Il movimento islamico aveva fatto sapere in mattinata che se fossero state accettate le sue richieste sarebbe stata possibile una tregua «entro 24-48 ore», ma tutto si è bloccato. I media locali parlano di «clima di crisi». Il Papa: «Fermatevi»
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Hamas ha inoltrato dal Cairo solo «risposte parziali» e Israele ha deciso di non inviare una delegazione in Egitto. Lo riferiscono i media israeliani, che parlano di «un clima di crisi» riguardo alle trattative per lo scambio dei prigionieri. Una fonte politica, citata dalla radio pubblica Kan, ha affermato che «Hamas non recede dalle sue richieste assurde e non fornisce risposte. Finché non avremo risposte veritiere e concrete non ha senso inviare alcuna delegazione al Cairo». In particolare, Hamas avrebbe omesso di fornire una lista degli ostaggi in vita e di indicare quanti prigionieri palestinesi Israele deve rilasciare per ogni ostaggio liberato.
Rappresentanti di Hamas, del Qatar e degli Stati Uniti si sono recati al Cairo per negoziare su tregua e rilascio ostaggi a Gaza. L'Egitto ha assunto un ruolo di mediatore nel conflitto. Un alto funzionario di Hamas aveva detto che una tregua nella Striscia di Gaza sarebbe stata possibile «entro 24-48 ore» se Israele avesse accettato le richieste del movimento islamico palestinese.
Assemblea generale all'Onu
Domani, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite discuterà in due sessioni separate al mattino e al pomeriggio della guerra a Gaza, un conflitto in cui il Consiglio di sicurezza si è dimostrato finora impotente. A causa del ricorso al veto da parte degli Stati Uniti, per ben tre volte ha bloccato le risoluzioni in cui si chiedeva un cessate il fuoco. La sessione mattutina è dedicata proprio all'ultimo veto imposto dagli Stati Uniti il 20 febbraio a una risoluzione presentata dall'Algeria. La tesi di Washington era che in quel momento il cessate il fuoco avrebbe messo in pericolo le trattative che gli Stati Uniti stavano portando avanti con Israele, Qatar ed Egitto per cercare una tregua temporanea e condizionata. La normativa Onu prevede ora che il Paese che esercita il diritto di veto fra i cinque membri permanenti del Consiglio offra le sue spiegazioni all'Assemblea generale in una sessione ad hoc che in precedenti occasioni è servita, nel caso della guerra di Gaza, per sottolineare l'isolamento internazionale degli Stati Uniti nel loro sostegno a Israele.
Il Papa: «Basta per favore, fermatevi»
Mentre sono ore di particolare tensione in Medio Oriente per la possibilità che si fa ogni ora sempre più sfumata di una tregua, papa Francesco rilancia con parole nette il suo appello per un'immediata cessazione delle ostilità: «Mi domando, davvero si pensa di costruire un mondo migliore in questo modo? Davvero si pensa di raggiungere così la pace? Basta per favore! Diciamo tutti basta, fermatevi! Vi incoraggio a continuare i negoziati per un immediato cessate il fuoco a Gaza e in tutta la regione».
Francesco, affacciatosi dalla finestra del Palazzo apostolico per la recita dell'Angelus in buona forma dopo gli stati influenzali dei giorni scorsi e scandendo una voce notevolmente migliorata rispetto a quella di ieri fiaccata dalla bronchite, ha spiegato di portare «quotidianamente nel cuore, con dolore, la sofferenza delle popolazioni in Palestina e in Israele. Le migliaia di morti, di feriti, di sfollati, le immani distruzioni causano dolore - ha ricordato -, e questo con conseguenze tremende sui piccoli e gli indifesi, che vedono compromesso il loro futuro».
«Incoraggio - si è quindi appellato - a continuare i negoziati per un immediato cessate-il-fuoco a Gaza e in tutta la regione, affinché gli ostaggi siano subito liberati e tornino dai loro cari che li aspettano con ansia, e la popolazione civile possa avere accesso sicuro ai dovuti e urgenti aiuti umanitari».
Morti due gemellini nati dopo l'inizio della guerra
I gemellini Wissam e Naeem Abu Anza, un bimbo e una bimba, nati solo quattro mesi fa quando la guerra era già iniziata, sono morti la notte scorsa sotto le bombe vicino Rafah insieme a gran parte della loro famiglia. Lo riferisce il quotidiano internazionale arabo Asharq al Awsat raccontando il loro funerale, chiusi in sacchi neri, allineati con quelli di altri 12 parenti, prima di essere sepolti. Sono morti tutti - denuncia il media arabo - sotto un bombardamento israeliano che ha colpito una casa a est della città, nel sud della Striscia di Gaza. «Il mio cuore se n'è andato», ha pianto Abu Anza, la mamma dei piccoli che nel raid ha perso anche il marito.