Il presidente palestinese denuncia la pulizia etnica in Cisgiordania e aggiunge: «Non è possibile rimanere in silenzio sull'uccisione di 10mila palestinesi, tra cui 4mila bambini». Anche papa Francesco chiede un cessate il fuoco
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Nel primo incontro con il presidente palestinese Abu Mazen dall’inizio degli scontri tra Hamas e Israele, il 7 ottobre, il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha detto che gli abitanti della Striscia di Gaza non devono essere «sfollati con la forza» e ha «riaffermato l'impegno degli Stati Uniti per la fornitura di assistenza umanitaria salvavita e la ripresa dei servizi essenziali». Nei giorni scorsi Blinken aveva dichiarato che «avrebbe più senso un'Autorità nazionale palestinese efficace e rivitalizzata e presente a Gaza».
Nel colloquio, Blinken e Abbas hanno discusso degli sforzi per «riportare la calma e la stabilità» in Cisgiordania, inclusa la necessità di «fermare la violenza estremista contro i palestinesi e ritenere colpevoli i responsabili». Il segretario di Stato ha inoltre espresso l'impegno degli Stati Uniti a lavorare per «la realizzazione delle legittime aspirazioni dei palestinesi alla creazione di uno Stato palestinese».
Durante la conversazione di stamattina, Mazen ha chiesto «la sospensione immediata della guerra devastante e l'accelerazione della fornitura di aiuti umanitari, compresi medicinali, cibo, acqua, elettricità e carburante, a Gaza». «Non ci sono parole per descrivere la guerra di genocidio e distruzione a cui è sottoposto il nostro popolo palestinese a Gaza per mano della macchina da guerra israeliana, senza riguardo alle regole di diritto internazionale», ha aggiunto Mazen.
Abu Mazen avrebbe ha detto a Blinken che serve un «cessate il fuoco immediato» a Gaza per permettere l'entrata degli aiuti umanitari. Finora gli Stati Uniti hanno resistito alle richieste di un cessate il fuoco, perché sostengono che darebbe ad Hamas il tempo di riorganizzarsi.
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Secondo il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), non è possibile rimanere in silenzio «sull'uccisione di 10mila palestinesi, tra cui 4mila bambini, decine di migliaia di feriti e la distruzione di decine di migliaia di unità abitative, infrastrutture, ospedali, centri di accoglienza e serbatoi d'acqua». Ciò che sta accadendo in Cisgiordania e a Gerusalemme, ha aggiunto, non è «meno orribile, in termini di uccisioni e attacchi a terre, persone e luoghi sacri, per mano delle forze di occupazione e dei coloni terroristi, che commettono crimini di pulizia etnica, discriminazione razziale e la pirateria dei fondi».
In nome di Dio
Anche il papa Francesco questa domenica all'Angelus ha parlato della situazione in Israele e Palestina, chiedendo un cessate il fuoco «in nome di Dio». «Si eviti assolutamente l'allargamento del conflitto – ha detto il pontefice – perché la situazione di Gaza è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi tra di loro ci sono tanti bambini. Pensiamo a tutti i bambini coinvolti in questa guerra».