VIDEO | Veicoli e truppe vengono portati al confine. Ma l’attacco potrebbe essere molto più complicato da gestire, a causa dei 130 prigionieri di guerra che potrebbero essere usati come scudi umani
Tutti gli articoli di Italia Mondo
A tre giorni dall’inizio del conflitto è ormai “guerra”. Israele ha deciso che questa sarà l’ultima offensiva di Hamas. Lo stesso segretario del governo israeliano Yossi Fuchs che in un tweet privato fa delle riflessioni su un suo caro e sull’11 settembre, tra le altre cose, scrive: “La prima guerra di Gaza sarà anche l’ultima”. All’Idf è stato difatti ordinato il completo assedio di Gaza e senza esclusione di colpi. Il mondo guarda attonito e con preoccupazione all’innalzarsi dell’escalation mentre il bilancio delle vittime del festival Supernova aumenta ad oltre 260 ragazzi uccisi e altrettanti rapiti. Sembrano 3 i fronti aperti, quello a Sud su Gaza a Nord con il Libano e quello sul Festival della musica che tutto poteva essere tranne un campo di martirio. Così come 12 cittadini tailandesi sono stati assassinati e 11 rapiti nell'attacco terroristico. 300mila riservisti sono stati chiamati e molti altri attendono di poter entrare come attivi.
La violenza dei terroristi
Ai lati delle strade, nei Kibbutz e negli insediamenti tra i corpi dei terroristi, quelli di civili che non si è riusciti a portare via. Nel Kibbutz Nahal Oz un’intera famiglia è stata sterminata senza motivo (padre, madre e tre bambine di pochi anni). Le immagini sono atroci così come la violenza con cui questi neo jihadisti di Hamas si accaniscono sui civili. Si parla di più di 1.200 morti in territorio israeliano.
Nella mattinata di oggi il ministro della difesa israeliano Yoav Galant ha ordinato il blocco di Gaza, affermando che le autorità taglieranno l'elettricità e impediranno l'ingresso di cibo e carburante. «Siamo in guerra per la nostra esistenza nella Regione: se non faremmo pagare l'intero prezzo, la deterrenza andrà persa e i nostri nemici intorno a noi metteranno in pericolo la nostra esistenza. Ecco perché ci saranno misure mai viste prima».
Nel mentre si prepara l’attacco via Terra, dove veicoli e truppe vengono portati al confine con Gaza. Ma l’attacco potrebbe essere molto più complicato da gestire, a causa dei 130 prigionieri di guerra che potrebbero essere usati come scudi umani. Di questi civili rapiti, tra cui troviamo donne, anziani, bambini, neonati e militari, 30 sarebbero in mano del Jihad Islamico.
Il portavoce dell'Idf ha dichiarato che finora più di 1.200 obiettivi sono stati attaccati nella Striscia di Gaza, inclusi 21 grattacieli nella stessa città dove vi erano almeno 7 Quartieri Generali di Hamas, nonché abitazioni delle alte cariche dell’Organizzazione Terroristica, oltre ad un Quartier Generale del Jihad Islamico. Di questi 1200 obiettivi 500 erano strategici.
In Israele sarebbero almeno un centinaio i corpi dei terroristi uccisi e l’attenzione sembra essere alta perché nel territorio dell’Idf pare ci siano ancora cellule di Hamas dormienti che attendono di essere attivate.
La voce dei terroristi
Di seguito alcune delle dichiarazioni dei due portavoce di Hamas e del Jihad Islamico. L’ultimo messaggio lanciato dal portavoce delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam, Abu Ubaida parla di bombardamenti all’aeroporto di Ben Gurion con uno sbarramento missilistico in risposta ai continui crimini e agli attacchi contro le abitazioni civili. Così come afferma che continuano gli attacchi alla città di Ashkelon con 100 missili in nome della battaglia Al Aqsa Flood.
Abu Ubaida affermerebbe anche che la Brigata al Qassam avrebbe distrutto un certo numero di carri armati dell’Idf. Dando per certa la morte di 4 militari israeliani tenuti come ostaggi: «I bombardamenti dell’occupazione stasera sulla Striscia di Gaza hanno portato all’uccisione di 4 prigionieri nemici e al martirio dei loro rapitori, i Mijahideen Qassam».
