Il presidente palestinese chiede l'apertura di corridoi umanitari. Mentre l'Egitto accusa Israele di tenere chiuso il confine di Gaza
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Israele ha il diritto a difendersi, nessuno mette in discussione questo dato acquisito e legittimo, soprattutto dopo un attacco terroristico tanto vile e inumano. Così impensabile che anche la massima autorità palestinese prende le distanze. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas Abu Mazen, ha sottolineato «la necessità di fermare immediatamente l'aggressione israeliana» contro il popolo palestinese, affermando che «le azioni di Hamas non rappresentano il popolo palestinese», queste le importanti dichiarazioni riportate dall’Agenzia di stampa palestinese Wafa.
Le dichiarazioni risalirebbero a domenica sera, estrapolate da una telefonata con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, dove Abu Mazen avrebbe espresso la necessità di fermare immediatamente l'aggressione israeliana contro il popolo palestinese «consentendo l'apertura urgente di corridoi umanitari verso la Striscia di Gaza, procurando forniture mediche e consegnando acqua, elettricità e carburante ai cittadini bloccati nella striscia».
Il presidente palestinese avrebbe dichiarato che la popolazione si divide tra chi vuole fuggire e chi si rifiuta di abbandonare la propria terra. «Ciò equivarrebbe a una seconda catastrofe per il nostro popolo», sottolineando una ferma condanna per quanto accaduto in Israele e operato da Hamas: «C’è un netto rifiuto per l’uccisione di civili da entrambe le parti» così come segue alle sue parole, l’unanime appello per il rilascio di civili e di prigionieri, un po’ discutibile la richiesta del rilascio dei detenuti.
Il presidente Abu Mazen ha sottolineando il proprio rigetto verso la violenza, chiedendo il supporto per una legittimità internazionale e degli accordi firmati, parlando di resistenza popolare pacifica e di azione politica come via per raggiungere gli obiettivi nazionali. Abu Mazen ha anche sottolineato che le politiche e le azioni di Hamas non rappresentano il popolo palestinese, e che solo le politiche, i programmi e le decisioni dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina sono le uniche che rappresentano il popolo, definendo l’OLP l’unico legittimo rappresentante del popolo stesso.
Ma mentre i residenti della striscia di Gaza Nord, cercano la fuga verso il sud attraverso il valico di Rafah e anche attraverso gli altri due gate come quello di Salah al Din Gate, l’Egitto accusa Israele di tenere il varco chiuso, mentre escono i primi audio di arabi palestinesi in fuga, che raccontano come Hamas abbia preso le chiavi delle loro auto proprio mentre erano in viaggio. Questo per costringerli a restare nella Striscia.
Come l’attentato pubblicato sui social, sulla strada per uscire dalla zona nord, che sottoposto ad analisi ha fatto emergere come, non ci fosse alcuna scia che arrivava dall’alto e che poteva far presupporre il lancio mirato di un missile o un razzo, ma che ha evidenziato come l’esplosione sia venuta dal basso con una probabile carica esplosiva posta a lato strada.
L’Europa e l’America appoggiano Israele riconoscendole il diritto a difendersi, ma chiedono un rallentamento delle operazioni per aprire i corridoi umanitari, unica speranza per tutti questi civili in fuga e senza un posto dove andare. La stessa America sottolinea che, se dovesse avvenire un attacco di terra, senza garantire i diritti umanitari ai civili coinvolti, potrebbero esserci conseguenze gravissime non solo regionali.
Teheran minaccia conseguenze inimmaginabili se dovesse esserci un attacco via terra, la Cina dichiara il suo sostegno alla Palestina, la Cisgiordania freme come il fronte Nord con il Libano. Gli animi sono fin troppo surriscaldati e fomentati dalle varie organizzazioni terroristiche come Hamas, Hezbollah, Houthi, Jihad Islamico.
Il numero degli ostaggi sale a 199, e l’Organizzazione non sembra voler cedere alla richiesta di rilascio. Nel sud della Striscia è arrivato quasi un milione di profughi, che attualmente stanzia tra le campagne e le zone abitate. Si chiede il ripristino dell’elettricità per gli ospedali, che senza luce potrebbero perdere ancora migliaia di civili.
Il ministro degli Esteri egiziano ha affermato che Israele deve ancora prendere una posizione che consenta l’apertura del valico di frontiera di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, poiché le speranze di un accordo per consentire l’arrivo degli aiuti nell’enclave sembrano vacillare.
La guerra è ancora in divenire e si parla di giorni forse ore prima che l’offensiva via terra abbia inizio. L’obiettivo dei militari dell’IDF nella striscia di Gaza saranno i circa 30mila terroristi operativi. Il compito di farli fuori stanandoli casa per casa, luogo per luogo, tunnel e nascondigli, senza contare le menti che non si trovano nella striscia, ma già da tempo dirigono le fila dal Qatar ed altri luoghi “sicuri”. Nel mentre il rischio terrorismo interno aumenta in Europa, dove oltre alle manifestazioni pro Hamas proliferano le emulazioni sulla scia francese, non ultima la sparatoria a Bruxelles, dove un uomo ha aperto il fuoco con un Kalashnikov (AK-47) uccidendo due svedesi e ferendo altre persone. Il terrorista che ha aperto il fuoco è in fuga, ma avrebbe postato un video dove ammetterebbe di essere dell’Isis e di essere un mujaheddin felice di aver vendicato la morte dei musulmani.
Nel mentre la polizia israeliana ha annunciato che inizierà ad armare i civili affinché servano come “primi soccorritori” nelle città a livello nazionale.