Almeno 17 persone hanno perso la vita e altre sono ancora sotto le macerie dopo un bombardamento da parte dell’Esercito di Israele che ha colpito, la notte scorsa (19), la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio al nord di Gaza, che offriva rifugio a 411 persone, tra cui diversi bambini. Le prime informazioni sono partite dalla Caritas Internationalis. Tra le vittime, 5 erano membri dello staff di Caritas Gerusalemme, che cercavano protezione presso il locale insieme alle loro famiglie.

Al bilancio di morti e alle decine di altri feriti si prevede un aumento nel corso delle ore, riferisce l’Ong, precisando che «dal 7 ottobre, Israele ha imposto un assedio totale agli oltre 2 milioni di cittadini di Gaza. Acqua, cibo ed elettricità sono stati tagliati, le medicine scarseggiano e i bombardamenti arbitrari si sono intensificati», ha dichiarato Caritas Internationalis.

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L'esercito di Israele ha riconosciuto l'attacco aereo in cui ha affermato di avere colpito «un muro vicino alla chiesa» durante un raid contro un centro di comando di Hamas. «Sappiamo che ci sono state delle vittime e stiamo esaminando l'incidente. Hamas colloca di proposito le sue postazioni in aree civili usate dai residenti della Striscia di Gaza», ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.

La Caritas Italiana, in nota, ha riportato che «si unisce nella preghiera a Caritas Gerusalemme, offrendo vicinanza e sostegno alle tante famiglie in lutto. Unisce la sua voce a quella di chi, in questa situazione difficile e complessa, chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, l'apertura di corridoi umanitari per portare soccorso alle popolazioni colpite e l'avvio di colloqui di pace per porre fine a questo orrore».

Un crimine di guerra, dicono l'Iran e gli ortodossi

La chiesa cristiana ortodossa di Gerusalemme, conosciuta anche come il Patriarcato ortodosso, ha condannato l'attacco. «Prendere di mira le chiese e le loro istituzioni, insieme ai rifugi che forniscono per proteggere cittadini innocenti, in particolare bambini e donne che hanno perso le loro case a causa degli attacchi aerei israeliani negli ultimi tredici giorni, costituisce un crimine di guerra che non può essere ignorato». Secondo i leader religiosi, è «evidente» la presa di mira delle strutture e dei rifugi del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme e di altre chiese, tra cui l'ospedale della Chiesa episcopale di Gerusalemme, oltre che scuole e istituzioni sociali, da parte delle forze armate israeliane.

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«Il Patriarcato, insieme alle altre chiese, rimane impegnato ad adempiere al suo dovere nel fornire assistenza, sostegno e rifugio a coloro che ne hanno bisogno, tra le continue richieste israeliane di evacuare queste istituzioni di civili e le pressioni esercitate sulle chiese a questo riguardo», ha scritto in nota.

Dall’Iran, anche un tweet del ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian ha definito in questo stesso modo il bombardamento della storica chiesa dove si rifugiavano donne e bambini. «Questo è l'ultimo crimine del regime dell'apartheid». Secondo Amir-Abdollahian, le azioni dell'attuale regime israeliano «nella profanazione delle religioni e nell'attacco al patrimonio storico e culturale umano è simile a quello dei gruppi terroristici e dell'Isis».