VIDEO | Lungo il tragitto sono presenti cartelli che guidano il visitatore in attività volte a contrastare stress e affaticamento proprio attraverso il contatto con l’ambiente e la storia del territorio. La Pro loco: «Così riscopriamo il passato e lo trasformiamo in opportunità per il futuro»
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A San Lorenzo, nel cuore più intimo dell’area grecanica, nasce un’iniziativa che coniuga benessere psicofisico, natura incontaminata e memoria collettiva. È il percorso di geoturismo esperienziale, una proposta che – proprio come accade in Giappone – punta a contrastare stress e affaticamento attraverso il contatto profondo con l’ambiente naturale.
«Il percorso di geoturismo esperienziale riguarda i comuni attorno all’Amendolea e a San Pantaleone. Si snoda attorno alla Rocca di Varva, un antico monolite per il quale esiste una leggenda bellissima, e che in passato veniva chiamata anche Rocca del Santo», spiega Francesca Pizzi, presidente della Pro Loco.
Lungo il cammino sono stati installati dei cartelli che guidano il visitatore in attività di presenza, di mindfulness, in un’esperienza che può essere vissuta anche in solitaria, senza istruttori. L’obiettivo è favorire la connessione con il paesaggio e liberare la mente dalle tossine dello stress.
«È un’attività giapponese – riferisce Francesca Pizzi – nata da un’idea di un ingegnere forestale. In Giappone è scientificamente provato che venti minuti immersi nel verde sono in grado di ridurre significativamente lo stress. E qui, nella nostra terra, il luogo perfetto è proprio San Pantaleone»: distese verdi, dolci colline che ricordano paesaggi irlandesi, una bellezza che chiede solo di essere vissuta.
Il progetto guarda anche al mondo delle imprese e al welfare aziendale: «Penso sempre a imprenditori illuminati come Brunello Cucinelli. Perché non possiamo farlo anche noi in Calabria? Perché non proporre percorsi come questo alle aziende attente al benessere psicofisico dei propri dipendenti?».
La Rocca del Santo, oltre al valore naturalistico, custodisce una leggenda antichissima. «Si racconta che un pastore, addormentato all’ombra della rocca, si risvegliò confuso perché il sole era cambiato. Vide allora che la roccia si era spaccata, e da quella fenditura era sceso un uomo claudicante, vestito di bianco. Il pastore corse in paese a chiamare il prete, ma quando questi arrivò non trovò più il santo: al suo posto c’era una colomba bianca con una gamba sola. Prima della guerra, da Condofuri si facevano processioni per vedere ciò che restava del Santo. Poi tutto si è perso, ma è una storia che andrebbe recuperata».
Altrettanto dimenticato è il monastero delle monache basiliane di Montemurlo, un luogo immerso nella vegetazione dove, raccontano gli anziani, «quando arrivi, il tuo orologio si ferma». Francesca Pizzi ne parla come di uno spazio «carico di un’energia pazzesca», ancora oggi pronto a parlare a chi sa ascoltare.
Il percorso ad anelli può essere affrontato anche senza guida, seguendo le indicazioni e lasciandosi condurre dal ritmo della natura. «Si parte da San Pantaleone, si scende verso l’Amendolea – con il suo suono straordinario – e si può arrivare fino a Gallicianò».
Un’esperienza che si trasforma in viaggio interiore, che invita alla scoperta dei luoghi ma anche di sé stessi. E che fa del passato un’opportunità concreta per il futuro.
«San Lorenzo riscopre il suo passato e lo trasforma in un’opportunità per il futuro. Qui, tra storia e natura, il viaggio più affascinante è quello dentro noi stessi».