Più silenziose le Brigate Al-Quds del Jihad Islamico dove il portavoce Abu Hamza dice: «Noi e la resistenza, grazie a Dio, abbiamo causato, attraverso una serie di operazioni dietro le linee nemiche come parte dell’operazione “Al-Aqsa Flood”, un clamoroso shock storico che ha rivelato la verità della nostra affermazione secondo cui questo potente nemico è un’illusione. Fatto di polvere e capace di essere sconfitto e spezzato. Le nostre forze sono ancora nel campo missilistico e attraverso le forze d'élite nel cosiddetto "involucro di Gaza", accompagnate dai loro fratelli delle Brigate Al-Qassam e dal resto delle fazioni della resistenza, in continuazione della benedetta ed eroica operazione. Confermiamo nelle Brigate di Gerusalemme che ora, grazie a Dio, possediamo molti soldati sionisti che sono prigionieri nelle nostre mani, grazie a Dio».
Si apre il fronte con il Libano
Hezbollah non attendeva altro che il via libera per giustificare i suoi attacchi ad Israele, così alle 14:30 circa ora italiana è iniziato uno scontro a fuoco sul confine settentrionale. Confine dal quale si inizia a meditare un’evacuazione civile. Ad aver aperto il fuoco 4 terroristi di Hezbollah che sono riusciti ad infiltrarsi, ma che sono stati prontamente fermati dall’Idf. Due di questi sarebbero stati eliminati e gli altri sarebbero riusciti a rientrare in Libano. Ma gli attacchi sembrano diventare sempre più costanti e il rischio è che Hesbollah riesca a far fare un passo falso ad Israele. Un attacco aereo è stato lanciato a Marwahin nel sud della terra dei cedri e l’allarme è suonato nella sede dell’Unifil in Libano, dove si trova un contingente Italiano schierato con i Caschi Blu.
Ma se si spera in una buona notizia, purtroppo, le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Libanese Abdallah Bou Habib non rassicurano più di tanto nella chiosa finale: «Abbiamo ricevuto da Hezbollah la promessa che non sarebbe intervenuto nei combattimenti a meno che Israele non lo avesse molestato. Ma Hezbollah è una questione regionale e non un’entità libanese. Il governo libanese non può risolverlo da solo».
Le perle di Lavrov e Medvedev
Sergej Lavrov, il ministro degli Affari Esteri russo dichiara: «Il conflitto deve cessare immediatamente», dal suo canto l’ex Presidente russo Dmitrij Medvedev sostiene che le armi trasferite dalla Nato agli ucraini vengono utilizzate attivamente in Israele e continueranno ad essere utilizzate senza controllo nei prossimi periodi. Ma al momento secondo analisti come Lion Udler non ci sarebbero armamenti provenienti dall’Ucraina.
Revisione dei fondi per la Palestina
La fiducia sui finanziamenti per i palestinesi vacilla. Si inizia a capire che quei soldi potrebbero non andare al popolo palestinese ma nelle mani sbagliate di chi foraggia il terrorismo come Hamas.
Alcuni che fino ad oggi attaccavano Israele, iniziano a dire che probabilmente il cancro per i palestinesi è l’Organizzazione Terroristica senza la quale loro potrebbero iniziare ad immaginare una vita libera. L’Unione Europea ha appena ordinato la revisione di tutti i fondi pe lo sviluppo destinati ai palestinesi. La cifra si aggirerebbe attorno ai 700milioni di euro. A ruota segue la Germania che ha deciso di sospendere gli aiuti ai territori palestinesi in seguito agli attacchi dell’organizzazione terroristica di Hamas anche ai giovani connazionali presenti al rave musicale. L’Austria attraverso il suo ministro degli Esteri Alexander Schellenberg ha fatto sapere che dopo l’attacco terroristico operato da Hamas sospenderà con valenza immediata gli aiuti ai palestinesi per un importo di 20milioni di dollari: «Gli eventi terroristici sono stati così orribili, che non possiamo continuare a collaborare come se nulla fosse». La Gran Bretagna si dice disponibile ad inviare aiuti militari in Israele.