Nove persone sono finite agli arresti domiciliari per una presunta maxi-frode fiscale con 1,8 miliardi di euro di fatture false e una evasione Iva pari a 260 milioni, per la quale tra gli indagati figurano le società della grande distribuzione Gs e Auchan, ora Margherita. Per altre quattro persone è stata disposta l'interdizione dalla professione per un anno.

A deciderlo è stato il gip di Milano Roberto Crepaldi, in una indagine dei pm Nicola Rossato e Stefano Civardi condotta dalla guardia di finanza. Sono stati sequestrati complessivamente oltre 260 milioni di euro ad una serie di società, ossia l'ammontare della «evasione dell'Iva». Allo stato delle indagini, spiega il procuratore di Milano Marcello Viola, il gip Crepaldi ha disposto «il sequestro preventivo di oltre 260 milioni di euro, nei confronti di 15 società, pari all'ammontare dell'Iva evasa». Sessanta milioni di euro circa, dei 260 milioni complessivi, sono stati sequestrati in totale alle due catene della grande distribuzione: 33,8 milioni a Gs, controllata da Carrefour, e 26,2 milioni ad Auchan. 

Le misure cautelari riguardano alcuni imprenditori bresciani e campani, oltre a Gianpaolo Racagni, ex responsabile dell'ufficio acquisti di Auchan, licenziato nel 2019 e poi passato ad Apulia Distribuzione. Tra gli indagati, 39 persone fisiche e 7 persone giuridiche, figura pure l'ex cfo di Auchan, Franco Castagna. I reati contestati sono associazione per delinquere ed emissione e utilizzo di false fatture.

Il sistema di frode carosello ricostruito sarebbe stato portato avanti tra il 2015 e il 2021 in due modi: uno attraverso false lettere di intenti per effettuare da fornitori italiani acquisti di merci senza applicare l'Iva; l'altro attraverso acquisti da fornitori di altri paesi dell'Unione Europea anche in questo caso senza applicare l'Iva. I gruppi della grande distribuzione avrebbero concorso nel meccanismo di evasione e di realizzazione di profitti come intermediari nelle compravendite tra le varie società del circuito finito al centro dell'inchiesta. A segnalare le presunte irregolarità era stato anche un dipendente di Gs, che si occupava di contabilità; uno degli indagati ha confessato. L'Agenzia delle Entrate ha già sottoposto a verifica alcune società coinvolte nella frode.

Le indagini della Gdf hanno permesso «di scoprire una frode carosello Iva nel settore della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo)» con «l'emissione e l'utilizzo di fatture false per 1,8 miliardi di euro da parte di una articolata rete di società italiane ed estere». Allo stesso tempo sono state effettuate «alcune verifiche fiscali condotte dall'Agenzia delle Entrate - Settore Contrasto Illeciti».

Le società, chiarisce la Procura, avrebbero «sistematicamente effettuato l'acquisto della merce senza l'applicazione dell'Iva, sia attraverso la presentazione a fornitori italiani di lettere di intento mendaci, sia mediante il compimento di operazioni intracomunitarie non imponibili da parte di società cartiere (cosiddette 'missing trader') interposte all'interno del ciclo di fatturazione della merce».

Così «le catene della grande distribuzione organizzata, beneficiarie finali della frode, avrebbero ottenuto - spiegano i pm - un indebito risparmio d'imposta connesso all'omesso versamento dell'Iva da parte delle società missing trader». Gli accertamenti, svolti anche «attraverso indagini finanziarie su una fitta rete di rapporti bancari, nonché l'analisi di copiosa documentazione contabile ed extracontabile, sono state ulteriormente supportate, per il tramite del Comando Generale della Guardia di Finanza, dalle informazioni pervenute dal canale di cooperazione di polizia denominato Empact (European Multidisciplinary Platform Against Criminal Threats)».

C'è anche Miti spa, un colosso delle distribuzione di prodotti per i mercati specializzati nell'ambito del Personal Care, tra gli indagati nell'inchiesta della Procura di Milano. Tra gli indagati, inoltre, figura pure Fabio Friserio, socio e rappresentante legale di Miti e Alessandro Montanari, ex responsabile import export ed ex procuratore generale di Aucha. Montanari, secondo la ricostruzione, è stato il diretto superiore di Gianpietro Racagni, l'ex responsabile dell'ufficio acquisti di Auchan, agli arresti domiciliari come gli imprenditori bresciani Giorgio e Maurizio Lazzari (padre e figlio) e campani Antonio, Raffaele, Vittorio e Alfonso Crisci.

Racagni, come si legge nell'ordinanza del gip Roberto Crepaldi, sarebbe stato tra gli ideatori e coordinatori dell'attività dell'associazione e anche il punto di riferimento per i legali rappresentanti delle altre società protagoniste delle frodi fiscali in quanto, pianificando le strategie, avrebbe permesso loro di conseguire enormi vantaggi economici. L'ex manager è anche destinatario di un sequestro di beni fino a circa 21 milioni e 700 mila euro.

Le operazioni della Gdf sono in corso in diverse province, da Milano a Torino, Roma, Napoli, Ancona, Brescia, Lodi, Vicenza, Rimini, Padova, Salerno e Potenza.