. Risulta infatti che già in quell'epoca quel luogo ospitava un campo militare, perché crocevia di importanti vie di comunicazioni. L'itinerario continua ammirando da lontano Aiello Calabro da diverse prospettive, lungo le quali piano piano il borgo prende forma con le case, i palazzi e il campanile della chiesa madre che appaiono passo dopo passo, quasi a volersi raccontare a piccole dosi. Ormai metà del percorso è andato, ma si continua a camminare sul sentiero dei tre castelli e, tra cancelli da aprire e chiudere, immergendosi nuovamente in una pineta, anche il secondo castello scompare alle nostre spalle.
Il castello di Cleto, l'antica Petramala
Manca poco per raggiungere il terzo e ultimo maniero. Dopo una discesa dove è obbligo alzare l'attenzione, tutto ad un tratto ci appare e lo si ammira in un silenzio che viene naturale. Adagiato sulla roccia da più di mille anni con lo sguardo rivolto verso il mare c'è lui, il castello dell'antica Petramala, oggi Cleto.
In linea d'aria cosi vicino che sembra quasi di toccarlo, ma per raggiungerlo resta l'ultimo km da fare ed è qui che ha inizio la parte un po' di difficile di tutto il percorso. Lasciata la comoda carrareccia percorsa fino a quel momento, bisogna imboccare un sentiero non facilmente individuabile, attraversare una tratto leggermente esposto sulla roccia (che ti da quella giusta dose di adrenalina, ma non adatto a chi soffre di vertigini), per poi ritrovarsi alle spalle del castello e provare a sentirsi parte integrante di quel luogo, di quel panorama, di quella quiete. La parte finale con la discesa nel borgo di Cleto tra i vicoli e le stradine, ci permette di scoprire nel dettaglio la storia, le leggende e i “cunti” locali, per poi giungere nella piazzetta principale e perché no, rilassarsi bevendo qualcosa di fresco e socializzando con al gente del posto perchè, anche se si finisce di camminare, il viaggio può continuare ad arricchirsi.